Il primo pensiero di questa domenica va a Papa Francesco, al suo grande apostolato come Vicario di Cristo affinché possa presto ritornare in perfetta salute. Abbiamo tanto bisogno del suo coraggio e della sua grande testimonianza di uomo e di pastore in difesa dei più deboli. Mi ha sempre colpito, tra le sue gesta straordinarie, il chiamare al telefono tutti i giorni il parroco di Gaza e le circa seicento persone rifugiate da quel 7 ottobre. Non ha mai fatto passare una sola giornata senza essersi informato e aver condiviso con loro quel dramma. E proprio in questi giorni la mite via del dialogo ha consentito di far uscire dalla Striscia di Gaza alcuni bambini colpiti da gravissimi problemi oncologici e leucemici affinché venissero curati nel nostro Paese. È stata un’operazione che ha ridato speranza a un’umanità emarginata, ferita e sconsolata.
L’iniziativa umanitaria è stata realizzata grazie al ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha accolto le istanze arrivate da più fronti. Un lavoro di squadra straordinario della Farnesina con l’unità di crisi, la Protezione Civile e le diverse realtà a loro collegate. È stata un’emozione fortissima veder arrivare questi bambini, coi volti così provati da malattie gravissime, ma anche pieni di gratitudine. Altrettanto commoventi i visi delle mamme e dei fratellini, sfiniti anche loro, ma con grandi sorrisi. A ciò si aggiunge l’intenso dolore di saperli così malati e bisognosi di interventi urgentissimi che i nostri ospedali sapranno affrontare con il massimo dell’attenzione. Reparti di pediatria eccellenti, dalla Lombardia al Piemonte, dal Lazio alla Toscana, che vanno ringraziati ed encomiati per la loro grande disponibilità.
Sicuramente l’Italia è ancora una volta in prima linea per l’aiuto umanitario e questi gesti così concreti dimostrano lo spessore umano e professionale che ci caratterizza unendoci come Nazione per l’unica motivazione di soccorrere e salvare persone che stanno vivendo enormi problemi. Ora questi bambini palestinesi sono anche i nostri figli, da amare e curare nel migliore dei modi, al di là del Paese, della cultura e della religione.
Il salvataggio di questi piccoli è una goccia in un mare di situazioni difficili in quell’area specifica e anche in altre, a livello mondiale.
Senza dubbio l’esperienza maturata all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII, alla quale appartengo, è stata fondamentale per collaborare in questa particolare situazione. Infatti, con la realtà fondata dal Servo di Dio don Oreste Benzi, siamo presenti da oltre trent’anni negli scenari di conflitti e di tensioni internazionali attraverso un nostro settore dedicato che si chiama “Operazione colomba” e che consiste nel vivere concretamente la nonviolenza in zone di guerra. Inizialmente si è operato nella ex-Jugoslavia contribuendo a riunire famiglie divise dai diversi fronti, proteggere minoranze, creare spazi di incontro, dialogo e convivenza pacifica. Dal 1992 siamo stati in moltissimi Paesi dove c’erano conflitti e continuiamo ad operare in luoghi molto complessi e anche rischiosi. In Palestina e in Israele siamo presenti dal 2002 in modo continuativo e con non poche difficoltà con dei progetti estremamente coraggiosi.
Queste possono sembrare situazioni tanto lontane da noi, ma il dolore fisico, l’abbandono, la paura del domani, l’isolamento sono aspetti che possono interessare l’esistenza di ogni persona. Non restare indifferenti e soccorrere chi soffre, nel tempo della malattia, della prova e della fragilità, partendo dai più piccoli, è il gesto più umano ma anche il più necessario per dare speranza alle nuove generazioni. La solidarietà non va relegata a qualche organizzazione o a qualche persona generosa ma deve essere un modo di essere della nostra realtà, incarnata nella forma mentis affinché nessuno possa mai sentirsi abbandonato o escluso.
Dinanzi al debole da accogliere possiamo solo unirci abbattendo ogni steccato per l’unico obiettivo da raggiungere: ridare speranza. L’Anno Santo in corso ci porta ad essere “pellegrini di speranza” e questa sarà la grande occasione per crescere ancor di più in umanità e solidarietà.
* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
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