588.000 metri quadrati di quartiere espositivo. 50 rassegne e iniziative. 771.500 tra visitatori e buyer. Più di 11.500 aziende espositrici. E sono solo i numeri ufficiali del 2023, in attesa dell’approvazione del bilancio 2024.
Le origini di Veronafiere, il polo fieristico della città scaligera, risalgono al 1898; oggi è una realtà internazionale in continua crescita che continua a fornire alle imprese italiane una chiave di interpretazione e accesso ai mercati esteri, con un cuore che batte particolarmente per il comparto enogastronomico grazie a Vinitaly, la più importante fiera del vino del mondo.
Abbiamo intervistato Federico Bricolo, Presidente di Veronafiere da maggio 2022, e ci siamo fatti raccontare com’è andato il 2024 e cosa ci aspetta il 2025. Piccolo spoiler per i più golosi: SOL2EXPO, la fiera dedicata all’olio d’oliva fino a qui costola di Vinitaly, debutta come fiera a sé stante, nei primi giorni di marzo, e si candida a diventare un altro appuntamento irrinunciabile per addetti ai lavori e amanti della gastronomia italiana.
Presidente Bricolo, un commento sul 2024 di Veronafiere. Siete soddisfatti dell’anno appena trascorso?
Il 2024 è stato un anno impegnativo, ricco di sfide, ma siamo riusciti ad affrontarlo nel migliore dei modi, presentando un bilancio che sarà il migliore di sempre. Un risultato che conferma un trend di crescita negli ultimi anni, frutto di un grande lavoro di squadra. Abbiamo consolidato il posizionamento delle nostre fiere in Italia e all’estero e raggiunto un record di fatturato e utili. Un successo condiviso, che ci spinge a guardare al futuro con ancora più determinazione ed entusiasmo.
Quindi anche a fronte di un anno complesso sullo scenario internazionale da Verona registrate segnali positivi e pure un bel dinamismo da parte delle imprese.
Le imprese italiane hanno molta voglia di mettersi in gioco, e un tratto distintivo degli imprenditori del nostro Paese è proprio la capacità di lanciare segnali forti al mercato, soprattutto nei momenti meno facili. Il nostro compito è lavorare ogni giorno per costruire un rapporto solito con gli imprenditori, mettendoci a disposizione e offrendo strumenti e servizi in grado di supportare al meglio la crescita delle loro attività.
Quali sono le sue e le vostre aspettative per il 2025?
Fare previsioni è complesso, ma è certo che il 2025 sarà un anno di grandi trasformazioni. Sarà un anno spartiacque per gli equilibri mondiali, ma dalla risoluzione di alcuni conflitti potrebbero aprirsi nuove opportunità. Cambieranno di sicuro molte cose alla luce del cambio di amministrazione negli Stati Uniti. Per le imprese sarà fondamentale monitorare da vicino l’evoluzione dei mercati e adattarsi con rapidità a queste dinamiche economiche in continuo mutamento.
Siamo su Reporter Gourmet e naturalmente ci interessa particolarmente Vinitaly. Quella tra Verona e il Vinitaly è una storia che nata nel 1967 e che prospera tuttora. Come avete visto evolvere la manifestazione negli anni?
Quest’anno ad aprile si terrà il 57° Vinitaly, manifestazione che negli anni è cresciuta insieme al comparto del mondo del vino. Se nelle prime edizioni il focus era rivolto principalmente al mercato nazionale ed europeo, oggi Vinitaly è la fiera di riferimento mondiale per il vino italiano. Un risultato raggiunto grazie alla capacità del team di Vinitaly di intercettare le tendenze del mercato e dialogare con le aziende.
La proiezione internazionale del nostro brand bandiera si traduce in un network che favorisce l’incontro con operatori specializzati e buyer di tutto il mondo. Grazie a questo approccio, Vinitaly è uno spazio di business in cui il vino italiano trova nuove occasioni di crescita e affermazione nei mercati di tutto il mondo.
Quali sono i mercati più interessanti per il vino italiano?
Oltre a quello europeo, il mercato più importante per il vino italiano è quello americano, seguito dall’Asia, in particolare Giappone e Far East. Il settore è in continua evoluzione e così anche noi siamo costantemente alla ricerca di nuove opportunità di business. Nel 2024, ad esempio, abbiamo organizzato la prima edizione di Vinitaly.USA a Chicago e una tappa del roadshow in Kazakistan. Quest’anno, invece, il 7 e 8 marzo Vinitaly sarà a New Delhi, in India, grazie ad un importante lavoro di ricerca svolto negli ultimi due anni su questo mercato emergente, con il supporto dell’Ambasciata italiana in India. L’obiettivo è aprire un nuovo canale commerciale, anche in risposta alle richieste delle aziende.
Cosa dobbiamo aspettarci per l’edizione 2025?
Nel 2025 raccoglieremo i frutti di un grande lavoro fatto sull’internazionalità. Soprattutto nelle ultime due edizioni di Vinitaly, abbiamo investito per portare a Verona un numero sempre maggiore di buyer e operatori qualificati, garantendo alle aziende un contesto fieristico sempre più orientato al business. Un risultato frutto della collaborazione con Agenzia ICE, i ministeri dell’Agricoltura e degli Affari esteri e le ambasciate.
Le nostre attività all’estero hanno un duplice obiettivo: da un lato, promuovere il vino italiano e supportare le aziende espositrici, sia quelle che si affacciano per la prima volta ai mercati internazionali, sia quelle che cercano nuovi importatori e distributori; dall’altro, intercettare e coinvolgere buyer di alto profilo. In questo modo si chiude un cerchio finalizzato a portare valore aggiunto al vino italiano.
Quanto incide l’andamento del comparto su Vinitaly?
Vinitaly è divenuta la fiera di riferimento per il vino italiano a livello mondiale, non solo per il suo ruolo commerciale, ma anche come espressione di cultura, territorio e tradizione. Oggi il nostro obiettivo è rafforzare ulteriormente questa identità, rendendo Vinitaly un simbolo del Made in Italy, una piattaforma di business e comunicazione capace di raccontare l’incredibile biodiversità del vino italiano e il suo legame con l’enogastronomia.
L’andamento del comparto si riflette direttamente su Vinitaly e viceversa: si tratta infatti di un ecosistema che incide a 360° sull’economia del Paese. Il vino genera valore attraverso l’enoturismo, l’accoglienza, la ristorazione e l’innovazione tecnologica, contribuendo in modo significativo al PIL nazionale.
Diciamo che è una fiera che non fa solo business per il mondo del vino, ma contribuisce al turismo e alla diffusione del brand Italia nel mondo. Veronafiere sembra portare nel cuore il mondo wine&food e quello dell’agricoltura: naturalmente mi riferisco a manifestazioni quali Vinitaly, ma pure a SOL e Fieragricola. Il legame che lega il vino al food sarà ancora e sempre più stretto?
Il focus di Vinitaly è e resterà sempre il vino, ma siamo consapevoli dell’importanza strategica del settore food, al quale sono legate numerose filiere che promuoviamo. Tra queste c’è sicuramente l’olio, rappresentato da SOL2EXPO che quest’anno, dopo 28 edizioni in contemporanea con Vinitaly, dal 2 al 4 marzo debutta con una fiera autonoma e con il raddoppio della superficie espositiva, passando da una tendostruttura a due padiglioni al completo: un risultato importante che denota la centralità e l’interesse per un prodotto simbolo del made in Italy.
L’ambizione è quella di posizionare Sol Expo come la fiera di riferimento a livello mondiale per il mondo degli olii vegetali?
Sì, questo è il nostro obiettivo, e per questo stiamo facendo anche un’importante promozione all’estero. SOL2EXPO nasce per rispondere a una richiesta concreta dei produttori di olio, che chiedevano un evento dedicato al settore, e questa visione si traduce anche nell’organizzazione di un prestigioso concorso internazionale che si svolge in parallelo alla fiera.
Vogliamo rafforzare il legame tra il mondo dell’olio e la ristorazione, perché aiutano a diffondere cultura e a valorizzare i prodotti italiani nel mondo. SOL2EXPO sarà anche un hub di formazione, con un ricco programma di workshop, seminari e convegni, per offrire alle imprese conoscenze strategiche e nuove opportunità di crescita. Andiamo un po’ fuori dal discorso più strettamente business. C’è un motivo per cui Veronafiere è sempre stata storicamente legata al mondo dell’enogastronomia o è semplicemente una conseguenza del fatto che la stragrande maggioranza dell’eccellenza italiana risiede in quei mercati?
Le fiere molto spesso nascono e si sviluppano grazie ai distretti produttivi che vi sono sui territori. Veronafiere nasce nel 1898 con Fieragricola e Fieracavalli e fin dagli esordi la presenza del vino e dei prodotti agroalimentari era già forte al loro interno. Una vocazione che nel 1967 ha portato alla creazione di Vinitaly e che quest’anno si svilupperà ulteriormente grazie a SOL2EXPO.
Il Veneto è la prima regione in Italia per produzione vitivinicola ed export (2,8 mld di euro; 36% quota nazionale); Verona è capitale nazionale del turismo del vino, unica in Italia nella rete internazionale Great Wine Capitals; Verona, da novembre 2024, è anche ‘Città internazionale della vite e del vino’ dall’OIV, Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino. Questo ha favorito una crescita naturale di Veronafiere nel settore agroalimentare, rendendola un punto di riferimento internazionale per la promozione delle eccellenze italiane.
Passiamo a qualche spunto più personale. Ho avuto il piacere di scambiare qualche parola con alcuni elementi del suo staff. Ho chiesto loro di definirla con un aggettivo: mi hanno detto “lungimirante”, “carismatico”, “appassionato”, “empatico”. In quale tra questi aggettivi si riconosce e perché?
Se dovessi sceglierne uno, direi “appassionato”, con un duplice significato. Da un lato, perché la passione è il motore di tutto: avere a cuore qualcosa stimola la creatività e fa affrontare le cose con energia. Dall’altro, perché la passione è strettamente legata alla motivazione, è l’incentivo a migliorare continuamente, a guardare oltre e a dare sempre il massimo, sia a livello personale che professionale.
Finora abbiamo parlato di vino e di ristorazione: qual è il suo rapporto con nostra cucina?
La tavola è uno dei piaceri della vita, soprattutto quando è condivisa. La cucina è relazione, è stare insieme, è un momento in cui si stringono legami, si intrecciano storie, si fanno vivere tradizioni. Il nostro paese è custode di un patrimonio enogastronomico straordinario, fatto di eccellenze che sanno unire e raccontare la nostra cultura in ogni piatto e in ogni vino.
Mi piacerebbe conoscere il suo piatto preferito, e con quale vino ama abbinarlo. È un piatto legato ad un ricordo particolare?
Non ho un piatto preferito, che mi piaccia più degli altri, dipende molto dai momenti, dalla stagionalità e dai luoghi. Di sicurò, però, ce n’è uno a cui sono particolarmente legato per tradizione familiare: la lepre cucinata con pinoli e aromi e servita con la polenta. È una ricetta che nella mia famiglia si tramanda da generazioni, nata ai tempi delle Guerre d’Indipendenza, quando i soldati francesi di stanza sul nostro territorio utilizzavano la casa dei miei antenati come punto di appoggio. I loro cuochi hanno lasciato questa ricetta che ancora oggi mia madre propone nelle occasioni importanti, servita con il Bardolino, come era solito accompagnarla mio padre.
Verona a novembre 2024 è tornata alla ribalta sulla scena gastronomica internazionale grazie al conseguimento delle 3 Stelle Michelin da parte del ristorante Casa Perbellini. Quanto ritiene sia importante la proposta enogastronomica di qualità per attrarre turisti italiani e stranieri?
La terza stella Michelin significa diventare una destinazione d’eccellenza, e Casa Perbellini porterà a Verona sempre più persone desiderose di vivere questa esperienza. Perbellini ha compiuto un percorso straordinario, lavorando con dedizione negli anni, e il suo successo è motivo di orgoglio per la città e un valore aggiunto per tutto territorio. La ristorazione di qualità è un elemento chiave per attrarre visitatori; non a caso molti buyer prenotano con mesi di anticipo i ristoranti veronesi prima di partecipare alle nostre fiere. I ristoranti italiani sono veri ambasciatori del nostro vino: attraverso carte prestigiose e il racconto di sommelier e camerieri, offrono non solo un’esperienza gastronomica, ma anche un’occasione di conoscenza e valorizzazione delle eccellenze enologiche e dei territori di appartenenza.
Qual è l’augurio che si fa per il 2025?
Difficilmente le numerose tensioni internazionali potranno risolversi tutte velocemente, il mio augurio, comunque, è che si trovino soluzioni diplomatiche per far cessare i conflitti. L’auspicio è che i mesi futuri favoriscano il dialogo, la cooperazione internazionale e un rinnovato slancio per la crescita economica, a beneficio di tutti.
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