Un nuovo provvedimento contro il caro bollette
L’inflazione in Italia è scesa dall’oltre 12% registrato nel pieno della crisi energetica a circa l’1%, ma il costo delle utenze domestiche continua a pesare sui bilanci delle famiglie. Secondo i dati di Assoutenti, le tariffe del gas sono ancora più alte del 21% rispetto allo scorso anno, con un incremento medio annuo di 309 euro per famiglia. Un trend che, se non arginato, rischia di erodere il potere d’acquisto degli italiani, già provati dall’aumento del costo della vita.
Durante il question time al Senato, Giorgetti ha assicurato che “nelle prossime settimane un provvedimento con riferimento alle dinamiche dei prezzi dovrà essere assunto”. Il ministro ha sottolineato che il rincaro delle bollette non dipende dal governo, ma da fattori speculativi esterni, evidenziando la necessità di un dibattito sul passaggio al libero mercato nel settore elettrico.
Negli ultimi mesi, infatti, la fine del mercato tutelato ha esposto molti consumatori a forti oscillazioni dei prezzi, aggravando la situazione per chi fatica a sostenere i costi dell’energia. Il governo è ora chiamato a valutare strumenti per mitigare l’impatto delle fluttuazioni di mercato, senza però tornare a un regime di prezzi regolati dallo Stato.
Le imprese alle prese con nuovi obblighi assicurativi
Oltre al nodo bollette, le imprese dovranno affrontare una nuova sfida normativa. Il decreto Milleproroghe, attualmente in discussione al Senato, impone alle aziende di stipulare contratti assicurativi per rischi catastrofali entro il 31 marzo 2025, eliminando la possibilità di una proroga. Si tratta di un ulteriore aggravio economico, in un momento in cui la crescita del Pil italiano mostra segnali di rallentamento.
Salta anche la proroga del concordato biennale, con il Senato che ha approvato un emendamento che riapre la rottamazione quater solo per chi è decaduto dal beneficio per mancato pagamento delle rate.
Trump e i dazi: Confindustria lancia l’allarme
Se sul fronte interno l’Italia lotta contro il caro energia, a livello internazionale incombe la minaccia di nuovi dazi commerciali dagli Stati Uniti. Secondo indiscrezioni il presidente Donald Trump starebbe valutando una politica protezionistica più aggressiva, con l’introduzione di dazi su acciaio, auto e altri settori chiave dell’export europeo.
Confindustria ha espresso forte preoccupazione per il possibile impatto sull’industria italiana, che ha negli Stati Uniti il principale mercato extra-UE per le esportazioni di beni e servizi. Il presidente Emanuele Orsini ha dichiarato che “i dazi rappresentano uno strumento estremamente distorsivo e nel caso dell’Italia le connessioni economiche sono profondissime”.
Secondo una nota del Centro Studi Confindustria, nel 2024 l’Italia ha esportato beni negli USA per circa 65 miliardi di euro, con un surplus commerciale di quasi 39 miliardi. Settori particolarmente esposti includono bevande, automotive e farmaceutica, comparti strategici per l’economia italiana.
Finora, il governo Meloni ha puntato su un approccio diplomatico con Washington, cercando di evitare misure punitive nei confronti dell’Italia. Tuttavia, le recenti dichiarazioni di Trump sembrano allontanare questa possibilità, aprendo la strada a una guerra commerciale che potrebbe avere effetti devastanti sul manifatturiero italiano.
Quali scenari per il futuro?
Il governo si trova dunque a un bivio: da un lato deve gestire le difficoltà economiche interne, tra caro bollette e nuove misure fiscali per le imprese, dall’altro deve prepararsi a un possibile scontro commerciale con gli USA.
La risposta di Bruxelles ai nuovi dazi è ancora incerta: mentre la Commissione Europea valuta possibili misure di ritorsione, l’Italia sembra preferire la via del dialogo.
Nel frattempo, famiglie e imprese italiane attendono risposte concrete per fronteggiare i rincari e proteggere la competitività del sistema produttivo nazionale.
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