Laforgia: «A Bari una ribellione democratica contro i mercanti di voti»

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Avvocato Michele Laforgia, leader della Giusta causa e della Convenzione, dopo quasi un anno si torna alla casella di partenza con il dibattito sull’inchiesta Codice Interno. Che impatto hanno le ultime rivelazioni di Giacomo Olivieri sulla politica cittadina?

«Sono stupito dell’altrui stupore. La cattiva politica rincorre i “cambi di casacca” da sempre, non solo a Bari e in Puglia. Piero Gobetti si scagliava contro il trasformismo negli anni dell’ascesa di Benito Mussolini e pagò la sua intransigenza con la vita. Dalle nostre parti per molto tempo è andato di moda cambiare schieramento a settimane alterne, a seconda del vento. Se poi si riferisce al presunto complotto, osservo che nel 2019 fu la destra a candidare a sindaco un esponente del centrosinistra, scegliendo come alleato Giacomo Olivieri e passando per le primarie aperte a tutti. Qualcuno ricorderà che io le primarie senza regole le ho criticate e, alla fine, non le ho fatte, denunciando pubblicamente il rischio di inquinamento del voto. Evidentemente, con qualche ragione».

I magistrati riscontreranno le ricostruzioni presenti nell’inchiesta. Cosa è cambiato nella politica cittadina negli ultimi mesi?

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«L’amministrazione guidata da Vito Leccese, con il nostro fattivo contributo, ha fatto importanti passi avanti sul piano della trasparenza, dell’anticorruzione e della lotta alla criminalità organizzata. Abbiamo cambiato i criteri per le nomine nelle società partecipate e istituito la commissione antimafia. Ma c’è ancora molto da fare per recuperare la fiducia, la collaborazione e la mobilitazione di tutti i cittadini, senza la quale la criminalità non può essere sconfitta».

La società civile ha dato il suo contributo in questa complessa fase della vita politica e sociale della città?

«La società civile si è giustamente mobilitata quando si è tentato di far passare Bari come una città mafiosa, per ragioni del tutto strumentali. È stato un tentativo maldestro e politicamente suicida, come hanno dimostrato i risultati elettorali, un modo si esorcizzare i problemi reali perfettamente speculare a chi dice che va tutto bene e non c’è nulla da cambiare».

L’orientamento del Viminale con le sanzioni alle aziende comunali cosa evidenzia in concreto?

«In primo luogo, che le ipotesi di scioglimento del Consiglio comunale erano del tutto infondate. Da quello che leggo, e in attesa di poter accedere alla documentazione ufficiale, la commissione ispettiva ha riconosciuto che non sono emersi sintomi di condizionamento degli organi elettivi, non sono stati alterati i processi democratici e non risultano compromessi il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. Dopo di che, e sempre per quello che risulta dalla stampa, il Ministero avrebbe preannunciato provvedimenti di tutela e controllo – non il commissariamento – nei confronti di due aziende partecipate, pur dando atto, nel caso della Multiservizi, della bonifica attuata dal presidente in carica e dal Comune. Staremo a vedere. Quello che si può e si deve dire sin d’ora, tuttavia, è che le società partecipate non devono essere più il sottoscala della politica».

Si parla di anticorpi, Melchiorre di Fdi parla di «voto di scambio palese» in città. Lei ha fatto denunce anche in campagna elettorale. I partiti, con le regionali alle porte, sapranno evitare contaminazioni con le zone grigie di cui ha parlato il presidente della Corte d’Appello, Franco Cassano?

«Me lo auguro, anche se i segnali non sono del tutto rassicuranti. Ma ribadisco che contro il mercato del voto, il trasformismo e la corruzione occorre una ribellione democratica degli elettori. Solo il voto libero e consapevole può sconfiggere il mercimonio del consenso e salvare la democrazia dai suoi nemici. Che non sono solo i criminali e i mafiosi».

Cosa farà la convenzione democratica verso il rinnovo del Consiglio regionale, con una legge elettorale che manterrà uno sbarramento al 4%?

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«Ne stiamo discutendo e proporremo, a breve, una riflessione pubblica sulla cittadinanza attiva. Non è tollerabile che il civismo sia diventato sinonimo di opportunismo, occorre rilanciare la partecipazione dal basso, il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte amministrative, la promozione di una nuova classe politica al servizio delle comunità. Le elezioni devono tornare ad essere il momento più alto del confronto democratico».

Una allegoria fumettistica finale: se Bari viene descritta come Gotham city, chi la salverà?

«Ricorda la scena finale del Cavaliere Oscuro di Nolan? Batman si assume la colpa dei crimini commessi da Harvey Dent – Due Facce perché la città ha bisogno di recuperare la speranza. “A volte la gente ha bisogno che la propria fiducia venga ricompensata”. Non abbiamo bisogno di eroi, ma di speranza e fiducia».



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