Due suicidi in carcere in Toscana, avvenuti a poche ore di distanza

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Il comunicato del Sappe

Casa Circondariale di Sollicciano
Immagini del Carcere di Sollicciano (Fi) realizzate da Next New Media e Antigone (immagine di repertorio)

“Nel tardo di pomeriggio di ieri un detenuto di origine magrebina di 32 anni è stato trovato privo di sensi. Nonostante l’attivazione della procedura di emergenza con l’arrivo tempestivo dei soccorsi, per il ristretto non c’è stato nulla da fare.

E dopo poche ore la scena si è ripetuta Casa circondariale di Sollicciano, a Firenze: questa notte un ristretto di origini rumene, appena trasferito dall’Istituto di Siena, si è tolto la vita all’interno della propria cella del Reparto Giudiziario. “Oramai non ci meravigliamo più di questi eventi drammatici, considerato le condizioni dei due Istituti di Prato e Firenze”, commenta, amaro, Francesco Oliviero, segretario per Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

A Prato, il detenuto conosciuto come soggetto instabile, si era reso varie volte protagonista di disordini all’interno dell’Istituto. Sembrerebbe che lo stesso abbia assunto farmaci e abbia inalato del gas da un fornellino che sono in uso per cucinare”, prosegue il sindacalista. “Lo diciamo da troppo tempo che negli istituti penitenziari toscani, soprattutto alla Dogaia, ci sono troppi soggetti con problemi psichiatrici. Gli stessi richiedono una gestione “diversa”, servono mezzi e personale qualificato, ma l’amministrazione Penitenziaria sembra che non voglia affrontare il problema.

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La Dogaia sta vivendo già da diversi anni il problema della mancanza di un Direttore ed una Comandate in pianta stabile, rendendo ancora più difficile la gestione dell’Istituto, già stremato dal sovraffollamento dei detenuti e dalla mancanza di personale, soprattutto nel ruolo dei sottufficiali. Sono anni che chiediamo aiuto e segnaliamo sempre gli stessi problemi, cosa aspetta il DAP ad intervenire? Ci auspichiamo che il 2025 non sarà l’ennesimo anno grigio per la Dogaia, solo il 2024, 4 sono i detenuti che si sono tolti la vita, più di 20 invece le aggressioni gravi subite dal Personale di Polizia. E ora di un intervento risolutivo non più rinviabile”.

E, riferendosi a Sollicciano, Oliviero conclude: “Il carcere fiorentino ormai è da tempo fuori controllo, ed ha una struttura che secondo le norme vigenti non può definirsi un istituto penitenziario con finalità custodiali e rieducative. Sono indispensabili da parte del Dap prese di posizioni chiare sul destino di questo Istituto. Gli agenti sono stremati e non riescono più a sostenere la pressione lavorativa che quotidianamente sono sottoposti”.

Questi ulteriori suicidi avvenuti nelle carceri di Prato e di Sollicciano, a Firenze, deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria”, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Questi drammatici eventi, oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente i nostri Agenti che devono intervenire”, prosegue.

“Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati da soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Il suicidio rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l’alta presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti estremi”

“Mi preoccupano questi nuovi gravi eventi avvenuti a Prato ed a Sollicciano. Torno a denunciare come la consistente presenza di detenuti stranieri e/o con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri venete e del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ogni giorno nelle carceri italiane succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano”, conclude Capece.”

COMUNICATO SAPPE SINDACATO AUTONOMO POLIIA PENITENZIARIA



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