In Toscana il centrodestra blocca la legge regionale sul suicidio assistito: “Collegio di garanzia verifichi se è conforme allo Statuto”

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Il centrodestra toscano blocca, almeno per il momento, la legge regionale sul suicidio medicalmente assistito approvata martedì scorso. I consiglieri regionali di destra hanno infatti presentato ricorso al collegio di garanzia statuaria per la verifica di conformità della norma rispetto allo statuto della Regione. La Toscana è la prima regione italiana a legiferare sul fine vita colmando il vuoto legislativo con il Parlamento che ha ignorato la storica sentenza della Corte costituzionale del settembre del 2019 sul caso Dj Fabo Il collegio di garanzia adesso ha fino a 30 giorni di tempo per esprimersi: durante questo lasso di tempo la legge non può essere promulgata. Prima della discussione della legge da parte del Consiglio regionale, il presidente Antonio Mazzeo aveva respinto un’istanza di Stella che chiedeva il parere preventivo al collegio regionale di garanzia.

I consiglieri del centrodestra che hanno sottoscritto l’istanza depositata chiedono “un parere” al collegio di garanzia, “al fine di conoscere se la legge regionale in materia di assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito – ancorché dichiaratamente recante modalità organizzative -, in assenza di una legge statale che assicuri la necessaria uniformità, risulti conforme allo Statuto della Regione Toscana”, si legge nel documento. “L’effetto immediato – ha spiegato il capogruppo di Forza Italia, Marco Stella – è che la legge va in regime di standby, non può essere promulgata. Gli effetti delle legge sono sospesi fino alla decisione del collegio di garanzia che, nel giro di pochi giorni, deciderà se il quesito è fondato o no. In caso positivo ha 30 giorni per esprimersi sul fatto se la legge sia conforme allo statuto. Noi siamo convinti di no“. Per il capogruppo di Fratelli d’Italia Vittorio Fantozzi “anche questo è stato un tema votato alla strumentalizzazione delle sirene elettorali presenti in casa del Partito democratico e non solo”.

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A firmare il ricorso tutti i gruppi del centrodestra, compreso quello della Lega. Per la capogruppo Elena Meini “una Regione non può decidere in modo autonomo su un tema come questo”. Nel Carroccio però sono presenti posizioni molto diverse. A livello nazionale, in particolare dopo il primo caso di suicidio assistito in Lombardia, si è aperto il dibattito: mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia frenano la Lega apre, con testa i governatori Luca Zaia e Attilio Fontana, e con Matteo Salvini che lancia un sondaggio sui social per sondare gli umori.

“Salvini dal primo momento ci ha sempre detto che non aveva intenzione di dirci come votare, noi consiglieri abbiamo ha avuto libertà di scelta, la stessa libertà che hanno avuto in Veneto i consiglieri della Lega. Il sondaggio di Salvini non cambia la linea del partito. Non abbiamo una posizione unitaria e credo che su temi come questo sia anche difficile averla”, ha commentato la capogruppo del Carroccio in Toscana. In Consiglio regionale, ha ricordato Meini, tutti i rappresentanti della Lega hanno votato contro la legge dopo “aver fatto analisi personali o giuridiche”. Ma, ha concluso “il dibattito è un dibattito nazionale su cui la Lega ha diverse sfaccettature, ha espresso diverse posizioni, partendo dal governatore Zaia, arrivando al ministro Salvini e quindi la linea è sempre quella, libertà di coscienza, ognuno di noi tiene la propria posizione”.

Intanto il governo sembra essere intenzionato a stoppare la legge sul fine vita della Regione Toscana. L’impugnazione però non avverrà subito: il nodo probabilmente non verrà sciolto nel Consiglio dei ministri di lunedì, ma in una riunione successiva del Cdm. “Se dipendesse da me, la legge andrebbe impugnata. Però ne parleremo. Non è una questione di competenza regionale, serve una competenza nazionale su questo argomento”, le parole pronunciate dal leader di Fi Antonio Tajani.

L’approvazione della legge in Toscana, però, ha riacceso il dibattito sul tema coinvolgendo anche le altre Regioni. Il Consiglio regionale dell’Abruzzo ha calendarizzato per martedì 18 febbraio, la discussione sulla proposta di legge, riprendendo così l’iter normativo che fu sospeso a giugno 2024. “La strada è tracciata, non resta che la volontà di percorrerla per approvare anche in Abruzzo la norma sul fine vita presentata dall’Associazione Luca Coscioni”, commenta la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Erika Alessandrini.

Se in Veneto il governatore leghista Luca Zaia ha annunciato l’intenzione di adottare una circolare “che dovrebbe fissare delle regole” per il fine vita “che esiste già” con la sentenza della Consulta del 2019, Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni ha chiesto anche alla Lombardia di ritornare sulla materia emanando un atto di giunta come quello di Zaia. Una prospettiva che ha trovato la contrarietà dell’assessore lombardo al Welfare Guido Bertolaso, che ha fatto notare come la Lombardia ha “seguito il dettame della Corte costituzionale” senza il bisogno di una legge. La Regione ha creato un comitato etico che ha accompagnato la richiesta arrivata “in assoluta coerenza con la Costituzione”, ha osservato Bertolaso parlando di un tragitto “indiscutibile” anche dal punto di vista giuridico.

Posizione contestata dal gruppo di Fdi che, tramite il consigliere Matteo Forte, è andato all’attacco dello stesso Bertolaso annunciando un’interrogazione sul “grave” caso lombardo. Contro l’assessore al Welfare anche il collega di giunta Romano La Russa: “Comprendiamo naturalmente la libertà di ognuno nel voler decidere della propria vita, soprattutto in condizioni di estrema gravità, ma riteniamo che, prima di esprimere alcun parere, sia necessaria una legge nazionale, espressione del Parlamento. Pertanto non posso condividere, pur riconoscendone la legittimità, la posizione dell’assessorato al Welfare che sembrerebbe scavalcare Parlamento, giunta ed eventuale legge regionale, né si può immaginare di demandare tale decisione al solo Comitato etico”, ha dichiarato in una nota l’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia e fratello del presidente del Senato. “La sentenza della Corte Costituzionale va chiaramente presa in grande considerazione, ma non è sufficiente per determinare un orientamento su questo tema delicato e complesso. Io personalmente, ad esempio, sono contrario al suicidio assistito, ciò non toglie che esistano opinioni diverse che vanno considerate. Questo caso ha fatto emergere con tutta evidenza la necessità di una legge nazionale“, conclude l’assessore. Un argomento, pertanto, che divide coalizioni ma anche le amministrazioni al loro interno.

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