“Più di 5mila studenti che complessivamente frequentano l’università a Piacenza sono un patrimonio per tutto il sistema”. Lo afferma Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione Emilia Romagna, ospite a “Nel Mirino”, dove si è fatto il punto sulla dimensione universitaria della nostra città a circa un anno dalla firma del protocollo fra Comune e atenei.
“Piacenza non vuole diventare città universitaria, Piacenza è città universitaria” è l’incipit della sindaca Katia Tarasconi. Naturalmente in primo piano è stato posto il tema degli alloggi di cui gli studenti hanno bisogno, ma anche l’attrattività che si richiede a chi chiama a sé giovani studenti. “Cerchiamo di stimolare il formarsi di studentati – dice Tarasconi – il progetto della riqualificazione dell’ex convento di Santa Chiara va in tale direzione. Abbiamo bisogno di portare ragazzi in città e fare in modo che si fermino qui. Se la città si spopola, si perdono servizi anche per gli anziani”. “Ecco perché la cornice con le università è importante – prosegue – se nel prossimo futuro riuscissimo ad aumentare leggermente il numero di studenti sarebbe un grande risultato”.
Colla chiede infatti un lavoro di gruppo. “Anche per il caro affitti – dice – la vicina Milano soffrirà nell’attrarre studenti, pertanto il decentramento di corsi a Piacenza sarà incrementato. Quell’incremento, però, deve essere governato insieme”.
Sul tema degli alloggi Colla rimarca la necessità di “offrire garanzie perché diminuisca il numero delle case sfitte”. “Ce ne sono troppe – afferma – è necessario fare in modo che il privato non abbia timore a investire”.
Molti a Piacenza sono i fuori sede, anche perché la dimensione internazionale delle nostre università è sempre più marcata. Lo conferma Dario Zaninelli, prorettore del Politecnico di Milano, sede di Piacenza. “Gli studenti cercano spazi dove abitare – sostiene – nel post Covid le stanze doppie dei vari collegi non sono più gradite. Si preferisce l’abitazione singola. Qui a Piacenza contiamo 1.100 studenti, di cui il 60% sono stranieri, mentre nelle lauree magistrali gli stranieri sono l’85%, abbiamo perciò stabilito un rapporto proficuo e collaborativo con la questura di Piacenza, per cui chi ha bisogno di regolarizzare i documenti può contare su un canale diretto. Anche per questa ragione siamo il polo che risponde in tempi più brevi alle esigenze di regolarizzazione documentale degli studenti stranieri”.
“A Piacenza oggi abbiamo 742 studenti di cui 406 frequentano il Corso in medicina e chirurgia giunto al quarto anno – afferma invece Paolo Martelli, rettore dell’Università di Parma – ci sono ancora due anni di arruolamento per essere a pieno regime, significa incamerare altri 250 studenti”. A quel punto i tre corsi di laurea dell’Università di Parma su Piacenza conteranno circa mille studenti. “Solo il 45% di chi frequenta medicina e chirurgia è italiano, la maggior parte proviene dall’estero. Di questi il 20% giunge dall’Iran, il 9% dalla Turchia”.
Ma lingua universale è soprattutto la musica. “Quest’anno abbiamo superato i 500 iscritti – dice Massimo Trespidi, presidente del Conservatorio Nicolini – di cui il 33% sono stranieri, per la maggior parte di provenienza orientale, quindi cinesi, sudcoreani e giapponesi. Ma ci sono anche europei e sudamericani. Il conservatorio rappresenta una cittadella multiculturale, di dialogo, in cui tutti sono accomunati dalle note musicali”.
Trespidi spiega che per ovviare al bisogno di alloggi ha di recente parlato con Roberto Reggi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano: “Nel progetto riguardante l’ex convento di Santa Chiara è prevista una quota per il nostro conservatorio”.
Anna Maria Fellegara, prorettrice dell’Università Cattolica, spiega infine che il modello Piacenza non è quello di un ateneo che lì nasce e si sviluppa diventando l’università della città, ma è un modello in cui diverse realtà universitarie di grande reputazione hanno scelto il territorio per insediarvisi e collaborare”. Ricorda poi come i futuri studenti dovranno avere una formazione continua. “Per questa ragione – dice – serve il collegamento con le imprese. Per capirci: noi facciamo ricerca, ma se il sistema produttivo non la mette a terra manca l’ultimo miglio e anche la ricerca risulta sterile”.
La puntata di “Nel mirino” si può rivedere on demand sulla piattaforma www.teleliberta.tv.
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