Auto elettrica, stop di Trump a colonnine di ricarica e incentivi: ecco perché non è un favore a Musk (e Tesla)

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di
Redazione Economia

L’amministrazione Trump sospende i piani di sviluppo di infrastrutture per i veicoli elettrici. Ma Tesla, vista la sua posizione dominante, non sembra preoccupata. Semmai accumulerà altro vantaggio sui concorrenti

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La Federal Highway Administration americana ha emesso un promemoria in cui ordina agli Stati di sospendere tutti i piani di distribuzione delle infrastrutture per i veicoli elettrici. Il programma da 5 miliardi di dollari era il grande progetto di implementazione di infrastrutture di ricarica (ovvero le colonnine) per veicoli elettrici negli Stati Uniti, finanziato dall’Infrastructure Act dell’amministrazione Biden, ed era già in fase di attuazione.

Le parole di Trump durante il giuramento

Ecco dunque la prima azione della presidenza Trump. Che dunque passa dalle parole pronunciate al discorso di insediamento a Washington alle scelte politiche: «Con me finirà il Green Deal, ci ritireremo dagli accordi di Parigi sul clima e diremo stop alle leggi di promozione per l’acquisto di veicoli elettrici» così che i cittadini «potranno riappropriarsi della possibilità di scegliere a loro piacimento macchine, lampadine e lavastoviglie». Senza incentivi per abbandonare i motori diesel e a benzina a favore delle auto spinte dalle batterie elettriche. E, a questo punto, anche senza colonnine per la ricarica.




















































L’emergenza energetica nazionale

«Decreteremo l’emergenza energetica nazionale», ha sottolineato il tycoon suscitando gli strali degli ambientalisti preoccupati che la lotta alla riduzione delle emissioni di CO2 diventi marginale e dunque anche la volontà di evitare il surriscaldamento del pianeta. Soprattutto perché Trump ha l’obiettivo di dare il via a nuove trivellazioni per il petrolio e il gas, e così non solo abbassare i costi per i consumatori domestici ma riuscire anche a «esportare combustibili fossili ovunque», ha aggiunto.

Lo stop alla transizione

Uno stop alla transizione energetica senza precedenti. Ma come si concilia questa avversione nei confronti delle auto elettriche se il pioniere di questi veicoli a batteria è la Tesla di Elon Musk, suo grande sponsor elettorale, addirittura con un incarico di governo alla guida del ministero per l’efficienza? Una scelta con pochi rimandi nella Storia. Una scelta tecnocratica, un incarico cucito su misura per Musk per tagliare le spese del governo guidando il Doge, Department of Government Efficiency. Se il sodalizio tra i due sembra al momento inscalfibile perché il miliardario sudafricano, con un ego debordante e la fama da visionario, non sta andando in rotta di collisione col tycoon alla Casa Bianca su questo tema così scivoloso?

La volontà di fermare gli incentivi alle auto elettriche

In apparenza sembrerebbe configurarsi un cortocircuito. Perché Trump vuole, e lo ha rivendicato pubblicamente, l’eliminazione totale dei crediti di imposta a favore dei produttori di auto elettriche oltre al già sospeso piano di distribuzione delle colonnine elettriche. Una misura voluta dal suo predecessore, Joe Biden, che aveva costretto i marchi europei a investire miliardi negli States e ora rischiano di restare senza aiuti pubblici. In realtà secondo diversi analisti di mercato le agevolazioni fiscali sono state costruite per favorire la produzione di auto elettriche degli altri carmaker statunitensi, dalla Ford alla General Motors fino alla Stellantis che ha inglobato la Chrysler, in ritardo sulla ricerca e sviluppo e sulle piattaforme per la realizzazione di questo tipo di veicoli.

Azzerare il credito d’imposta

Quello che sappiamo è che il team di Trump sta progettando ora di eliminare anche il credito d’imposta di 7.500 dollari per l’acquisto di veicoli elettrici nell’ambito di una più ampia riforma fiscale. Si tratta di una decisione che avrà forti ripercussioni sulle vendite. Ma Tesla verrebbe solo sfiorata da un’eventuale cancellazione in blocco dell’Inflation Reduction Act, data la sua posizione dominante sul mercato. Elon Musk ha dichiarato che anzi, a lungo termine, questa mossa «probabilmente aiuterà Tesla»: per questo vuole che vengano eliminati tutti i crediti d’imposta per i veicoli elettrici. In più sulle infrastrutture di distribuzione delle colonnine Tesla ha un ecosistema proprietario che esula dalla rete pubblica.

La disputa con la California

Ma la California è già pronta a ripristinare gli incentivi statali per non fermare la corsa all’auto elettrica. Il governatore del Golden State, Gavin Newsom, sotto accusa per la gestione dell’emergenza derivante dagli incendi che hanno devastato la baia di Los Angeles, ha detto a più riprese che vuole gli incentivi, ma non per consolidare situazioni di monopolio quanto per «creare le condizioni affinché un maggior numero di costruttori possano mettere radici». Un’affermazione che lo stesso Musk ha definito «insane» (folle). L’ex startupper non si spiega il perché di questa decisione dal momento che «Tesla è l’unica società a produrre veicoli elettrici in California», confermando però indirettamente la tesi del governatore.

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