Piano Governo contro caro bollette. Elezioni venete bloccano estrazioni gas. Nucleare attrae 109 miliardi investimenti IA Francia

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Il piano del Governo contro il caro bollette. Le elezioni venete potrebbero essere responsabili del blocco alle estrazioni di gas. Il nucleare francese attrae 109 miliardi di euro di investimenti in data center per l’IA. La rassegna Energia

Il piano del Governo contro il caro bollette punta principalmente sulla sospensione della tassa sulle emissioni di CO2. La strategia di aiuti a imprese e famiglie prevede anche la riduzione, fino all’azzeramento, della differenza di prezzo che si registra sul mercato all’ingrosso italiano rispetto a quello del Ttf di Amsterdam. Le elezioni regionali in Veneto potrebbero essere responsabili del blocco alle estrazioni di gas nel Medio Adriatico. Infatti, la possibilità di coltivare giacimenti nell’Adriatico ad almeno 9 miglia dalla costa è stata cancellata. Il nucleare francese attira i data center. Infatti, il presidente Macron ha annunciato che investitori privati spenderanno 109 miliardi di euro in Francia per la costruzione di infrastrutture e software per l’Intelligenza Artificiale. La rassegna Energia.

BOLLETTE, IL PIANO DEL GOVERNO

“La griglia delle misure è stata già disegnata. Fa la spola tra il ministero dell’Economia e il dicastero dell’Ambiente. Ecco il piano del governo contro il caro bollette: aiuti alle famiglie e alle imprese attraverso un ventaglio di opzioni che impatti sui prezzi dell’energia. In testa alla lista c’è la sospensione della tassa sulle emissioni di CO2. Tocca al titolare del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, annunciare i lavori in corso. «Nelle prossime settimane dovrà essere assunto un provvedimento con riferimento alle dinamiche dei prezzi», dice nell’aula del Senato rispondendo a un’interrogazione di Matteo Renzi. La traccia dell’intervento: «L’andamento dei prezzi dell’energia, in particolare delle bollette – sottolinea il ministro – non dipende dal comportamento del governo ma da dinamiche che talvolta hanno anche caratteristiche speculative». Ecco perché tra le misure allo studio c’è la riduzione, fino all’azzeramento, della differenza di prezzo che si registra sul mercato all’ingrosso italiano rispetto a quello del Ttf di Amsterdam”, si legge su La Repubblica.

Contabilità

Buste paga

 

“Si allontana, invece, lo sblocco del gas release, il meccanismo che autorizza il Gse a comprare da chi produce in Italia il metano da rivendere alle imprese gasivore a prezzo calmierato. Le autorizzazioni per le estrazioni sono ferme, in particolare nell’Alto Adriatico: la catena è inceppata. Accelera l’energy release, lo schema che assegna elettricità a prezzi calmierati alle imprese energivore in cambio dell’installazione di impianti da fonti rinnovabili. Poi c’è la carta pesante: la sospensione della tassa sulle emissioni di anidride carbonica. È il contributo che i produttori con fonti fossili (carbone e gas) devono pagare per compensare le maggiori emissioni: il congelamento dell’imposta ridurrebbe il prezzo all’ingrosso sul mercato con effetto conseguente sulle bollette. Ma i costi dello stop sono importanti. Come quelli dell’azzeramento degli oneri di sistema e della riduzione dell’Iva sul gas al 5%: il ripristino del pacchetto contro il caro energia del governo Draghi appare difficile. Dal Mef arrivano messaggi di prudenza sui tempi dell’intervento, ma l’urgenza non è in discussione. Il perché lo spiega Giorgetti: «Se il governo fa un grande sforzo per dare più soldi in busta paga ai lavoratori dipendenti con reddito medio- basso, ma poi l’aumento dei prezzi delle bollette se lo divora, questo va circoscritto e delimitato »”, continua il giornale.

GAS, ELEZIONI VENETO BLOCCANO ESTRAZIONI

“Dopo 23 mesi di calo ininterrotto della produzione industriale causato anche dai prezzi del gas, gli industriali chiedono ogni giorno provvedimenti urgenti. Una possibilità di intervenire rapidamente ci sarebbe, ma sembra che nessuno abbia il coraggio di metterci mano. Nel 2022, il governo Draghi varò la cosiddetta gas release: un meccanismo per consentire lo sfruttamento delle risorse nazionali di gas, destinando le produzioni aggiuntive prioritariamente ai consumatori gasivori. Questi potrebbero garantirsi contratti a lungo termine a un prezzo stabilito basato sul costo di produzione, in esito a procedure concorsuali. (…) era stata prevista la possibilità di coltivare giacimenti nel Medio Adriatico, a una distanza di almeno 9 miglia dalla costa (…) mentre i prezzi del gas riprendevano a crescere, questa possibilità è stata cancellata, svuotando di fatto la gas release”, si legge su Il Foglio.

“Pochi giorni fa, in un convegno sul tema, il presidente della commissione Attività produttive della Camera, il leghista Alberto Gusmeroli, ha parlato esplicitamente del gas che si trova sotto l’Adriatico, puntando il dito contro la tentazione del Nimby. (…) Il sospetto è che il blocco della gas release sia legato alle prossime elezioni regionali venete: ma non è un comportamento da mona tenere l’industria italiana (inclusa quella veneta) ostaggio della politica locale?”, continua il giornale.

ENERGIA, LA FRANCIA ATTIRA I SOLDI DEI DATA CENTER CON IL NUCLEARE

“Nei giorni scorsi il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di nuovi investimenti in Francia nei prossimi anni, per un ammontare complessivo di 109 miliardi di euro, da parte di investitori privati su infrastrutture e software per l’intelligenza artificiale. Va detto che già ora la Francia è il paese Ue con la quota maggiore di investimenti nel settore, sebbene, nel loro complesso, gli investimenti europei siano ancora incomparabili con quelli negli Stati Uniti e in Cina. Macron ha aggiunto che in Francia sono stati individuati 35 siti idonei a ospitare data center, e che il fondo canadese Brookfield è pronto a investire 20 miliardi di euro per costruirne uno nel nord del paese. Sappiamo del resto che i data center, tanto più in ragione del largo uso che ne fa l’intelligenza artificiale, hanno un elevato consumo di energia elettrica per l’alimentazione di server, sistemi di raffreddamento e infrastrutture di rete. L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) stima che essi siano responsabili dell’1,5 per cento circa dei consumi mondiali di energia elettrica. Un altro 0,4 per cento è destinato al cosiddetto mining delle criptovalute. (…) Insomma, quello dei data center e, più in generale dell’intelligenza artificiale, è un settore ad alto valore aggiunto sul quale l’Unione europea è in grave ritardo e deve colmare il gap con Stati Uniti e Cina, come ha ammesso la presidente della Commissione Ursula von der Leyen martedì scorso, annunciando un piano di investimenti da 20 miliardi di euro che ne mobiliterà in tutto 200. Ma è anche un settore energivoro, in quanto caratterizzato da infrastrutture che hanno bisogno di energia elettrica abbondante, continua ed economica, che tuttavia non possiamo permetterci di delocalizzare, come abbiamo fatto, deliberatamente o alla chetichella, con alcune produzioni industriali pur strategiche. Questo impone di ripensare le priorità della politica europea anche in tema di energia, a cominciare dalla previsione della domanda elettrica, che dovrà sostenere non solo l’elettrificazione di settori tradizionali, come i trasporti e il riscaldamento, a motivo della decarbonizzazione, ma anche un consumo aggiuntivo, con caratteristiche di continuità, sinora poco presente nei conteggi e ancor meno nella valutazione razionale degli scenari di produzione. (…) Energia elettrica che, nel prossimo futuro, invece di essere esportata, potrebbe essere ceduta con contratti bilaterali dal produttore Edf (Électricité de France) direttamente ai data center localizzati in Francia, a potenza costante, come serve, e a prezzi estremamente competitivi”, si legge su Il Foglio.

“E gli altri paesi europei sono tagliati fuori? Dipende dal mix di generazione elettrica. Paesi come Svezia e Finlandia, con abbondante idroelettrico e nucleare, fonti continue e competitive sono anch’essi avvantaggiati. Lo diverrà presto il Regno Unito, se il primo ministro laburista Keir Starmer terrà fede ai suoi intenti di facilitare e accelerare la costruzione di nuove centrali nucleari e potrebbe tornare a esserlo la Germania se, come annunciato dal leader della Cdu Friedrich Merz, dopo le elezioni saranno riavviate alcune di quelle improvvidamente spente e ne verranno costruite di nuove. E l’Italia? Beh, se il governo Meloni davvero lo volesse, entro sei mesi potremmo avere pronta la normativa per avviare al più presto la costruzione di un nuovo parco nucleare. E, nel frattempo, i data center possono rientrare tra i settori energivori cui destinare energia idroelettrica ceduta con contratti di lungo termine dagli impianti per i quali vanno rinnovate le concessioni, attuando finalmente il disaccoppiamento dal prezzo del gas”, continua il giornale.



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