Falsificare la Storia per banali motivi politici di breve durata è diventato in Italia “normale” da qualche decennio. La spinta della destra è stata sempre in questa direzione, e i liberal-democratici l’hanno sempre assecondata. In fondo sono padronali e anticomunisti quanto i fascisti, e quindi hanno sempre usato il classico doppio standard: una critica “comprensiva” verso i fascisti, indignazione senza limiti verso qualsiasi cosa odori “di sinistra”.
Gli esempi sono innumerevoli. Basterebbe citare la questione delle foibe istriane. Una tragedia, certo, ma incomprensibile se si rimuove la storia dell’aggressione fascista (anche allora “italianissima”) contro i paesi che poi si unirono nell’ormai ex Jugoslavia, quando in quelle stesse foibe vennero gettati migliaia di sloveni e croati e le truppe fasciste divennero in tutti i Balcani “taliani palikuce” (“italiani bruciatetti”, per via dell’abitudine a non lasciare dietro di sé neanche una casa in piedi).
La falsificazione della Storia è diventata “regola di riscrittura” soprattutto quando il soggetto o il movimento che si vuole criminalizzare ormai non esiste più, se non in forme minoritarie e spesso quasi solo culturali (ad esempio, storici che continuano a scavare nei documenti, anziché nella propaganda usa-e-getta).
Un bullismo politico-storiografico senza troppi rischi, un’abitudine che porta facilmente alla perdita di controllo nella ricerca di formule retoriche sempre più audaci, producendo accostamenti e analogie che sarebbero bocciati in sede di esame universitario.
Se poi questo esercizio viene compiuto da chi – per ruolo istituzionale – è sistematicamente al riparo da qualsiasi critica, allora quel rischio di strafare può esondare gli argini. Con qualche problema se “l’avversario” è non solo vivo e vegeto, ma anche un bel po’ in forze…
Nel discorso tenuto a Marsiglia, in occasione dell’ennesima laurea ad honorem ricevuta, Mattarella aveva spaziato in modo inusuale su molti temi – dai tecnocrati alla Musk alla Conferenza di Monaco del 1938, quando le democrazie liberali diedero il via libera a Hitler perché dirigesse la sua ansia di conquista verso Est, in definitiva contro l’Unione Sovietica.
Anche a noi, nel nostro piccolo, non era sfuggita la doppia falsificazione operata nell’accostare l’attuale Conferenza di Monaco – in pieno svolgimento in queste ore – a quella di quasi un secolo fa all’unico scopo politico, contingente, di mettere la Russia di oggi al posto della Germania nazista.
Un modo di legittimare ex post l’attuale partecipazione alla guerra in Ucraina (a sostegno di un regime in buona parte composto da nazisti dichiarati!), ma anche di negare la possibilità di una pace che non preveda la sconfitta del “nemico” russo (in contrasto con il “nuovo sceriffo di Washington”).
Però noi siamo un piccolo giornale, con un pubblico intelligente ma di dimensioni ancora limitate per costituire una quota apprezzabile dell’”opinione pubblica”. Facile ignorarci e andare avanti sulla stessa strada…
Ma quella che per noi era una sgrammaticatura pesante (sorvolando su altre possibili definizioni), agli occhi dei russi è apparsa subito una “invenzione blasfema”. Se per annientare il nazismo hai dovuto sacrificare una cifra mostruosa di cittadini – tra i 22 e il 27 milioni, a seconda delle diverse stime; in pratica non c’è famiglia russa che non abbia avuto almeno una vittima in quella guerra –, non è che sull’argomento sei abituato a giocare solo per fare bella figura nelle cerimonie…
La reazione ufficiale di Mosca è arrivata con una nota della portavoce del ministero degli esteri, Maria Zakharova, nel suo solito stile graffiante ma – bisogna ammettere – del tutto privo di “insulti”. Del resto chi si muove all’interno delle normali relazioni diplomatiche sa bene come dire quel che gli preme rispettando i limiti formali che permettono di continuare ad avere rapporti pur restando in completo disaccordo.
Il testo lo potere leggere al termine dell’articolo, in modo da farvi la vostra opinione. Ci è sembrato necessario e decisamente più corretto che non estrapolare singole frasi, inserendole magari tra nostre considerazioni e “cuciture” per deformarne il senso. Insomma, quel che hanno fatto tutti i media mainstream ed anche tutti i “politici” cui è stata data parola in questa occasione.
Una indignazione a comando, senza un briciolo di riflessione né di dubbio, che ha – come sempre, sulla guerra in Ucraina – accomunato fascisti e “progressisti”, liberali e “verdi”, da Gasparri a Schlein e Bonelli. Un comportamento gregario che la dice lunga sull’incapacità dell’intera classe politica italiana (i giornali, come si dice, “eseguono” gli ordini di scuderia dei loro proprietari) di metabolizzare la sconfitta, ossia il fatto ormai assodato che la guerra non è andata come veniva ripetuto ogni giorno negli ultimi tre anni.
Gli Stati Uniti, nel loro perverso modo (“America first” è un criterio che accomuna ampiamente “democratici” e “repubblicani”, anche prima di Trump), ci sono arrivati. L’Unione Europea ordoliberista e antipopolare ancora no. E piuttosto che ammettere l’idiozia fatta è disposta a lasciare campo libero ai neofascisti, peraltro ormai apertamente sostenuti dal “nuovo sceriffo di Washington”.
Non c’è da essere ottimisti su come andrà a finire, se non si riesce ad innescare una spirale finalmente positiva, che unisca il bisogno di pace con i bisogni vitali delle classi popolari, e proietti i guerrafondai padronali nelle discariche della Storia. Quella vera..
*****
“Nel corso di una lezione tenutasi il 5 febbraio all’Università di Marsiglia, il Presidente della Repubblica italiana ha rilasciato diverse dichiarazioni offensive nei confronti del nostro Paese.
Ha tracciato parallelismi storici scandalosi e palesemente falsi tra la Federazione Russa e la Germania nazista, chiedendo che il fallimento della politica di pacificazione occidentale alla fine degli anni ’30 fosse preso in considerazione quando si risolveva la crisi ucraina e sostenendo che le azioni della Russia in Ucraina “sono di natura simile” al progetto del Terzo Reich in Europa.
È strano e assurdo sentire invenzioni così blasfeme dal presidente dell’Italia, un Paese che conosce in prima persona cosa sia realmente il fascismo.
Solo lui lo sa diversamente (…)
Il regime fascista di Mussolini era un fedele alleato della Germania nazista nei patti d’acciaio, anticomintern e di Berlino, e fornì al Terzo Reich una forza di spedizione di 235.000 uomini per un’aggressione congiunta contro l’URSS nel 1941.
Quel regime in Italia è responsabile, insieme ai nazisti, dei crimini di guerra e del genocidio del popolo sovietico durante la Grande Guerra Patriottica.
Il Presidente della Repubblica dovrebbe anche riflettere sul fatto che oggi l’Italia, insieme ad altri paesi della NATO, sta pompando il regime terrorista neonazista di Kiev con moderne armi mortali, sostenendo così incondizionatamente il regime criminale in tutti i suoi crimini (…)
Ma conosciamo anche un’altra Italia.
Conosciamo gli italiani che, durante la seconda guerra mondiale, organizzarono un potente movimento partigiano, al quale parteciparono attivamente migliaia di sovietici:
prigionieri di guerra e civili deportati che combatterono insieme ai loro commilitoni italiani contro il fascismo e diedero la vita per la libertà dell’Italia e della loro patria.
Secondo varie stime, dei 12mila partecipanti stranieri alla Resistenza italiana, quasi la metà erano cittadini sovietici.
Di questi, tredici eroi hanno ricevuto onorificenze dallo Stato italiano.
Le dichiarazioni di Mattarella offendono non solo la loro memoria, ma anche la memoria di tutti gli antifascisti italiani, dei loro discendenti sia in Russia che in Italia e di chiunque conosca la storia e non accetti queste inappropriate e inaccettabili analogie criminali.
Ma so che, per usare un eufemismo, non tutti in Italia condividono valutazioni così odiose.
Il 4 febbraio, nella città di Ryazan, l’amministrazione comunale, insieme al Consolato Generale di Russia a Genova, ha tenuto la V Conferenza Internazionale “I popoli dell’URSS e dei Paesi europei nella lotta contro il nazifascismo durante la seconda guerra mondiale” con la partecipazione di rappresentanti italiani pronti a difendere la verità storica su quegli eventi.
Sia la Russia che l’Italia onorano con cura la memoria degli eroi partigiani sovietici e italiani che hanno perso la vita nella lotta contro il nazismo e il fascismo.”
Maria Zakharova
– © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica:
stampa
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link