Assistenza disabili psichici, il no al nuovo decreto del presidente Agci Sicilia Michele Cappadona – Oggi Milazzo

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Arrivano nuovi requisiti strutturali e organizzativi per l’accreditamento e il funzionamento delle strutture sociosanitarie. Gli assessori regionali alla Famiglia e alla Salute hanno emesso il Decreto interassessoriale 1326/2024 introducendo prescrizioni che includono limiti dimensionali e nuove regole sul personale.

Diciassette cooperative di Agci Sicilia (Associazione Generale Cooperativa Italiane) hanno impugnato il decreto davanti al TAR Sicilia, contestandone l’incompetenza dell’autorità emanante e la mancata tutela delle strutture esistenti. Il provvedimento sopprime l’Albo regionale delle strutture socio-assistenziali e impone nuovi standard che minacciano la sopravvivenza di circa 230 strutture per disabili psichici, con oltre 2.300 utenti e 1.250 lavoratori coinvolti.

A scendere per primo in campo Michele Cappadona, presidente di Agci Sicilia che denuncia la superficialità del governo regionale nel predisporre un decreto che rischia di compromettere l’assistenza di prossimità per i disabili psichici, con il rischio di una regressione verso una logica manicomiale. Cappadona evidenzia l’assenza di una valutazione economica degli impatti e la mancanza di dialogo con le associazioni del settore.

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AGCI Sicilia ha richiesto un incontro istituzionale urgente con il governo regionale per affrontare le criticità del decreto e prevenire la distruzione del tessuto sociale e del sistema di assistenza sociosanitaria nell’isola.

Michele Cappadona ha incontrato anche il deputato Bernadette Grasso, per un confronto sull’allarme civile e sociale e le emergenze del settore dell’assistenza sociosanitaria di prossimità verso i disabili e categorie fragili, gestita da cooperative ed enti noprofit. Affrontate anche varie tematiche legate alle criticità generali del settore della cooperazione. «Ho raccolto le preoccupazioni di numerosi operatori e famiglie in merito all’emanazione del Decreto Interassessoriale n. 1326/2024, che introduce nuovi requisiti per l’accreditamento delle strutture sociosanitarie per disabili psichici» dichiara l’onorevole Bernadette Grasso. «Per questo, ho presentato un’interrogazione parlamentare per ottenere chiarimenti e valutare eventuali interventi migliorativi, con particolare attenzione agli aspetti organizzativi ed economici legati all’attuazione del decreto». «Le nuove disposizioni – continua – potrebbero comportare significative ricadute sul settore, con possibili difficoltà per le strutture coinvolte e per i professionisti che vi operano. È essenziale garantire un equilibrio tra l’adeguamento normativo e la tutela della qualità dell’assistenza, dei posti di lavoro e della sostenibilità del sistema sociosanitario. Ritengo importante avviare un confronto costruttivo tra istituzioni, associazioni di categoria e operatori del settore per individuare soluzioni condivise. A tal fine, ho chiesto di valutare l’opportunità di una sospensione temporanea dell’applicazione del decreto, al fine di approfondire i suoi effetti e definire eventuali misure correttive». Da sempre riconosco il valore dell’assistenza di prossimità e il ruolo fondamentale svolto dagli operatori del terzo settore. Per questo auspico l’apertura di un tavolo di dialogo che consenta un confronto approfondito e partecipato, affinché la riforma possa rispondere pienamente alle esigenze dei soggetti coinvolti, nel rispetto dei principi di inclusione e qualità dell’assistenza».

Stessa presa di posizione arriva Antonio De Luca, capogruppo all’Ars del Movimento 5 Stelle. «Il decreto emanato dagli assessori regionali della Famiglia e della Salute – confessa – oltre ad apparire illegittimo, rischia di portare alla paralisi l’intero settore. In particolare, questo provvedimento, rischia di essere particolarmente dannoso, visto che non tiene conto della realtà in cui versano queste strutture, prevedendo nuovi limiti dimensionali e sul numero di personale da assumere».

«Come si può pensare di sopprimere l’Albo regionale delle strutture socio assistenziali o di eliminare figure professionali fondamentali che operano all’interno di strutture residenziali assistenziale e sanitaria, mettendo così a rischio oltre 1.200 posti di lavoro. Questo nuovo impianto, piuttosto che mettere in atto un nuovo sistema di welfare, mette a rischio il destino e il futuro di migliaia di lavoratori e di migliaia di disabili psichici, specie di quelli che non hanno familiari o caregiver che si possano prendere cura di loro. Questi malati non sono da emarginare, ma purtroppo, stando così le cose il rischio che ciò possa accadere è davvero molto alto e concreto. Per questo motivo depositerò immediatamente un’interrogazione rivolta ai due assessori e richiederò un’audizione urgente sul tema in VI commissione, tanto più che il decreto non è stato trasmesso alla commissione salute per il parere che, a mio avviso, doveva essere richiesto. Mi auguro – conclude spiegando il suo “no decreto disabili psichici” il capogruppo pentastellato – che il nuovo Assessore alla Salute, Daniela Faraoni, insieme all’Assessore Nuccia Albano si fermino un attimo e si rendano conto della gravità della situazione e pongano rimedio, interloquendo direttamente con gli operatori di questa categoria onde evitare di creare una vera e propria nuova emergenza sociale»

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