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La commissione europea intenzionata a contrastare l’afflusso di prodotti a basso costo provenienti (esentasse) soprattutto dalla Cina
Riccardo Capitanio (presidente Federmoda Confcommercio Veneto e Ascom Padova): “Per adesso registriamo le parole, speriamo di poter riscontrare presto anche i fatti”
Patrizio Bertin (presidente Confcommercio Veneto e Ascom Padova): “Attenzione ai danni che questi prodotti causano alla salute”

“L’intenzione è buona, purchè le valutazioni in corso non finiscano per procrastinare le decisioni alle calende greche”.
Viene accolto con favore in Confcommercio Ascom Padova l’intento della Commissione Europea di contrastare l’afflusso di prodotti a basso costo provenienti da Paesi terzi, in particolare dalla Cina, attraverso una riforma doganale che escluda quanto avviene al momento, ovvero l’ingresso delle merci a tassazione zero se inferiori a 150 euro. 
Della questione, soprattutto in ordine ai siti di e-commerce di Shein e Temu, in Ascom Confcommercio, se ne erano già occupati.
“Ancora nella scorsa estate – ricorda Riccardo Capitanio, presidente di Federmoda Confcommercio Veneto e Ascom Padova – avevo ritenuto di dover coinvolgere gli allora neoeletti rappresentanti del Nordest al Parlamento Europeo perché l’intenzione di Bruxelles volta a limitare l’ingresso nell’Unione di articoli di abbigliamento di qualità inferiore, peraltro importati senza dazi fino a 150 euro di valore (e quindi praticamente tutti), passasse rapidamente dalle buone intenzioni ai provvedimenti cogenti. Per adesso registriamo le parole, speriamo presto di poter riscontrare i fatti”.

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Danni all’ambiente e sfruttamento della manodopera

Ma per l’Ascom Confcommercio non è solo una questione di regole sulle importazioni.
“Sono assolutamente convinto – aggiunge il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin – che se fossero pubblicizzati i danni per la salute cui si va incontro indossando questi capi, più di qualcuno avanzerebbe dei legittimi sospetti”.
Senza contare che Temu e Shein sono implicati, a vario titolo, nel lavoro forzato nella regione dello Xin-jiang dove viene perseguitata la minoranza degli Uiguri e poi che una produzione “usa e getta” come quella che questi colossi dell’e-commerce propongono, ha effetti devastanti sull’ambiente sia in termini di emissioni in fase di produzione che di smaltimento una volta che il prodotto ha portato a termine la sua (breve) vita.

Aumento del traffico, inquinamento e crisi del commercio tradizionale 

Non solo. Non vi è dubbio che il commercio online abbia aggravato i problemi di traffico nei centri abitati e reso sempre più difficile la sopravvivenza del commercio al dettaglio locale. Si può pensare di limitare il flusso di pacchi e, di conseguenza, le loro consegne per sostenere i negozi nei centri urbani?
“Sinceramente non so se questo sia possibile – continua Bertin – però so per certo che un negozio, un bar, un ristorante contribuiscono alla qualità della vita dei cittadini e, visto l’afflusso in costante aumento dei turisti, anche degli ospiti durante il loro soggiorno”.
Ma soprattutto serve un cambiamento di mentalità, tra i commercianti in primis e, ovviamente, anche tra i consumatori.

Disparità di tassazione tra colossi dell’e-commerce e negozi fisici

“In un mondo che cambia ad altissima velocità – conclude Capitanio – noi per primi non possiamo rimanere fermi. Poi però va detto con altrettanta chiarezza che accessi difficoltosi alle città, parcheggi insufficienti, affitti fuori controllo, tassazione pesante, sono tutti fattori che portano alla scomparsa dei negozi veri e propri. Per contro si sottovaluta come il massiccio commercio online contraddica gli sforzi per una maggiore tutela ambientale e un uso più responsabile delle risorse. Le conseguenze dirette sono l’aumento delle emissioni di CO₂, il maggiore consumo di energia e la crescita dei rifiuti da imballaggio”.
“Senza contare – chiosa il presidente Bertin – che se persiste la disparità in termini di tassazione tra colossi dell’e-commerce e negozi fisici, è difficile pensare che questi ultimi possano resistere. Se il mercato è lo stesso, anche le regole devono essere le stesse”.

PADOVA 14 FEBBRAIO 2025

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