Se i femminicidi non sono una emergenza per il governo delle emergenze…

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Questi eventi tragici non sono semplici statistiche ma rappresentano una realtà allarmante che continua a ripetersi nel tempo.

Negli ultimi giorni, l’Italia ha tristemente registrato una concentrazione di femminicidi, con tre nuove vittime in meno di 72 ore, che portano il totale a cinque dall’inizio dell’anno. Nel 2024 si sono verificati circa 100 femminicidi, molti dei quali all’interno delle mura domestiche, evidenziando un ciclo di violenza sistematica che richiede un’attenzione immediata, con particolare cura anche verso la cosiddetta “violenza assistita” e gli orfani di femminicidio, un dramma nel dramma che colpisce le bambine e i bambini delle nostre famiglie. Questi eventi tragici non sono semplici statistiche ma rappresentano una realtà allarmante che continua a ripetersi nel tempo.

Ogni femminicidio è allo stesso tempo un grido di dolore e una chiamata all’azione. Le storie di donne come Cinzia D’Aries, Eliza Stefania Feru, e molte altre, devono rimanere vive nella nostra memoria collettiva. Ognuna di queste vittime aveva sogni, aspirazioni e una vita interrotta brutalmente. Non possiamo permettere che il loro ricordo venga offuscato da una cultura che tende a minimizzare il dolore e a normalizzare la violenza. Il patriarcato culturale è una piaga che si manifesta ogni volta che una donna subisce maltrattamenti o abusi. Questo fenomeno, pur consumandosi soprattutto tra le mura domestiche e all’interno della relazione di coppia, non è affatto un affare privato: sia perché si estende a tutti gli ambiti della vita, dal lavoro alla sfera pubblica, ma soprattutto perché è frutto di un problema sociale che si declina, condizionandoli, all’interno dei rapporti tra i generi.

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La violenza sulle donne non è quindi solo un problema delle vittime e delle loro famiglie ma è innanzitutto una questione politica che coinvolge l’intera società, a partire dalle Istituzioni che hanno il mandato di dare corpo e linfa vitale ai processi democratici e alla tutela dei diritti. È una questione politica ogni volta che ci troviamo davanti ad una relazione tra un uomo e una donna in cui i rapporti di forza sono sbilanciati ai danni di una delle parti, e le statistiche ci dicono che le donne sono quasi sempre la parte più svantaggiata, dal punto di vista economico, che si tratti del ricatto di “violenza economica” o di disparità salariale, fino ad arrivare alla subordinazione fisica o psicologica, tant’è vero che secondo l’Accademia della Crusca, il femminicidio consiste nel “provocare la morte di una donna, bambina o adulta, da parte del proprio compagno, marito, padre o di un uomo qualsiasi, in conseguenza del mancato assoggettamento fisico o psicologico della vittima”.

È essenziale che ci uniamo, dalle Istituzioni alle università, dalla politica al mondo cattolico fino al Terzo Settore e al giornalismo e comunicazione, creando una grande alleanza per affrontare e combattere questa cultura della sopraffazione di genere, soprattutto in un momento storico in cui in cui alcuni leader politici, come il nuovo presidente argentino, Javier Milei, propongono di abolire il reato di femminicidio. In un simile contesto globale in cui ci sono Paesi dove rischiamo di regredire sulle conquiste faticosamente acquisite, è cruciale che l’Italia faccia scelte politiche che tutelino i diritti delle donne, rimanendo fedele alla stella polare tracciata dalle normative internazionali progressiste, quali ad esempio la Convenzione di Istanbul. Non possiamo permettere che la violenza di genere venga minimizzata o ignorata. È una questione di dignità e giustizia, anche dal punto di vista del diritto internazionale.

Mettere il femminicidio al centro dell’agenda governativa è quindi un passo fondamentale. È giunto il momento di dire basta alla violenza di genere, assumendosene la responsabilità collettiva. Dobbiamo pretendere rispetto e parità, assicurando che ogni donna possa vivere in un ambiente sicuro e dignitoso. La formazione e il cambiamento culturale sono essenziali, ma l’urgenza della situazione richiede azioni immediate. Ogni giorno rappresenta un’opportunità per spezzare il ciclo di violenza e costruire un futuro in cui ogni vita sia rispettata e valorizzata. È nostro compito ascoltare, educare e agire, affinché il dolore non diventi una consuetudine. La vita delle donne deve essere una priorità. Non possiamo più tollerare che il femminicidio rimanga una tragedia silenziosa.

È tempo di promuovere politiche concrete e un cambiamento reale. La lotta contro la violenza di genere deve essere affrontata con serietà e urgenza. La parola “femminicidio” non deve mai sparire dall’agenda pubblica del governo Meloni. Dobbiamo continuare a discutere, a denunciare e a combattere, in tutte le sedi possibili, dalle piazze ai tavoli nazionali e internazionali, affinché ogni donna possa vivere senza paura. Solo così possiamo sperare in un futuro di rispetto e sicurezza per tutte.

*Consigliera regionale Pd del Lazio e membro della Commissione Pari Opportunità



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