Il vicepresidente USA Vance “strapazza” gli europei alla Conferenza di Monaco

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Con un linguaggio decisamente irrituale, il vicepresidente statunitense Vance alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ha attaccato i governi europei su diversi dossier, incluso quello che ha definito “libertà di parola” accusandoli di censura nei confronti dei loro oppositori politici. Quelli di estrema destra, però…

Raccogliendo un timidissimo applauso Vance ha dichiarato che “A Washington c’è un nuovo sceriffo in città. E sotto la guida di Donald Trump, potremmo non essere d’accordo con le vostre opinioni, ma combatteremo per difendere il vostro diritto di offrirle in piazza“.

Parlando ai leader politici europei, ai militari e ai diplomatici presenti alla Conferenza di Monaco apertasi ieri, Vance ha decisamente scioccato il pubblico liquidando come inesistente il rischio di un’interferenza politica russa in Europa, veicolando le posizioni di Trump e scagliandosi contro le informazioni diffuse fin qui dalle stesse agenzie di intelligence statunitensi, secondo le quali la Russia avrebbe interferito a favore di Trump nelle elezioni del 2016.

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Al contrario, Vance ha adottato un tono provocatorio, accusando i politici europei di quella che ha definito una paura del loro stesso popolo e avvertendoli che la vera minaccia alla loro democrazia non proveniente dalla Russia o dalla Cina.

La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno, il ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America“, ha detto il vicepresidente statunitense.

Nel suo intervento alla conferenza di Monaco, Vance ha tenuto una sorta di lezione ai funzionari europei sulla libertà di parola e l’immigrazione illegale nel continente, avvertendo i rappresentanti eletti che rischiano di perdere il sostegno pubblico se non cambiano rapidamente rotta. Non contento in serata ha incontrato la leader del partito di estrema destra tedesco Afd.

Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha definito “inaccettabili” le affermazioni di Vance alla conferenza. “Se ho capito bene, sta paragonando parti d’Europa a regimi autoritari. Questo non è accettabile“, è stato il commento del ministro tedesco, mentre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ne ha approfittato per tornare alla carica sull’aumento della spesa militare dell’UE (un modo per “venire incontro” alle richieste di Trump e ben consapevole che ciò comporta comprare più armi made in Usa).

L’Europa deve portare di più sul tavolo. Proporrò di attivare la clausola di salvaguardia per gli investimenti nella difesa. Ciò consentirà agli Stati membri di aumentare sostanzialmente la loro spesa per la difesa, in modo controllato e condizionato”.

In mattinata Vance aveva incontrato separatamente il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, il segretario generale della NATO Mark Rutte e il ministro degli esteri britannico David Lammy, ribadendo a tutti e tre l’appello dell’amministrazione USA ai membri della NATO affinché spendano di più per la difesa. Attualmente, 23 delle 32 nazioni membri della NATO stanno raggiungendo l’obiettivo di spendere almeno il 2% del PIL nazionale per la difesa.

Sul futuro della guerra in Ucraina, giovedi scorso parlando ai giornalisti Trump aveva affermato che “La guerra in Ucraina deve finire. I giovani vengono uccisi a livelli che nessuno ha mai visto dalla seconda guerra mondiale. Ed è una guerra ridicola“.

Le riflessioni di Trump hanno lasciato i governi europei in serissime ambasce e con il cerino in mano sulla guerra che si sono ostinati ad alimentare per tre anni, chiedendosi come (o in alcuni casi addirittura se) potranno mantenere la sicurezza garantita loro dalla NATO nel secondo dopoguerra o colmare il divario nei miliardi di assistenza militare che l’amministrazione democratica Biden ha fornito all’Ucraina dal febbraio 2022.

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Questa settimana sia Trump che il Segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth hanno demolito le speranze dell’Ucraina di entrare a far parte della NATO, un passaggio che la stessa Nato un anno fa aveva dichiarato essere “irreversibile“, oppure l’illusione di riavere indietro i suoi territori conquistati dalla Russia, compresa la Crimea. “Non vedo alcun modo in cui un paese nella posizione della Russia possa permettere … loro di unirsi alla NATO“, ha detto Trump giovedì. “Non vedo che ciò accada“.

Il presidente ucraino Zelensky giovedi scorso ha ammesso che “non è stato molto piacevole” che Trump abbia parlato per primo con Putin. Ma ha detto che il problema principale era “non permettere che tutto andasse secondo i piani di Putin“.

Se la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco dal febbraio 2022 era stata la tribuna in cui i governi europei avevano dato fiato a tutte le loro pulsioni guerrafondaie, praticamente senza contraddittorio, l’edizione di quest’anno appare come una sorta di doccia fredda. Ma non per un dovuto ripensamento delle classi dirigenti avventuriste che hanno trascinato l’Europa nella recessione e nell’economia di guerra, piuttosto perché l’azionista di maggioranza della loro alleanza – gli Stati Uniti – ha deciso di avere altre priorità e che la Russia più che un nemico potrebbe essere un soggetto più utile per scombinare le carte sia con l’Unione Europea che con la Cina.

Un castello di carta e di menzogne è venuto giù con velocità sorprendente.

– © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO


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