Avowed – Recensione – GameScore

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Il soffio dell’ignoto si insinua tra le pieghe della realtà, una corrente invisibile che modella il mondo senza mai rivelare la sua vera natura. Ciò che appare solido è solo un’illusione, un fragile riflesso di forze che si annidano al di là del visibile. Ogni passo è un battito nella grande sinfonia dell’esistenza, gesti che si contraddistinguono per diventare frammenti di un disegno più grande, tracciato da mani che nessuno può al momento vedere. La luce e l’ombra danzano in un’eterna contesa, intrecciando destini e possibilità. Le forme mutano, sfumano, si ricompongono in nuovi significati che sfidano ogni certezza. Il passato non è un ricordo, né il futuro un’aspettativa: tutto si svolge in un presente fluido, che accoglie e dissolve il senso del tempo. E nel cuore di questo fluire, l’essenza dell’essere si manifesta, come un sussurro tra le crepe della comprensione. L’anima non è mai statica, ma un fiume inarrestabile che si insinua tra gli argini del divenire. Cambia, si trasforma, si sfalda per poi ricomporsi in un disegno che non conosce fine. Accoglierla significa accettare il peso di ciò che è stato, e il fardello di ciò che ancora deve venire. E così, il viaggio continua, oltre le rovine di ciò che si era, verso un orizzonte che si ridisegna a ogni respiro.

“L’anima muta come il vento tra le fronde, scolpita dal tempo e dall’invisibile sussurro degli dèi. Ciò che eravamo svanisce nell’eco del divenire, poiché l’uomo cambia, e con lui la sua essenza, plasmata dalla natura e dai misteri che la guidano.”

C’è qualcosa di inconfondibilmente magnetico negli RPG in prima persona, una qualità che li distingue dalle altre incarnazioni del genere e li rende esperienze immersive, quasi oniriche. Forse è la prospettiva che dissolve il confine tra giocatore e personaggio, sostituendo l’osservazione esterna con un senso di presenza totale. Oppure è l’illusione di trovarsi non solo a guidare un eroe, ma a essere quel protagonista inizialmente disilluso dalle aspettative del mondo e tradito da eventi passati, con ogni respiro, battaglia, qualsivoglia dialogo che si insinua sotto la pelle come un ricordo vissuto in presa diretta. L’evoluzione del genere ha altresì radici profonde, risalendo ai primi tentativi di traslare la libertà narrativa e l’interazione dei giochi di ruolo cartacei in un contesto digitale. Se i primi RPG a visuale isometrica privilegiavano una visione dall’alto, pressoché onnisciente (quindi superiore ad ogni altro fattore), per simulare l’approccio strategico e da game master, l’adozione della prospettiva in prima persona ha segnato un punto decisamente di svolta. La necessità di immedesimazione si è fatta più forte, richiedendo un coinvolgimento emotivo e sensoriale totale. Questo fascino si esprime nella maniera più pura quando il mondo di gioco reagisce alle scelte con coerenza e profondità. Che si tratti di terre devastate dal caos, regni intrisi di politica e magia o lande selvagge governate da forze inaccessibili, la chiave sta nella credibilità del mondo che si esplora. Un RPG in generale non si limita a raccontare una vicenda, ma invita a viverla, a esplorarne le sfumature, a cogliere gli indizi dispersi tra le rovine e i sussurri della gente. Questo è ciò che è riuscito a fare l’imponente Baldur’s Gate 3, un capolavoro dell’avanguardia e della narrazione ruolistica; un gioco che riesce facilmente a farsi amare da chiunque, persino da coloro che non sono particolarmente avvezzi a questo stile di videogiochi.

Tuttavia, è forse nella narrativa e nella libertà interpretativa che gli RPG in prima persona trovano la loro massima espressione. Essere il protagonista significa poter decidere non solo cosa fare, ma chi essere. Qualunque esso sia il dialogo scelto, l’alleanza stretta o tradita, il sentiero percorso modella il destino del personaggio e del mondo circostante. E quando il gioco riesce a intrecciare conseguenze significative alle scelte del giocatore, si crea quell’alchimia perfetta che trasforma un’esperienza videoludica in un ricordo vivido, essenzialmente tangibile. Sin dai tempi di Ultima Underworld e The Elder Scrolls: Arena, il concetto di RPG in prima persona si è evoluto attorno a un’idea centrale: la simulazione di un mondo vivo e reattivo, in cui il giocatore non si limita a muovere un personaggio creato appositamente su schermo, ma diventa un attore a tutti gli effetti nella narrazione emergente. Se Bethesda ha tracciato la via, altri studi hanno sperimentato diverse declinazioni della formula, arricchendola con nuove sfumature. Deus Ex nel 2000, ha mescolato il genere con il cyberpunk e la filosofia della scelta, introducendo elementi da immersive sim che permettevano di affrontare ogni situazione con approcci multipli (hacking, dialogo, combattimento o pura astuzia). Se The Elder Scrolls: Arena e Daggerfall avevano gettato le basi per un RPG in prima persona che fosse più di una semplice avventura su binari, è con Morrowind che la visione di Bethesda ha iniziato davvero a prendere forma. Eppure, a raggiungere il suo culmine è sicuramente Skyrim: un’estetica potente, una personalizzazione elevata e una grande quantità di manovre possibili con il proprio personaggio in gioco. Senza Morrowind, Oblivion e Skyrim, oggi l’RPG in prima persona non sarebbe quello che conosciamo.

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Avowed, l’ultima fatica di Obsidian Entertainment, si inserisce proprio in questo solco, cercando di coniugare la libertà di movimento con una narrazione densa, senza sacrificare la profondità che ha sempre caratterizzato le opere dello studio. L’eredità di Pillars of Eternity è il cuore pulsante dell’esperienza; in questo caso tutto assume una prospettiva nuova, trasportando il giocatore in un universo che, pur legato a quelle radici, si sviluppa in una direzione autonoma. Le Terre Viventi si stagliano come un orizzonte di mistero e pericolo, un lembo di mondo mai addomesticato, ancora selvaggio e ribelle, dove il vento sussurra storie di civiltà cadute e di conflitti che ribollono sotto la superficie. Dopo il piacevole e sorprendente Pentiment, Microsoft e Xbox Game Studios provano a dar fiducia ai ragazzi di Obsidian, proponendo un RPG in prima persona dalla caratura gigantesca e che si ispira all’ambientazione intricata dei loro precedenti titoli. Un’avventura sorprendentemente ampia con un respiro diverso dal solito e che prova a mescolare più idee, tra cui una narrativa vicina alla distopia fantasy. Il gioco è disponibile dal 18 febbraio 2025 su console Xbox Series X|S, Game Pass e PC. Scopriamo dunque, senza ulteriori indugi, di cosa si tratta in questa nuova e approfondita recensione.

Avowed Avowed

Una promessa che scuote dall’interno: il candido e perseverante fiore della discordia

C’è qualcosa di primordiale nel paesaggio che si apre davanti al protagonista: foreste intricate che sembrano sussurrare parole dimenticate, fiumi che celano segreti nelle loro correnti torbide, montagne che si ergono come testimoni silenziosi di epoche lontane. Le Terre Viventi non sono una semplice ambientazione, ma un’entità con una volontà propria, un territorio dove la natura impone ancora le sue leggi, sfidando chiunque osi cercare di piegarla al proprio volere. L’arrivo del protagonista in questa terra non è privo di scopo: l’Impero Aedyrano, con il suo incedere imperioso, ha inviato un emissario per indagare su un fenomeno oscuro, un flagello che si insinua nelle radici stesse del mondo, corrompendolo dall’interno. Ma la missione si trasforma rapidamente in qualcosa di più complesso: le fazioni locali non vedono di buon occhio l’intrusione di stranieri, le tensioni ribollono sotto la superficie e antichi culti tessono trame oscure, attendendo il momento giusto per emergere dall’ombra.

Obsidian dipinge un affresco narrativo ricco di sfumature, dove la verità non si concede mai facilmente e ogni alleanza è intrisa di ambiguità. Il mondo reagisce alle azioni del giocatore in modo organico, lasciando che ogni scelta incida sui delicati equilibri delle Terre Viventi. Non si tratta solo di decidere a chi concedere la propria fiducia, ma di comprendere le conseguenze di ogni decisione, di plasmare il destino di una regione che si trova sull’orlo di un mutamento irreversibile. Il protagonista, noto come “Deiforme” per il suo legame speciale con il regno spirituale, non è un avventuriero qualunque, bensì rappresenta la voce dell’Imperatore in terra straniera, influenzando significativamente le interazioni con il mondo circostante. La trama si sviluppa attorno alla “Piaga dei Sogni”, una maledizione che corrompe le creature, rendendole aggressive e omicide. Il protagonista, dopo un naufragio che lo porta a Paradis, deve incontrare il governatore locale per avviare la sua missione: scoprire l’origine di questa epidemia e fermarne la diffusione. Durante questo viaggio, il protagonista incontra Saadall, un’entità divina che fornisce informazioni cruciali sulla Piaga dei Sogni, unendo le forze per combattere il male che affligge il regno. La caratterizzazione dei personaggi in Avowed è profonda e sfaccettata. Il mondo è popolato da banditi in fuga, maghi animanti perseguitati per le loro ricerche eretiche e paladini fanatici, ognuno con le proprie motivazioni e storie personali. Le interazioni con queste figure sono influenzate dal ruolo dell’Inviato, le cui decisioni possono alterare gli equilibri di potere nelle Terre Viventi. Ricorda decisamente, negli antefatti e quanto si sussegue, ad un altro titolo di punta di Capcom, ovvero Dragon’s Dogma II.

AvowedAvowedLa scrittura dell’avventura si erge a manifesto di un mondo vivido e stratificato, in cui ogni parola risuona con il peso della storia e delle tradizioni. Gli sceneggiatori, profondamente radicati nell’universo di Pillars of Eternity, infondono nei dialoghi una cura meticolosa, cesellando ogni frase affinché rifletta la cultura, il contesto sociale e la personalità di chi la pronuncia. Dai saggi imbevuti di antiche conoscenze ai guerrieri temprati dalla fatica, ogni interlocutore porta con sé un lessico e una cadenza unici, modulati in base alla propria estrazione e alle esperienze vissute (ad esempio, è possibile incontrare oltre il porto della città principale, un tizio che parla con una insolita cadenza all’italiana). I toni oscillano tra la gravità di un mondo sull’orlo del collasso e momenti di leggerezza che stemperano la tensione, senza mai scadere in una dissonanza stilistica particolarmente insolita e fastidiosa. L’elemento cardine della narrazione risiede nel sistema di scelte e conseguenze, che permea ogni dialogo e rende il giocatore non solo un testimone degli eventi, nonché un artefice del destino di chi lo circonda. Ogni decisione è un peso sulla bilancia del futuro: una parola errata può inasprire un’alleanza, un gesto di empatia può riscrivere un’esistenza, mentre un’azione avventata potrebbe condurre alla rovina di un’intera comunità. Un respiro molto alla Obsidian, difficilmente si riesce a trovare un testo poco incisivo o con un mordente amorfo. L’avventura presenta dinamiche piacevoli da ascoltare e seguire; alcune missioni secondarie sono particolarmente interessanti, sebbene (ne parleremo fra poco) siano perlopiù spostamenti, combattimenti o raccogliere oggetti. La storia, dopo l’ampio respiro centrale e superato il momento decisivo al centro del gioco, diventa più focalizzata sul problema che affligge il mondo. Non risulta essere mai banale o troppo scontata, anche se (conoscendo gli autori) alcune dinamiche sono un po’ chiamate o telefonate; bisogna stare attenti a seguire ogni singola sfaccettatura, in modo tale da non rimanere scottati. La durata della campagna principale, considerando qualche missione di spessore tra una richiesta e l’altra, è di circa una quarantina di ore. Una longevità molto nella media, estensibile sicuramente grazie alle secondarie e collezionabili (un po’ come i totem da aggiungere al proprio accampamento). Il titolo è inoltre disponibile localizzato in lingua italiana per quanto riguarda i sottotitoli ed i menu; mentre il doppiaggio è in inglese, dall’ottima interpretazione.

AvowedAvowed

 

Il folle gesto della natura – Lo scontro tra sovversivo e immortale

Se da un lato troviamo una narrativa assuefacente, piena di intermezzi ed intercalari sicuramente carini e piacevoli da seguire, non si può dire diametralmente la stessa identica affermazione per quanto concerne la componente ludica. I personaggi che si aggiungono alla propria squadra non sono tantissimi, ma ognuno porta con sé qualcosa di unico del mondo in cui il deiforme cerca disperatamente una soluzione alla piaga, oltre a conoscere meglio sé stesso all’interno di un panorama intriso di odio razziale nei propri confronti (per via delle deformazioni facciali). Avowed si distingue per un gameplay che fonde elementi classici dei giochi di ruolo con meccaniche innovative, offrendo un’esperienza coinvolgente e dinamica. Il titolo adotta una visuale in prima persona, immergendo il giocatore nel vibrante mondo di Eora. Il sistema di combattimento è progettato per essere fluido e reattivo, combinando l’uso di armi da mischia, magie e armi da fuoco. I giocatori possono equipaggiare diverse combinazioni, come doppie pistole, bacchette magiche, asce a due mani o una combinazione di spada e scudo. Questa varietà consente di adattare lo stile di gioco alle preferenze individuali e alle situazioni specifiche incontrate nel gioco. Il problema sorge dopo un po’, quando bisogna scontrarsi con nemici più forti o seguire missioni in cui sono richiesti tre teschi (difficoltà alta). In quel caso specifico, il giocatore deve dotarsi di armi potenti, sennò il rischio è di morire all’istante. Una volta potenziato il proprio arsenale, la situazione migliora; anche se la magia, seppur potente, viene considerata leggermente inferiore rispetto all’uso delle armi bianche, come spade o archibugi. Esistono le armi da fuoco che permettono di estendere la propria gittata e attaccare i nemici da lontano, un po’ come accade con la magia, però senza sprecare elisir.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

La progressione del personaggio si articola attraverso un raffinato sistema di sviluppo che incentiva l’approccio strategico e la costruzione di un’identità ludica personale. Gli alberi delle abilità non si limitano a fornire meri incrementi statistici, ma delineano un sentiero di evoluzione che riflette le scelte del giocatore, modulando non solo l’efficacia in combattimento, oltre l’interazione con l’ambiente e i personaggi. L’apprendimento di incantesimi avanzati, ad esempio, non si riduce a un incremento numerico del danno, ma introduce variabili tattiche che possono mutare il corso di uno scontro: un’onda d’urto che respinge i nemici, un vortice di fuoco che delimita un’area o un incanto d’illusione che confonde gli avversari. Il sistema di crescita si riverbera inoltre nell’esplorazione e nell’interazione sociale. Il potenziamento di determinate abilità consente di sbloccare nuovi percorsi, decifrare antiche iscrizioni o persuadere figure chiave a rivelare segreti altrimenti inaccessibili. La progressione non è dunque un mero accumulo di potere, ma una continua riconfigurazione del rapporto tra il giocatore e il mondo di gioco, rendendo ogni scelta un tassello di un più ampio mosaico esperienziale. Sebbene Avowed non presenti un mondo completamente aperto, offre diverse zone ampie e dettagliate da esplorare. Ogni area è ricca di missioni secondarie, segreti nascosti e personaggi con cui interagire, creando un senso di scoperta e immersione. Le scelte fatte durante le interazioni influenzano non solo la trama principale, ma anche le relazioni con i compagni e le fazioni presenti nel gioco.

La direzione artistica si allontana dal realismo spinto per abbracciare un’estetica più stilizzata, che richiama le illustrazioni di Pillars of Eternity, con una profondità maggiore data dal passaggio alla tridimensionalità. I colori vividi e la gestione della luce donano un’identità visiva marcata al gioco, facendo sì che ogni scenario sembri uscito da un dipinto animato. L’atmosfera sonora amplifica ulteriormente l’immersione: il vento che si insinua tra le fronde, il rumore distante di una cascata, il canto sommesso di una lingua dimenticata che echeggia tra le rovine; la colonna sonora accompagna con discrezione, alternando melodie evocative a sonorità più tribali e inquietanti. Tecnicamente il gioco si comporta egregiamente sia su console Xbox che su PC. Non è il massimo dei dettagli, eppure riesce ad avere un ampio raggio visivo e una qualità generale molto alta.

Avowed Avowed

In conclusione, Avowed di Obsidian e Xbox Game Studios non è un semplice tributo ai grandi GDR del passato, bensì si configura come una dichiarazione d’intenti: un’opera che raccoglie l’eredità del genere e la rifonde in una visione rinnovata, in cui la profondità narrativa e il peso delle scelte emergono con prepotenza. L’esperienza è densa e stratificata, un viaggio che si imprime nella memoria grazie alla ricchezza delle sue sfumature. Eppure, nel suo ambizioso tentativo di offrire un’esperienza profondamente immersiva, il gioco talvolta inciampa nelle sue stesse ambizioni. Il gameplay, per quanto solido, non sempre risulta perfettamente calibrato: alcune meccaniche sembrano eccellere in fluidità e reattività, mentre altre rivelano un bilanciamento meno rifinito, creando momenti in cui il coinvolgimento viene parzialmente attenuato. Nonostante queste imperfezioni, il titolo resta un tassello significativo nel panorama ruolistico moderno, una dimostrazione di come il genere possa ancora evolversi senza tradire le proprie radici. Disponibile su console Xbox e PC dal 18 febbraio 2025. Un titolo da possedere nella propria libreria; in caso contrario, è disponibile nel Game Pass: dategli un’occasione, perché merita veramente.

AvowedAvowed

PRO

Trama divertente e piacevole;

Approfondito e dettagliato;

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Ambientazione suggestiva;

Obsidian non si smentisce mai.

CONTRO

Bilanciamento poco a fuoco;

Il gameplay alla lunga è monotono.

8.7

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

L’anima umana che si ritrae nella natura!



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