Nel delicato equilibrio della geopolitica europea, la figura di Sergio Mattarella ha sempre rappresentato un baluardo di stabilità e di difesa dei valori democratici. Tuttavia, il duro attacco verbale della Russia al Presidente della Repubblica Italiana ha sollevato più di una domanda su chi realmente si nasconda dietro questa mossa e quali siano gli interessi che potrebbero animare un simile colpo diretto.
Dopo il discorso di Mattarella a Marsiglia, che ha ribadito il suo impegno a favore della democrazia e della sovranità europea, la sua posizione è divenuta particolarmente scomoda per una parte crescente di potenze globali. Il suo richiamo all’unità dell’Unione Europea e alla condanna dell’aggressione russa in Ucraina lo ha messo in contrasto con le forze sovraniste che, da tempo, cercano di ridefinire i confini della politica internazionale. E qui, come suggeriscono alcune voci degli ambienti diplomatici, si intravede un filo rosso che collega diverse figure chiave: non solo Mosca, ma anche attori internazionali che sembrano spingere per un cambiamento radicale dell’ordine mondiale.
Uno di questi attori è proprio la Russia. Il Cremlino, da tempo, ha manifestato una visione alternativa di potere globale, che include una sempre maggiore alleanza con forze politiche populiste e sovraniste in Europa. Mattarella, con la sua chiara opposizione alla retorica di questi movimenti, è diventato un obiettivo primario. Ma dietro l’attacco moscovita non si nasconde solo una questione di rivalità geopolitica. Lontano dai riflettori, infatti, si fanno strada ipotesi più audaci: c’è chi suggerisce che questo attacco serva anche agli interessi di altri grandi attori globali, come gli Stati Uniti di Donald Trump (non si può non notare come l’attacco al Capo dello Stato italiano arrivi subito dopo l’ormai famosa telefonata di un’ora e mezza con Putin) e, forse, l’impero economico di Elon Musk (in ottimi rapporti con il leader del Cremlino).
Musk, in particolare, ha guadagnato un’influenza crescente, non solo grazie al suo colosso tecnologico ma anche grazie a un ruolo sempre più preminente nelle dinamiche politiche mondiali. Eppure, proprio su questo terreno si gioca uno degli scontri più sottili: il Quirinale si è finora opposto al mega appalto per la sicurezza (1,5 miliardi di euro come minimo) a favore di Musk in Italia, un ostacolo che potrebbe avere suscitato disappunto in ambienti che vedono l’imprenditore come un perno centrale nella nuova economia mondiale. A differenza del governo Meloni, più incline a concessioni a Musk, il presidente italiano ha scelto di rimanere saldo, difendendo la sovranità del paese da quelle che considera politiche che minano il controllo nazionale.
Insomma, un attacco così duro e diretto contro Mattarella potrebbe non essere solo una questione di geopolitica russa, ma il riflesso di un conflitto più profondo, che coinvolge una rete di poteri economici e politici. La strategia di spingere Mattarella ai margini potrebbe servire a sgomberare il campo da un ostacolo scomodo per chi sta cercando di plasmare un nuovo ordine internazionale, dove l’Italia – e in particolare la sua figura istituzionale più alta – non ha spazio.
Nel cuore del Quirinale, le voci di preoccupazione non mancano. Si teme che l’attacco della Russia non sia un’azione isolata, ma che ci sia un disegno più ampio. Qualcuno, a Roma, sospetta che dietro l’apparente battaglia del Cremlino ci siano anche forze più lontane provenienti persino da oltreoceano pronte a sfruttare ogni opportunità per indebolire un presidente che, con la sua indipendenza e il suo attaccamento ai principi costituzionali, si sta rivelando sempre più una figura di resistenza contro il nuovo potere globale che si sta affermando.
La vera domanda che ora serpeggia tra i corridoi del potere è se, qualcuno, non stia cercando di colpire Mattarella con l’intento di spingerlo a lasciare prima del termine del suo mandato. E se, oltre alla Russia, non vi sia qualcun altro che abbia tutto l’interesse a vedere il presidente italiano uscire di scena. Un retroscena che, se confermato, cambierebbe radicalmente la percezione di quanto sta accadendo sulla scena internazionale, con risvolti che potrebbero riguardare l’intero futuro dell’Europa e delle sue istituzioni democratiche.
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