Napoli, 13 febbraio 2025 – Due frenate sul campo, maturate in maniera molto dolorosa (gol incassato in pieno recupero in casa dalla Roma e pareggio deludente al Maradona imposto da un’Udinese che a tratti avrebbe meritato anche qualcosa di più), contemporanea riscossa dell’Inter nel secondo atto contro la Fiorentina, ma non solo: in queste giornate tutt’altro che positive per il Napoli le criticità aumentano di ora in ora e molte affondano le loro radici nella recente sessione di mercato che ha lasciato più di qualche mugugno. Quasi come un involontario contrappasso dantesco, proprio la corsia mancina degli azzurri, quella dove fino a poche settimane fa scorrazzava con alterne fortune Khvicha Kvaratskhelia, vive una profonda emergenza. Per il match dell’Olimpico contro la Lazio saranno infatti fuori causa in un colpo solo, a meno di recuperi lampo, Mathias Olivera, Leonardo Spinazzola e David Neres, l’ultimo ad aver raggiunto i compagni in infermeria: praticamente una sorta di epidemia che obbligherà Antonio Conte a provare a studiare qualche contromossa che giocoforza riguarderà gli uomini in campo, ma forse addirittura il modulo.
Le ipotesi con il 4-3-3
Nella prima ipotesi, quindi la permanenza del 4-3-3, al momento a sinistra c’è in piedi un solo ballottaggio a due che vede Giacomo Raspadori in pole position su Cyril Ngonge, con entrambi che sarebbero adattati in un ruolo non propriamente congeniale. Ironia del destino, un esterno mancino purosangue il Napoli lo ha a disposizione, seppur da pochi giorni, e risponde al nome di Noah Okafor. Tuttavia, ai microfoni di Radio Crc ci ha pensato lo stesso svizzero a risolvere l’arcano, confermando quanto si diceva da settimane, praticamente dalle visite mediche non superate con il Lipsia: attualmente l’ex Milan è alle prese con un ritardo della condizione fisica che lo vede praticamente fuori causa per quanto riguarda un’eventuale partenza dal primo minuto, a maggior ragione su un campo mai banale come l’Ollimpico e contro una Lazio che, tra Coppa Italia e gara di andata, ha già dimostrato di saper far male agli azzurri. Dunque, come già successo contro l’Udinese, per Okafor la prospettiva più rosea parla di un ingresso a partita in corso, magari stavolta con un minutaggio leggermente aumentato grazie al lavoro dei giorni scorsi. A Raspadori, con ogni probabilità, il compito di occupare una casella del campo diventata rovente e traballante dopo essere stata nelle ultime due stagioni una delle certezze fisse, prima nell’anno del tricolore e poi in quello del tracollo: in entrambi i casi vigeva la legge di Kvaratskhelia, nella buona e nella cattiva sorte della squadra e della vena proprio dell’ex numero 77, non esattamente il manifesto della continuità ma comunque sempre nel cuore di una piazza che ha provato ha metabolizzare al meglio e rapidamente la sua partenza. Quasi a voler punire chi ha osato cercare di girare pagina in maniera così repentina, mandando in archivio senza troppe cerimonie un altro dei simboli dello scudetto dopo averlo già fatto con Victor Osimhen, la sfortuna ci mette lo zampino mutilando tutti laterali mancini di ruolo. Come già successo diverse volte nella sua ormai lunga ma singhiozzante avventura in azzurro, potrebbe toccare quindi a Raspadori confermarsi sia un jolly che un talismano: un doppio compito ingrato per un giocatore che negli ultimi tempi non ha nascosto di reclamare più spazio e più considerazione dopo un apprendistato fin troppo lungo all’ombra del Vesuvio.
Le ipotesi con il 3-5-2
Ironia del destino, nonostante il ruolo ingrato di eterno rincalzo, quasi un tappabuchi, Raspadori sabato alle 18 all’Olimpico potrebbe partire comunque dalla panchina. Stavolta però non c’entrano particolarmente le gerarchie interne di un Napoli che non vedono mai il classe 2000 nelle primissime posizioni della griglia. Al vaglio di Conte c’è infatti anche un cambio di modulo per ovviare alla penuria di laterali mancini. L’idea alternativa del tecnico salentino per la gara dell’Olimpico è virare momentaneamente al 3-5-2, il modulo più utilizzato in carriera ma finito in soffitta in quella che è ormai da anni la patria del 4-3-3. La scelta ha premiato il Napoli capolista, che oggi è però chiamato a leccarsi diverse ferite, con quella dell’infermeria che è la più sanguinante. L’eventuale ritorno del 3-5-2 andrebbe di fatto a intaccare anche gli altri reparti, oltre all’attacco e alla disastrata corsia sinistra. Davanti toccherebbe al tandem composto da Romelu Lukaku e Matteo Politano, con quest’ultimo nelle vesti non proprie consuete di rifinitore. I quinti sarebbero Giovanni Di Lorenzo e Pasquale Mazzocchi, con quest’ultimo che potrebbe giostrare anche nel terzetto dietro in luogo di Juan Jesus, apparso in affanno nelle ultime uscite dopo un bimestre ad altissimi livelli. Certo, ora a disposizione c’è anche Alessandro Buongiorno, tornato ormai da giorni in gruppo, ma gettarlo nella mischia dopo una lunghissima assenza in una partita complicatissima potrebbe essere un azzardo troppo grande: specialmente in un momento in cui la Dea Bendata degli infortuni ha girato le spalle al Napoli. Meglio dunque andare sul sicuro, dove per ‘sicuro’ si intende limitare i danni in un momento di scelte forzate che sta scoperchiando una criticità della rosa nota da tempo, forse da ben prima del crollo in Coppa Italia proprio per mano della Lazio: la qualità delle seconde linee non è sempre all’altezza delle aspettative che il Napoli, via via, è stato bravo a costruirsi in stagione. Qualcosina è stato migliorato con il mercato di gennaio, ma forse non al livello auspicato da Conte per il futuro a breve termine e per quello più lontano che vedrà gli azzurri in ballo anche nelle competizioni europee. Discorsi prematuri: prima c’è da sfangare la trappola dell’Olimpico, campo che finora quest’anno tra Coppa Italia contro la Lazio e campionato, con il gol incassato all’ultimo secondo da Angelino, ha riservato più amarezze che gioie.Leggi anche – Mondiali sci 2025, Brignone oro nel gigante
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