La guerra delle querele – Ragusa Oggi

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Una guerra a suon di querele in cui ognuna delle parti in causa esprime la propria posizione. Il direttore generale attuale della ex Provincia, nominato dalla commissaria pro tempore Patrizia Valenti e legato al suo mandato, l’avvocato Nitto Rosso, querela il senatore Giovanni Mauro, il deputato all’ars Nello Dipasquale e altre tre persone (e nel mezzo forse anche qualche giornalista visto che annuncia esposto all’Ordine) per diffamazione a fini di estorsione;  l’onorevole Dipasquale valuta iniziative giudiziarie da intraprendere e il senatore Mauro ha già dato mandato ai legali di procedere contro l’avvocato Rosso. Una duplice conferenza stampa a distanza di un’ora l’una dall’altra. Prima l’avvocato Rosso, in un’aula – nonostante si trattasse di conferenza stampa e su questo l’Ordine dei giornalisti nel rispetto della professione potrebbe intervenire – gremita di dipendenti in “permesso timbrato” assicurano, poi Dipasquale sulle scale esterne del palazzo con autorizzazione della questura per il diniego della sala interna.

“Da un paio di giorni subisco dalla stampa degli attacchi che sono sotto gli occhi di tutti e mi chiedo se ho fatto qualcosa per meritarmelo”. Un periodo di riflessione e un momento di scoramento, esordisce il direttore generale della provincia, Nitto Rosso che accenna anche alla sua “famiglia allargata fatta anche di una azienda con trenta dipendenti, in crescita, con un fatturato di circa sei milioni di euro. Una azienda che io ho fondato e che non ho potuto più dirigere perché ho scelto il ruolo di manager pubblico”.

Nella premessa l’oggetto dell’attacco del deputato dal Pd all’Ars, Nello Dipasquale, vanno tenuti a mente i numeri. Facciamo però un passo indietro.

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Oggetto delle critiche piovute sul Libero consorzio tra i comuni, per intenderci, l’ex provincia, è in particolare un bando pubblico per l’assunzione a tempo indeterminato del dirigente amministrativo dell’ente, il ruolo che ricopre – a termine e legato appunto al mandato della commissaria Patrizia Valenti – l’avvocato Nitto Rosso e per il quale sarebbe risultato l’unico, con i requisiti previsti, ammesso alle procedure concorsuali tra i 9 partecipanti. La versione dell’avvocato Rosso, è testualmente la seguente:

“L’anno scorso abbiamo stabilizzato il ragioniere generale dell’ente; per stabilizzarlo dobbiamo procedere ad un concorso pubblico esterno. La struttura non ha un dirigente amministrativo da anni, forse io sono stato l’ultimo nel 2013. Così la commissaria Valenti mi ha detto che doveva procedere necessariamente a fare dei concorsi perché l’ente è passato da 482 risorse umane a 260”, spiega Rosso. “Abbiamo approvato un PIAO, piano occupazionale, condiviso con i comuni che approvano il bilancio e la copertura finanziaria del piano occupazionale, e chiedono contro di cosa si fa, partecipano direttamente alla vita dell’ente. Il piano lo approva l’assemblea dei sindaci e il presidente (la commissaria ndr) della provincia. Io in questo non ho un ruolo. Se mi si chiede di firmare la regolarità tecnica del concorso, non posso esimermi. Fatto questo, ho inviato una nota al presidente della provincia dicendo di sollevarmi da ogni attività perché nell’ipotesi di un concorso per dirigente amministrativo avevo manifestato la mia intenzione a partecipare. L’amministrazione mi ha sollevato da tutti gli incarichi inerenti quel concorso e ha nominato un altro rup, il segretario generale, persona di grado più alto amministrativo all’interno dell’ente. Ho partecipato al concorso insieme ad altre 8 persone. Cosa succede a loro, a me non è dato sapere perché la partecipazione è segreta, coperta dalla privacy. Scrivere che sto partecipando a questo concorso è una violazione penale della legge. Non si può conoscere il nome di una persona se non prima che il concorso si sia concluso. Tanto che pubblichiamo il numero di ingresso di protocollo e non il nome. Non capisco perché questo accanimento verso di me. Probabilmente questo posto doveva essere riservato ad altra persona, forse qualcuno aveva pensato di prometterlo ad altre persone”. E aggiunge: “Ho depositato una denuncia per estorsione. Sono sottoposto a ricatto continuo; mi si chiede di trovare soluzioni occupazionali per una persona che ha necessità di venire a lavorare presso questo ente come dirigente perché non si accontenta di altre situazioni”.   

Poi, l’avvocato Nitto Rosso entra nel dettaglio. “Non ho questo potere e questa possibilità e non posso parlare alla dottoressa Valenti di questa circostanza. La dottoressa Valenti ha ricevuto delle pressioni che mi ha confidato, in questo ambito, ma anche lei ha risposto che non è possibile”. Quindi la querela: “Avviso l’amministrazione giudiziaria che il proprietario del giornale “L’identità”che mi ha diffamato, il senatore Giovanni Mauro mi ha invitato a casa sua il 20 novembre, chiedendomi bonariamente e senza alcuna minaccia, di conciliare una possibile occupazione per tacitare questa persona. Ho ribadito che non era il momento opportuno e non era il suo momento e ho detto anche, e sono sicuro che lo hanno registrato, che era il mio momento, perché quello che sto facendo per la collettività non ha precedenti e che se io lo inficiassi con delle azioni di questo tipo farei cadere la bontà della nostra azione. Risposta probabilmente non gradita e da questo giornale ho ricevuto tre attacchi”.

Il senatore Giovanni Mauro che abbiamo contattato anche telefonicamente risponde a stretto giro: “Mente sapendo di mentire, che amarezza. Ripercorrendo la mia chat whatsapp con Nitto Rosso, ritrovo che proprio il 20 novembre 2024 alle ore 18.33, fu lui a scrivermi per chiedere a me un incontro per l’indomani alle ore 17, volendomi sottoporre una sua problematica. E il tema lo ricordo bene. L’incontro è effettivamente avvenuto a casa mia il giorno successivo, e sarò ben lieto di poter riferirne i contenuti all’autorità che riterrà di indagare su questa penosa vicenda”. La conclusione è che il senatore Mauro comunica “di avere già conferito mandato ai miei legali per predisporre querela per diffamazione in danno di Nitto Rosso”.

Veniamo alla versione di Dipasquale: “Ieri in aula all’Ars abbiamo fatto un ordine del giorno dove abbiamo chiesto a tutti i commissari dei liberi consorzi di sospendere tutte le procedure concorsuali. Ci troviamo a pochi mesi dalle elezioni dei liberi consorzi. La proroga di questi mesi serve non per mettere le province nelle condizioni di fare la ordinaria amministrazione dal momento che a aprile doveva esserci l’elezione di secondo grado dei vertici del libero consorzio, un momento elettorale importante, ma hanno messo mano ai concorsi, con procedure concorsuali di cui ci siamo accorti grazie alla stampa”. E sul bando in particolare dice: “La notizia che l’attuale direttore generale, l’avvocato Nitto Rosso fosse rimasto l’unico partecipante al concorso di dirigente amministrativo dello stesso ente, ha suscitato la mia attenzione. Come mai così fortunato? E facendo accesso agli atti mi sono reso conto che la fortuna parte da lontano: dal bando che viene fatto dal commissario e che in deroga al regolamento non viene pubblicato in Gazzetta ufficiale o nel portale della Pubblica amministrazione ‘per mutate sensibilità comunicative’. Si prevede di dare accesso a quei dirigenti di azienda che avevano almeno 20 dipendenti, e almeno 4 milioni di euro di fatturato. Vorrei avere il commissario qui per farmi spiegare questi elementi: Amministrando un ente in questo caso con 250 dipendenti e oltre 200 milioni di fatturato come mai si scelgono numeri così bassi? Certo l’avvocato Rosso è fortunato a potere partecipare al bando proprio perché il fatturato dalle visure è 4 milioni e 950 mila euro e ha 30 dipendenti. Se fossi stato il commissario avrei messo un requisito di almeno il 50 per cento del fatturato della provincia e almeno la metà dei dipendenti. Non dico che il bando sia illegittimo o che sia stato ritagliato ad hoc ma andava fatto diversamente”. Dipasquale poi dice che il direttore generale Rosso, ha avocato a se  il ruolo “di responsabile delle risorse umane, prevedendo nella pianta organica e il piano triennale delle assunzioni anche il suo posto di dirigente amministrativo. Io non avrei mai partecipato alla individuazione di un posto per un concorso a cui avrei partecipato. Su opportunità a trasparenza non lo condivido e lo ripeterò fin quando campo”. Dubbi anche sulla tempistica, per Dipasquale. “Il concorso viene pubblicato il 18 dicembre per 10 giorni, per carità, è legittimo ma quando si fa un concorso del genere, un sindaco, un commissario devono garantire la massima trasparenza e un termine adeguato a garantire massima partecipazione. Dieci giorni sono pochi e in quel periodo con 5 giorni in mezzo di ferie, chi lo doveva vedere quel bando? In sintesi, si è fatto tutto rispettando la legge ma non va bene in termini di opportunità e trasparenza che è obbligo dei politici, dei sindaci, della commissaria che non ha un ruolo insindacabile. Ora ci sono anche altri concorsi che stiamo attenzionando come quello dell’addetto stampa che taglia fuori i pubblicisti, limitando la partecipazione. E per il concorso per il funzionario amministrativo non vorrei avere delle sorprese, magari è un altro fortunato, un ex politico, qualche politico che non è stato fortunato in politica. Tutto legittimo, non spetta a me ma le procedure e i criteri così non vanno bene perché limitano la partecipazione”. Sul fatto riferito da Rosso, che Dipasquale abbia sussurrato alla commissaria Valenti di ritirare il bando, lo stesso Dipasquale sostiene di averlo detto pubblicamente.   

Nitto Rosso sull’ordine del giorno con il quale si chiede alla commissaria e al presidente della Regione di sospendere le procedure concorsuali, sostiene: “Vero che sono politicamente esposto perché ho compito importante di dirigere questo ente, vero anche che si può avere idee diverse su opportunità di celebrare concorsi pubblici in questo momento. Ho appreso ieri che Ars ha approvato mozione che chiede al presidente della Regione di rinviare o sospendere o annullare tutti i concorsi  pubblici indetti dai commissari delle province. Non ho il potere né di censura né di critica ma sono felice che la questione sia stata rimessa ad un potere che poi è quello da cui deriva la nomina del commissario e anche la mia. Questo è atteggiamento costruttivo che porta ad iter istituzionale. Chiedere alla Valenti all’orecchio di revocare  il concorso dopo avere diffamato è una estorsione. La Valenti ha applicato la legge cercare di estorcere un comportamento contrario ai propri doveri d’ufficio attraverso uso di minacce o fatti ingiusti, e la diffamazione, la ricostruzione falsata di come sono avvenuti i fatti è un fatto ingiusto, è estorsione” e conclude: “Il concorso ha tutti i requisiti di legge tanto che fino ad ora non ci sono stati ricorsi al giudice amministrativo o penale. Ma siccome il concorso è legittimo e nessuno può dire che sia stata violata la legge a questo punto allora diventa diffamazione e accanimento. Va bene la critica politica ma la ricostruzione falsata per costruire clima di odio e aspettative false non è critica politica”.  Secondo Rosso, richiesta irricevibile dal presidente della Regione: “Mi consta che il senatore Schifani abbia detto che è proposta irricevibile e illegittima perché è come se la politica dicesse ‘non fare i concorsi perché li vogliamo fare noi’. Penso sia irricevibile, comunque sono felice che la questione sia rimessa nelle mani del presidente”. 

IL CASO DELLE DIMISSIONI E DELLA SOLIDARIETA’

Oggi tra le cose che potevano accadere, più di qualcuno si aspettava le dimissioni di Nitto Rosso“Ieri ho pensato di dimettermi – dice Rosso – ma stanotte ho ricevuto 200 messaggi di solidarietà;  tra questi Maria Monisteri  sindaco di Modica, Salvatore Pagano sindaco di Monterosso, Gianfranco Fidone, sindaco di Acate, della deputata Stefania Campo non vicina politicamente a me ma di grande cultura (che non ha firmato l’ordine del giorno di Dipasquale ndr) . Vorrei citare anche onorevole Nino Minardo che solidarizza e il senatore Salvo Sallemi con cui ho condiviso anche molte iniziative strategiche” e aggiunge: “Il sindaco con cui ho il miglior rapporto, e con cui ho collaborato più di tutti è il sindaco Aiello, non vicino alle mie idee ma io devo guardare al colore del sindaco o alla quantità di problemi che quel sindaco ha? Il sindaco Aiello è stato il primo ad essere da me informato; sono andato al Comune di Vittoria per notificargli questa mia intenzione e ha fatto di tutto per dissuadermi dalle dimissioni”.

Poi però il sindaco Aiello era al fianco Di Dipasquale alla conferenza stampa esterna alla provincia. “UN conto è la solidarietà umana e per sonale, un conto è quella politica”, dice sentito sull’argomento. Dopo poco arriva una nota alla stampa: “Condivido in pieno ciò che l’on. Dipasquale sta facendo e sono convinto che sia stata intrapresa la strada giusta. A livello  personale, nel corso di un mio incontro con Nitto Rosso,  gli ho espresso personalmente, nel mio Ufficio a Vittoria alla presenza di altre persone, solidarietà per le annunciate dimissioni. Oggi ho inteso fare chiarezza, tramite questo comunicato, perché ho avuto l’impressione che la mia disponibilità e il mio rammarico per le dimissioni, sia motivo di confusione. A livello politico, infatti, condivido l’azione portata avanti dal PD”.

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