«Rilancio investimenti cruciale per la crescita»

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per le imprese

 


La progressiva e lenta riduzione dei tassi sui prestiti alle imprese (4,53% medio a dicembre 2024, 5,45% a dicembre 2023) migliora lievemente le condizioni di offerta. Ma la persistente debolezza dell’attività economica e le incerte prospettive raffreddano la domanda di credito (anche a seguito del costo ancora alto e del maggiore ricorso all’autofinanziamento) e gli investimenti. Negli ultimi dodici mesi solo il 22,6% delle aziende del Veneto orientale ha richiesto nuovi finanziamenti per investimenti fissi, scorte e circolante, a fronte della maggioranza (54%) che non ha effettuato investimenti e li terrà in attesa anche nel 2025. L’unico modo per affrontare l’incerto e mutevole scenario in cui operiamo è rafforzare la collaborazione banca-impresa, in modo trasparente e costruttivo, per accompagnare il tessuto imprenditoriale nel realizzare obiettivi di crescita e competitività, e puntare al rilancio degli investimenti. È l’appello rivolto da Confindustria Veneto Est al sistema bancario nel corso dell’incontro che si è svolto giovedì 13 febbraio a Palazzo Giacomelli a Treviso, tra la Presidente Paola Carron, il Consigliere Delegato per il Fisco e la Finanza Edoardo Billotto, il Direttore Generale Gianmarco Russo e le rappresentanze degli Istituti di credito nazionali (BNL, Banco BPM, Crédit Agricole Italia, Intesa Sanpaolo, MPS, UniCredit) e delle Banche di credito cooperativo operanti nel territorio.

Al centro del confronto, le politiche creditizie e le condizioni di accesso ai finanziamenti da parte delle banche nei prossimi mesi, alla luce delle mosse della BCE, dei «venti contrari» e fattori di incertezza dell’economia, dal fronte caldo dei dazi ai costi dell’energia. Ma anche di Basilea IV e delle operazioni di concentrazione in atto nel settore bancario. Paola Carron, Presidente di Confindustria Veneto Est ha dichiarato: «In particolar modo in questa fase di debolezza, per affrontare le sfide poste dal contesto internazionale, sono cruciali gli investimenti nella transizione tecnologica ed energetica per ridare slancio alla crescita, migliorare la competitività delle nostre imprese e farci trovare pronti quando il ciclo economico ripartirà. Serve recuperare fiducia che è precondizione per gli investimenti. Il ruolo delle banche sarà determinante per individuare, in ogni congiuntura, soluzioni innovative per l’evoluzione delle nostre aziende. La volontà di rafforzare la collaborazione, con un metodo di lavoro partecipato e costruttivo, e di continuare a concedere credito in questa fase rappresenta un segnale importante da parte delle banche, che registriamo in modo positivo. Con questa consapevolezza, vogliamo lavorare insieme per supportare il tessuto imprenditoriale nel realizzare obiettivi di crescita e competitività. Incisiva dovrà essere l’azione del Governo per aiutare le imprese a guardare oltre le incertezze dell’attuale quadro macroeconomico, se vogliamo puntare al rilancio degli investimenti. Per questo è cruciale la semplificazione di Transizione 5.0 e l’attuazione puntuale del PNRR. Ma anche rendere strutturale la riforma del Fondo di Garanzia, strumento vitale per l’accesso al credito, estendendone l’utilizzo alle Mid-Cap, e agevolazioni fiscali per invogliare l’enorme risparmio privato a investire in Italia nell’economia reale».

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Edoardo Billotto, Consigliere Delegato per il Fisco e la Finanza ha commentato: «La propensione agli investimenti migliora con le dimensioni aziendali, questo è un dato importante che emerge dal nostro osservatorio. Il tema dimensionale è una delle più grandi sfide che abbiamo davanti: maggiore efficienza, attrattività per le persone, strategia e capacità di presidiare i mercati richiedono ormai la dimensione adeguata, che non vuol dire per forza diventare imprese grandi. In questo modo cambia e migliora anche il rapporto con la banca. La positiva volontà degli Istituti e Bcc presenti al tavolo rappresenta uno strumento essenziale a supporto del nostro sistema produttivo e degli investimenti. Vogliamo continuare a confrontarci con le banche, anche sulle evoluzioni regolamentari come Basilea IV o le direttive legate all’impatto dei fattori ESG sul credito. È molto importante che le operazioni di concentrazione in atto nel settore bancario salvaguardino un modello di relazione costruttivo e criteri di offerta sui prestiti a costi accessibili».

Negli ultimi sei mesi le condizioni di offerta sui prestiti alle imprese (spread, costi, garanzie) rilevate da FinMonitor, l’Osservatorio Credito e Tassi di Confindustria Veneto Est, su un campione di 697 imprese delle province di Padova, Treviso, Venezia, Rovigo, registrano un lieve allentamento, dopo due anni consecutivi di aumento, anche a seguito del percorso di riduzione dei tassi BCE. Questi movimenti si accompagnano a una minore domanda di finanziamenti da parte delle imprese, sulla scia della debole congiuntura economica e del costo ancora alto: negli ultimi dodici mesi solo il 13,5% ha richiesto un aumento degli affidamenti a breve, il 22,6% nuovi finanziamenti a medio lungo termine per investimenti fissi (sviluppo, efficienza, innovazione), scorte e capitale circolante (32,8% nella classe 25-50 milioni di fatturato). Una dinamica che trova conferma nei dati sui prestiti: a ottobre 2024 lo stock del credito alle imprese in Veneto è diminuito su base annua di 5,5 miliardi di euro (-8,1%), in modo più marcato per le piccole imprese (con meno di 20 addetti, -9,3%) e rispetto al calo nazionale (-4,3%). La qualità degli impieghi è ancora elevata, con crediti deteriorati sotto controllo.

Quanto sopra descritto si inserisce in uno scenario di forte sgonfiamento dello stock di prestiti alle imprese in Veneto, diminuito di 56 miliardi dal 2011 (-42%), in modo meno marcato nell’industria (-34%), più marcato nelle costruzioni (-77%) e rispetto a regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna, a noi più vicine. Dal punto di vista prospettico, quattro aziende su dieci (40,3%) hanno piani di investimento per il 2025 (81% nella classe oltre 50 mln fatturato), il 25% per importi superiori o in linea rispetto agli ultimi dodici mesi. Incrociando i dati, il 54% non ha effettuato investimenti nel 2024 e non ritiene di effettuarli nell’anno in corso. Le motivazioni prevalenti sono l’assenza di progettualità o il completamento di un ciclo di investimenti, ma anche l’attendismo per l’incerto contesto macroeconomico e di mercato (per il 25%) o in vista di specifiche agevolazioni (8,6%). Al momento, la quota maggioritaria (46,8%) non ritiene di richiedere supporto alle banche, mentre un’azienda su quattro (24,5%) attingerà alla liquidità propria per i fabbisogni, segnale positivo di solidità finanziaria.



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