Il mercato dei titoli nobiliari fittizi. La nobiltà non è un diritto acquisibile: è determinata dalle proprie azioni

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Con la proclamazione della Repubblica il 1° gennaio 1948, l’Italia ha voltato pagina in un capitolo che vedeva la nobiltà ricoprire un ruolo di potere e prestigio. Tuttavia, nonostante i titoli nobiliari abbiano perso ogni valore giuridico, esiste ancora una fitta rete di aspiranti nobili disposti a spendere somme consistenti per “acquistare” un pezzo di aristocrazia, alimentando un mercato internazionale che prospera sull’illusione della nobiltà.

La questione della nobiltà è tornata d’attualità con l’improvviso interesse suscitato da Dimitri Kunz, presunto “principe d’Asburgo” e compagno della ministra del Turismo Daniela Santanché. La controversia ha acceso i riflettori su un tema che affonda le radici nelle dinamiche sociali ed economiche del nostro Paese, evidenziando la continua attrazione esercitata dai titoli nobiliari anche se privi di valore legale.

Il sistema legale italiano: niente nobiltà a pagamento

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Secondo l’ordinamento italiano, l’acquisizione di titoli nobiliari è impossibile. La Costituzione stabilisce che i titoli non possono essere acquistati o venduti, ma solo ereditati per discendenza. Inoltre, questi titoli non possono essere riportati nei documenti ufficiali, ma solo come predicati onorifici privi di valore giuridico. Ad esempio, si può aggiungere “di” al cognome, qualora si possa provare una discendenza nobile antecedente al 1922, con l’adozione del predicato nobiliare derivante da un antico feudo o possedimento.

Un mercato in espansione: dove comprare un titolo nobiliario?

Nonostante il divieto di acquisto e vendita di titoli nobiliari, esiste un ampio mercato che sfrutta il desiderio di appartenenza a un’élite aristocratica. Numerosi siti web, in particolare esteri, offrono la possibilità di acquistare titoli nobiliari di vario tipo, spesso a prezzi accessibili, ma con valore esclusivamente simbolico.

Uno degli esempi più noti arriva dalla Scozia, dove l’azienda Highland Titles offre la possibilità di acquistare un piccolo terreno nella Riserva Naturale di Glencoe per soli 36 euro. Acquistando il pacchetto, il cliente ottiene il diritto di essere nominato “Lord” o “Lady”, un titolo che non conferisce alcun diritto reale, ma che consente di usufruire della “cognomizzazione” nobiliare, con tanto di certificato ufficiale. Sebbene il terreno possa essere ereditato, non è possibile costruirvi nulla, ma può essere visitato e persino arricchito con alberi e bandierine. L’acquisto ha anche un valore ecologico, poiché i fondi raccolti vengono destinati alla tutela dell’ambiente.

In Inghilterra, invece, è possibile acquistare il titolo di “Lord of the Manor” con un costo che si aggira intorno alle 1500 sterline. Sebbene non conferisca alcun diritto legale sul territorio, l’acquisto simboleggia un attaccamento a una tradizione storica nobiliare. In alternativa, è possibile cambiare nome e cognome per diventare “Sir”, ma questo non implica alcun riconoscimento ufficiale o reale. Anche in Germania esistono similari pratiche di “adattamento” del titolo, come nel caso di un servizio che permette di ottenere il “cognome” nobiliare previo pagamento.

Il fascino della nobiltà: un fenomeno storico e sociale

La tendenza degli italiani a cercare un titolo nobiliare non è nuova. Secondo Michele D’Andrea, storico e araldista, la passione per la nobiltà e per gli ordini cavallereschi è radicata nella nostra cultura sociale, legata in particolare alla fine della monarchia e alla nascita della Repubblica. Nel periodo tra il 1946 e il 1951, la Repubblica non conferì onorificenze cavalleresche ai propri cittadini, creando un vuoto che venne colmato da istituzioni di dubbia legittimità, che offrivano a pagamento titoli e decorazioni cavalleresche a chi cercava una distinzione sociale.

Questa tendenza si è estesa anche alla vendita di ordini cavallereschi e titoli aristocratici, con l’emergere di numerosi “ordini indipendenti” che avevano l’intento di soddisfare il desiderio di status sociale. Nonostante la mancanza di legittimità e riconoscimento legale, la loro popolarità non accenna a diminuire, con una domanda ancora alta per titoli cavallereschi e nobiliare.

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Un’industria sostenuta dalla curiosità sociale

Il mercato dei titoli nobiliari fittizi è oggi una realtà ben consolidata, che attrae chi cerca una forma di distinzione sociale, ma anche chi, più semplicemente, vuole vivere il sogno di essere parte dell’élite aristocratica. Sebbene questi titoli non abbiano alcun valore legale, rappresentano comunque un simbolo di status che può appagare un desiderio di riconoscimento.

In un mondo dove il successo non è sempre raggiungibile attraverso merito e lavoro, il fascino di un titolo nobiliare – vero o falso che sia – continua a esercitare il suo potere, alimentato da un mercato che prospera sulla curiosità e sull’illusione di poter appartenere a un mondo di esclusività. Restiamo convinti che la nobiltà non è un diritto acquisibile, ma è determinata dalle proprie azioni volte al bene collettivo.



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