ANCONA – Corso Amendola è l’alternativa allo shopping di corso Garibaldi e della cosiddetta spina dei corsi. Ci si può trovare praticamente di tutto, comprendendo anche le vie che lo intersecano o che vi si affacciano: supermercati, negozi di abbigliamento, di oggettistica, gioiellerie, parrucchieri, macellerie, pescherie, pasticcerie, bar, pizzerie, gelaterie, ristoranti. Ma anche lavanderie, laboratori di analisi, farmacie, agenzie immobiliari e altro ancora. Una vera e propria galleria di negozi a cielo aperto, non come quelle chiuse in un moderno centro commerciale, ma nel cuore della città. Un cuore che, nonostante qualche intervento, mostra inesorabilmente i segni del tempo, dell’incuria e della maleducazione di tanti. Se, infatti, da un lato tra corso Amendola, piazza Don Minzoni, via Rismondo, via Maratta e zone limitrofe si può acquistare davvero ogni cosa, dall’altro, anche guardando per terra, sui marciapiedi recentemente rifatti dall’amministrazione comunale, si trova tante brutte sorprese: a cominciare dalle deiezioni canine gentilmente lasciate da padroni di cani incuranti della legge che ne obbliga la raccolta, per proseguire con carte, cartacce, scontrini, e un mare di mozziconi di sigaretta.
E’ una bellissima zona di Ancona, cui non manca praticamente nulla, se non una soluzione di parcheggio più efficace di quella attuale. Ma la cura che le riservano i cittadini sembra essere inferiore a quella di chi è incaricato di ripulirla. Il viaggio che parte da piazza Cappelli, davanti all’ex Umberto I, costringe a imbattersi in una bici ben ancorata a un palo, visto che non ci sono rastrelliere, in rifiuti di ogni tipo abbandonati nelle aiuole, in un muretto a secco di una delle stesse aiuole da cui si sono distaccati due enormi pietre che intralciano il passaggio, e poi scritte e sporcizia di ogni tipo sulle panchine, sulle cui sedute non si siederebbe nessuno. Il piccolo polmone verde a due passi dal palazzo del Comune ha vissuto giorni migliori, ma a poche centinaia di metri anche piazza Don Minzoni è ridotta nello stesso modo, con una pavimentazione dissestata e sollevata intorno a ogni albero, con mattoni che intralciano il passaggio pedonale, addirittura una buca pericolosa non segnalata, e poi i soliti rifiuti abbandonati ovunque. C’è pure un’aiuola destinata a gattile.
Corso Amendola in questo senso non è molto meglio: il Bar Gismondi è un pezzo di storia della città, ma il cartello “vendesi locale e attività” mostra il segno del tempo che scorre e che non migliora la situazione. Sgorbi e scritte ovunque, sui palazzi, basta fare venti metri e avvicinarsi all’ingresso del parcheggio ex Umberto I per trovarsi assediati dai graffiti. E poi il flagello dei parcheggi in doppia fila, sulle strisce pedonali, agli incroci, quelli che non sono provvisti di aiuole che fungono da dissuasori contro la sosta più selvaggia. D’altra parte i residenti si contendono i posti con i frequentatori dei negozi e con gli addetti al carico e scarico, e alcune aree, come quella a fianco alle scuole De Amicis, sono recintate a causa di cantieri che sottraggono spazio agli stalli. La carenza di parcheggi è una vera croce, per tutta la zona, ma non giustifica la sosta degli automezzi in qualunque posizione. Dulcis in fundo, l’ex cinema Alhambra, chiuso da quasi quindici anni, che attende il suo restyling da una vita e che è, ormai, il fantasma di quello che hanno vissuto molte sale cinematografiche sparse per la città, come quella quella trecento metri più in là, l’ex Mr Oz ed ex Salotto di via Chiesa, anch’esso chiuso da oltre dieci anni. Sono il segno del tempo che scorre inesorabile e che non fa sconti né prigionieri, in nome del rinnovamento, delle nuove tecnologie, dello streaming e dei televisori a due piazze. Ma l’impressione resta quella che corso Amendola e la sua incredibile offerta meritino maggiore attenzione. A cominciare proprio dai loro stessi frequentatori.
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