Dilemma Milano: sanare abusi o tagliare servizi

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Lega, Fi e Fdi vogliono il condono tombale sulle irregolarità urbanistiche oggetto di indagini giudiziarie. Per il Pd è un rompicapo. In ballo ci sono la città e il sindaco Sala

Salvarla o non salvarla? Il verbo definisce l’allarme politico-giudiziario creato intorno al caso Milano, in un contesto dove le tensioni giudiziarie e politiche già abbondano. Il disegno di legge 1309 “SalvaMilano” è diventato un match local-nazionale che si svolge sia nel consiglio comunale di palazzo Marino, sia in Senato, dopo il voto favorevole della Camera. Secondo i pronostici, la partita di palazzo Madama dovrebbe chiudersi entro i primi di marzo. Più difficile prevedere il risultato. Il voto consiliare di lunedì 10 febbraio ha dato via libera a una sanatoria generale sugli abusi edilizi che hanno alimentato una bolla immobiliare senza precedenti. E questo in una città dove da mezzo secolo i prezzi al metro quadrato conoscono soltanto la freccia verso l’alto. 

 

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Ma la capitale del Nord, vittima del suo stesso successo, è soprattutto il caso di scuola di un Pd che tenta di tenere insieme i pezzi centrifugati dalle elezioni politiche del 2022. Mentre la destra promette, o minaccia, di salvare il sindaco Beppe Sala, che nel Pd vede il suo «socio di riferimento», con una terminologia significativamente più adatta al consiglio di amministrazione di una grande azienda di real estate che alla giunta del secondo centro metropolitano d’Italia, i democratici si barcamenano fra l’osservanza delle leggi in vigore e lo spauracchio di perdere il governo della città.

 

Che farà Elly Schlein? La segretaria del Pd è presa fra i due fuochi di un ddl sul quale la destra ha messo il cappello e le pulsioni eretiche di Sala, che potrebbe unirsi al partito trasversale del Terzo Mandato animato dal presidente campano Vincenzo De Luca e dal veneto Luca Zaia.

 

A Milano si voterà nella primavera del 2027, con uno slittamento di alcuni mesi rispetto alla scadenza dell’ottobre 2026 fissato da una circolare del Viminale dello scorso dicembre. Due anni sono lunghi in politica ma la magistratura è già scesa in campo. A fine gennaio sono stati rinviati a giudizio otto fra imprenditori, progettisti, tecnici e funzionari pubblici. Il processo per le torri di Via Stresa, nato da una denuncia dei residenti, partirà l’11 aprile 2025. L’edificio più alto, che misura 82 metri, era stato presentato come una ristrutturazione edilizia quando, secondo i pm Paolo Filippini, Marina Petruzzella e Mauro Clerici, era una lottizzazione abusiva in violazione del piano regolatore.

 

L’intervento dei giudici, sostengono le associazioni dei costruttori e lo stesso sindaco, ha paralizzato 150 cantieri e un’attività che non vuol dire soltanto posti di lavoro ma anche incassi per il Comune dagli oneri urbanistici da un mondo di irregolarità che partono da una semplice Scia, acronimo di segnalazione certificata di inizio attività. Oltre a via Stresa, ci sono le Park Towers di Crescenzago e lo Hidden garden – il giardino nascosto per chi non parla la prima lingua di Milano –, un palazzo di sette piani sorto dentro un cortile in zona Città studi. L’abusivismo è andato a traino dei grandi interessi immobiliari in una delle aree urbane più costose d’Europa e dei grandi progetti avviati nei dintorni di Expo2015, dove Sala era commissario unico su nomina del premier Enrico Letta, e poi accelerati dai Giochi invernali di Milano-Cortina 2026.

 

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Questi interventi dovrebbero trasformare Milano in una città a 15 minuti, «quella in cui ogni cittadino ha la possibilità di avere ciò di cui ha bisogno a breve distanza da casa», secondo l’annuncio del 2022. La realizzazione dei nuovi grandi piani non sempre è andata bene. Il progetto Bosconavigli sei mesi fa è costato un avviso di garanzia all’architetto Stefano Boeri. Per l’autore del Bosco Verticale e per il collega Cino Zucchi, a gennaio 2025 la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari. L’inchiesta riguarda la presunta turbativa d’asta della gara per la biblioteca europea Beic. A novembre 2024 la Finanza ha perquisito l’ufficio di Ada De Cesari, ex assessora della giunta Pisapia, per un’indagine sullo sviluppo immobiliare di via Lamarmora. 

 

Nelle aree che hanno ospitato l’Expo, il distretto dell’innovazione Mind e la nuova sede dell’Irccs Galeazzi rimangono difficili da raggiungere, considerato che una struttura ospedaliera lavora 24/24. MilanoSesto è tornato recentemente di attualità quando si è annunciato che ospiterà le Cirque du soleil fino a giugno. Magari tornerà di moda lo stadio di Inter e Milan, se non si chiuderà la cessione di San Siro che Sala vuole mettere a segno entro il mese sulla base di una valutazione dell’area di 197 milioni di euro certificata dall’Agenzia delle entrate. Bisognerà fare i conti con le proprietà dei due club. Non sarà semplice se si pensa che fino a pochi mesi fa uno degli interlocutori era il gruppo Suning, controllante cinese dell’Inter finita in una bancarotta annunciata, quanto meno, da L’Espresso.

 

Anche sullo stadio i giudici vogliono vederci chiaro. Manfredi Palmeri, che abbina la poltrona a palazzo Marino con il posto al Pirellone, dove è stato eletto con la lista Lombardia migliore di Letizia Moratti in appoggio al presidente Attilio Fontana, è inquisito per i parcheggi di San Siro come consigliere della società di gestione M-I stadio. È l’ennesima grana per la giunta che nel 2019 aveva deliberato la Ztl per partite e concerti ma non l’ha mai fatta partire. Intanto, mentre il cemento aumenta, il verde declina. Nello scalo ferroviario di Porta Romana, sede del villaggio olimpico per i Giochi di Milano-Cortina, è stata abbandonata l’idea della Foresta sospesa, un progetto a imitazione dello Chemin vert parigino. Motivo? Costa troppo. E, si può aggiungere, non rende niente. Eppure la giunta non ha badato a spese quando ha messo in atto un buyout inopinato dei soci privati della Metro 4 (WeBuild e Hitachi Rail) per 225 milioni di euro a dicembre 2023.

 

In una situazione critica sotto molti aspetti il sindaco ha dovuto incassare una serie di addii più o meno programmati. Il più mediatizzato riguarda il consigliere per la sicurezza Franco Gabrielli. L’ex capo della polizia che si è detto «stanco di fare il San Sebastiano» e ha lasciato pochi giorni fa. Per i ruoli burocratici che contano dal primo gennaio è uscito il segretario generale, il palermitano Fabrizio Dall’Acqua che andrà a Roma a lavorare per la struttura commissariale sui beni confiscati alle mafie. A metà del 2024 è cambiato anche il capo di gabinetto del sindaco. L’allora capogruppo Pd, Filippo Barberis, ha sostituito Mario Vanni che se ne era andato quasi un anno prima per approdare alla società di consulenza Spencer Stuart.

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In questo quadro l’alternativa al SalvaMilano è il taglio dei servizi nel 2026, a partire da quel trasporto locale essenziale per la città a 15 minuti. Lo ha annunciato lo stesso sindaco giorni fa, quando ha inaugurato la sua rubrica su Rtl 102,5 di Lorenzo Suraci, che nel 2016 acquistò la concessione di Radio Padania libera da Matteo Salvini per 2 milioni di euro. La rubrica si chiama “Beppe Sala a tutto campo”. Quale campo, non è del tutto chiaro.



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