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Si è aperto il Giubileo degli artisti e del mondo della cultura 2025
Un’esperienza di fraternità e spiritualità per tutti coloro che, con il proprio impegno nell’arte e nella cultura, possono contribuire a portare speranza. Con questo spirito artisti di tutto il mondo stanno vivendo da oggi, 15 febbraio, il loro Giubileo, che avrà il momento culminante domani mattina, domenica 16, con la celebrazione della messa nella basilica vaticana. La presiederà con inizio alle ore 10 il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione. Seguirà in serata l’iniziativa della Notte bianca collegata con il passaggio attraverso la Porta Santa della stessa basilica, per seguire un percorso spirituale e culturale al suo interno, da parte di quanti hanno aderito al Giubileo degli artisti e del mondo della cultura: un incontro veramente internazionale che riunisce più di settemila iscritti, provenienti da oltre 60 nazioni dei cinque continenti.
di Paolo Ondarza
«Il patrimonio religioso è un patrimonio di umanità». Così il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione in apertura dell’incontro internazionale Sharing Hope – Horizons for Cultural Heritage organizzato oggi in collaborazione con i Musei Vaticani nella sala conferenze delle collezioni pontificie.
All’assise, inserita nelle celebrazioni per il giubileo degli artisti e del mondo della cultura, partecipano oltre 130 tra responsabili di musei, operatori dell’arte, esponenti del mondo accademico e delle istituzioni culturali. Il fine è quello di esplorare nuovi linguaggi e strategie per la valorizzazione e trasmissione del patrimonio religioso e sottoscrivere un manifesto educativo di corresponsabilità. Il primo pensiero dei partecipanti è rivolto a Papa Francesco. «È nel nostro cuore», dice il porporato auspicando un miglioramento delle condizioni di salute: «È con noi e sostiene il progetto che ci vede oggi riuniti».
«Un incontro necessario e urgente» quello odierno secondo il porporato che, guardando all’allontanamento dei giovani dalla pratica religiosa, rilancia la sfida della trasmissione del codice culturale del cristianesimo e delle altre religioni. «L’esperienza religiosa — spiega — ha fecondato la realtà culturale nel mondo».
Ricucire il rapporto tra società, cultura e religione è preoccupazione condivisa: accomuna Chiesa e istituzioni culturali. Il cardinale José Tolentino de Mendonça auspica dialogo, alleanze significative tra attori capaci di mutuo ascolto: «Senza il riconoscimento del codice culturale religioso l’essere umano diventa uno sconosciuto a sé stesso. Non c’è cultura senza dimensione religiosa».
Di fronte ai repentini cambiamenti sociali occorre creatività. «Fondamentali le nuove tecnologie», precisa la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta: «La società, i musei e l’arte sono radicalmente cambiati anche solo rispetto all’ultimo giubileo. Vogliamo utilizzare anche l’intelligenza artificiale, i social network, per avere uno sguardo bifronte: guardare il passato per vivere il presente proiettati nel futuro». Il ricorso alle nuove tecnologie può contribuire a contrastare la sempre più diffusa ignoranza dell’iconografia religiosa anche secondo Miguel Falomir Faus, direttore del Museo Nacional del Prado.
Per rilanciare il codice religioso oggi, il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco esorta a riscoprire il senso del sacro nelle epoche antiche. «Prioritario», poi, è che «i musei siano partecipati, accessibili a tutti, meno elitari», osserva Massimo Osanna, direttore generale dei musei del ministero della Cultura italiano citando esempi di buone pratiche: dal coinvolgimento delle scuole nella creazione di nuovi spazi espositivi al fecondo dialogo promosso dal Museo delle Civiltà di Roma tra manufatti provenienti dalle ex colonie italiane e le rispettive comunità oggi presenti in città.
«L’opera d’arte è veicolo di valori umani e di fede universali», afferma Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra, ricordando quando all’epoca dei bombardamenti le opere d’arte furono trasferite in luoghi sicuri. Dal 1942 si espose un solo capolavoro al mese: proporre al pubblico il Noli me tangere di Tiziano significò «esprimere il desiderio di unione con le persone care decedute con la speranza di potersi ritrovare oltre la vita terrena».
Durante i lavori del simposio si sussegue una staffetta di voci, un coro di speranza: «Vogliamo che la nostra professione divenga veramente un veicolo di pace — chiarisce Barbara Jatta —. L’obiettivo di tutti è il bene comune, la costruzione di una società migliore».
Prioritario è evitare che la religione diventi oggetto di strumentalizzazioni ideologiche. Il pensiero del cardinale de Mendonça va poi al «processo di secolarizzazione talvolta aggressivo»: «Il paesaggio urbano è ricco di simboli religiosi ma — osserva il prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione — spesso non ne conosciamo il significato. Sono diventati muti: se non sappiamo leggerli, i simboli non raccontano la loro storia». Da qui la necessità di una «mistagogia culturale», un’iniziazione culturale che veda coinvolti credenti e non. La tradizione religiosa e cristiana è eredità comune.
Il Manifesto sulla trasmissione del codice culturale religioso
Noi, direttori, curatori, accademici e rappresentanti di istituzioni museali ed espositive globali o coinvolti nel campo patrimoniale e artistico, ci uniamo in questo manifesto per riaffermare il nostro impegno nella promozione del patrimonio culturale religioso come codice universale di speranza, di pace, di dialogo e riflessione.
Riconosciamo che le nostre Istituzioni non sono soltanto custodi della memoria, ma attori chiave nel decodificare, trasmettere e reinterpretare i significati profondi dell’eredità religiosa e artistica come codice di ispirazione per le nuove generazioni. In un’epoca di rapidi cambiamenti, assistiamo a un’evoluzione complessa nel rapporto tra i giovani e i beni culturali, segnato da sfide, ma anche da straordinarie opportunità. Il nostro impegno, riaffermato durante l’incontro Sharing Hope. Horizons for Cultural Heritage, si concentra sull’interpretazione contemporanea del patrimonio culturale religioso, e sull’educazione con l’obiettivo di costruire ponti tra passato e futuro.
1. Accessibilità e decodificazione
Nell’epoca in cui viviamo si constata una crescente disconnessione culturale. Tuttavia, si avverte anche una crescente curiosità quando il patrimonio culturale è reso accessibile attraverso linguaggi e strumenti contemporanei.
Noi ci impegniamo a rendere il patrimonio religioso un’esperienza viva e significativa che parli all’immaginario e alle domande profonde delle nuove generazioni. Non si tratta solo di preservare il passato, ma di renderlo rilevante per il nostro futuro comune.
2. Inclusione e innovazione nei linguaggi culturali
Riconosciamo che i social media e le piattaforme digitali hanno trasformato radicalmente l’accesso alla cultura. Per le nuove generazioni queste tecnologie rappresentano un accesso immediato e immersivo al patrimonio. Tuttavia, è necessario superare l’approccio superficiale spesso associato alla fruizione digitale. Ci impegniamo a implementare le narrazioni interattive, gli storytelling e le attività partecipative per rendere sempre di più il patrimonio culturale religioso una fonte di ispirazione creativa e spirituale.
3. Educazione per un coinvolgimento attivo e profondo
L’educazione è la chiave per creare un rapporto duraturo tra il patrimonio religioso e le nuove generazioni, che devono essere incoraggiate a non limitarsi a osservare, ma a interagire con le opere, scoprendo il loro significato spirituale e culturale, e in particolare il valore della dimensione simbolica. Riconosciamo, in questa prospettiva l’importanza del silenzio e la necessità di arginare la massificazione che mina il valore della fruizione dell’arte. Stabilendo un «patto globale della bellezza» (Papa Francesco), ci impegniamo a promuovere iniziative come progetti e attività creative che possano stimolare un dialogo profondo e formativo con il patrimonio.
4. Intelligenza artificiale e i ponti verso il futuro
L’intelligenza artificiale e la digitalizzazione offrono possibilità straordinarie per avvicinare le nuove generazioni al patrimonio culturale religioso. Realtà virtuale, applicazioni interattive e algoritmi intelligenti possono essere utilizzati per creare esperienze personalizzate e immersive.
Vogliamo impegnarci perché, attraverso queste tecnologie, le nuove generazioni non solamente possano esplorare il passato, ma anche contribuire alla sua reinterpretazione con creatività e sensibilità, sapendo che «nessun algoritmo potrà sostituire la poesia, l’ironia e l’amore» (Papa Francesco).
5. Consapevolezza e ricontestualizzazione
Nei processi di trasmissione culturale, la ricontestualizzazione del patrimonio è sempre stata una pratica considerata normale. Le nuove generazioni devono essere messe nella condizione di poter interrogare criticamente il significato delle opere, il loro contesto storico e le questioni etiche legate alla provenienza. La de-culturazione erode tradizioni fondamentali per le identità dei popoli, rendendo difficile trasmettere un codice culturale autentico, senza ridurlo a esposizione estetica o a una narrazione semplificata.
Ci impegniamo a bilanciare conservazione e interpretazione, evitando di estrapolare gli oggetti artistici dal loro orizzonte ermeneutico originario e riconoscendo i limiti delle dinamiche di potere che influenzano la costruzione del sapere espositivo.
6. Sostenibilità culturale
La salvaguardia del patrimonio religioso con pratiche sostenibili che proteggano sia l’ambiente sia il contesto culturale da cui proviene è ormai un requisito imprescindibile. La trasmissione di questo codice deve infatti avvenire nel rispetto delle risorse naturali e della dignità dei popoli che lo hanno generato.
Ci impegniamo nella difesa del patrimonio religioso, includendo storie di comunità locali, tradizioni popolari e minoranze religiose che ne hanno arricchito l’espressione storica e artistica.
7. Custodia e trasmissione in tempi di crisi
I giovani devono essere visti non solo come fruitori, ma come custodi attivi del patrimonio culturale religioso, protagonisti capaci di affrontare le sfide di un mondo in crisi. I conflitti, i cambiamenti climatici e le crisi globali rendono urgente una riflessione sulla conservazione e fruizione del patrimonio, evidenziando il suo valore come testimonianza di fede, resilienza e speranza. In questo senso ci impegniamo, inoltre, a rafforzare le reti internazionali che ci uniscono.
In un’epoca di grandi sfide culturali, politiche e sociali, consideriamo fondamentale colmare la distanza tra la tradizione e il presente in modo creativo. I musei, le università e le altre istituzioni, oggi più che mai, sono chiamati a rispondere con creatività, responsabilità e visione. Questo manifesto intende riconoscere e valorizzare il ruolo attivo delle nuove generazioni come protagonisti della trasmissione culturale, incoraggiandole a vedere il patrimonio religioso come una risorsa viva e un punto di partenza per immaginare il futuro.
Musei Vaticani, 15 febbraio 2025
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