‘Stop alla religione del Green Deal e alla distruzione del mondo dell’automotive’ – Politica

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A Modena evento organizzato dall’europarlamentare di Fratelli d’Italia Stefano Cavedagna: ‘Depositata alla Commissione Europea revisione del piano che prevede lo stop ai motori endotermici entro il 2035. Green Deal è diventato un atto di fede sganciata dalla realtà’. D’accordo rappresentanti di Ferrari Club Italia, FMI ed Anfia, presenti all’evento


'Stop alla religione del Green Deal e alla distruzione del mondo dell'automotive'


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‘Quella per frenare e modificare il Green Deal Europeo è una battaglia che dobbiamo vincere per non rischiare quella che è ormai e una realtà: la distruzione del mercato dell’automotive, danni enormi all’economia e la perdita di milioni di posti di lavoro. Basta alla religione del Green, atto di fede al di là di ogni buon senso e ragionevolezza che non e compatibile con la realtà, con la vita dei cittadini e del mondo produttivo, e avanti con la prospettiva di neutralità tecnologica in base al quale il mondo produttivo così come i cittadini non siano obbligati all’elettrico come unica scelta e che non ha le condizioni per essere competitivo, ma siano liberi di scegliere tra fonti di energia e carburanti di ultima generazione sulla base delle proprie esigenze di vita e di sviluppo’.

 

Parte forte Stefano Cavedagna, europarlamentare di Fratelli d’Italia, promotore come Gruppo dei Conservatori e riformisti europei, di un convegno organizzato a Modena, con la collaborazione del coordinamento regionale di Fratelli d’Italia, intitolato Il futuro dell’automotive. Moderato dal coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo. ‘Siamo qui, nella terra di motori, per lanciare una vera e propria chiamata alle armi nei confronti di tutti coloro che di questo mondo fanno parte e ai quali chiediamo di sostenere la proposta di revisione del piano Green Deal alla Commissione Europea’ – continua Cavedagna. ‘La scadenza fissata dall’Europa per la presentazione delle prime proposte è il 2026 ma noi riteniamo non ci sia tempo da perdere’.
Una proposta di revisione che per ora non registra l’adesione dei paesi più rappresentativi, ovvero Germania e Francia. Cavedagna e non solo, è convinto però che questa sia la via, prima che sia troppo tardi.
‘La crisi del settore auto generata da una conversione forzata all’elettrico che impone non solo una quota di produzione ma anche di vendita di auto elettriche e che sta mettendo in crisi anche i venditori che si scontrano con una domanda bassissima, è sotto gli occhi di tutti. I danni di un piano talmente lontano dalla realtà da essere ormai un atto di fede, impongono di non aspettare il 2026, primo step per la presentazione delle proposte di revisione del piano che al 2035 vorrebbe la totale produzioni di mezzi elettrici. Con la favola ipocrita di emissioni zero che zero non sono. Perché siamo ancora nella condizione di andare in centro con il mezzo elettrico caricato con energia prodotta da carbone o da petrolio. Non emetto in centro ma emetto da un’altra parte. Questa è ipocrisia Green’.

 

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Una prospettiva alternativa a quella del Green Deal, quella proposta da Fratelli d’Italia, che questa mattina, negli interventi, ha ricevuto l’appoggio dei principali ospiti all’evento: il presidente del Ferrari Club Italia Vincenzo Gibino, il vicepresidente Anfia Marco Stella (in collegamento) e il coordinatore della commissione sicurezza della Federazione Motociclistica Italiana Ettore Pirisi.
‘Mi sembra di percepire che da Bruxelles non ci sia pieno appoggio a questa proposta – sottolinea Stella – ma siamo comunque di fronte ad un approccio ideologico incompatibile con la situazione attuale sia a livello di mondo produttivo. E necessaria una modifica sulla normativa relativa alla C02’.

 

‘Ho passato mesi a cercare di capire il senso delle direttive per la produzione di auto e non l’ho capito’ – afferma Vincenzo Gibino, presidente Ferrari club Italia, che per dimostrarlo legge il piano previsto al 2035. Dove sarebbe necessario, anche solo per le auto di una installazione enorme, costosa e incompatibile di milioni di colonnine. Poi i problemi di sicurezza legata alla gestione delle batteria al rischio incendi che presuppone una formazione anche degli operatori dei Vigili del Fuoco, la sostituzione del parco dei carroattrezzi oltre alla trasformazione dei rimessaggi che richiederebbero un margine di 20 metri da una auto all’altra. Per questo è importante che dalla Motor Valley parta una discussione di questo tipo e il sostegno ad una proposta di modifica assolutamente necessaria. Auspicando che quella riguardante le auto e il trasporto si sposti su quella relativa al green deal del settore produttivo’.

 

‘I problemi di incompatibilità dell’attuale Green Deal si amplificano quando parliamo del settore motociclistico – sottolinea Marco Parisi coordinatore commissione sicurezza della FMI (Federazione motociclista Italiana). ‘Nel nostro settore non esiste l’ibrido e la moto non è considerato un mezzo di trasporto ma un mezzo di piacere. Fino ad oggi l’elettrico consente di percorrere 250 chilometri. Non compatibile nemmeno per una gita di piacere sulla Porrettana. Se proprio una transizione dovesse esserci, dovrebbe essere graduale e verso e attraverso una molteplicità di alternative ai carburanti tradizionali. Dalle celle a idrogeno a biocarburanti di nuova generazione che giò oggi ma tanto più nei prossimi 10 anni avranno un importante sviluppo’. In sostanza per Parisi la transizione forzata all’elettrico anche per i motocicli (che adesso coinvolge prevalentemente il mercato degli scooter ma ha creato la crisi anche di importanti realtà come in provincia di Modena), non ha senso, oltre che essere incompatibile, allo stato attuale. Anche perché è relazionata ad una fotografia ingiallita delle emissioni da mezzi veicolari. Vengono presi a riferimenti dati vecchi, mentre guardando i dati del 2024 emerge che oltre il 50% dei mezzi circolanti hanno categoria uguale o superiore all’Euro 4, quindi inquinante in misura estremamente minori rispetto ad anni fa. Quindi chiedo: fermiamoci, riflettiamo e valutiamo il tutto tra qualche hanno alla luce delle alternative legata alle nuove forme di energia e non solo all’elettrico’ – chiude Parisi.

 

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Gianni Galeotti

Gianni Galeotti

Gianni Galeotti

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie..   Continua >>

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