Da anni un gruppo internazionale di economisti, politici ed esperti di fisco porta avanti e promuove studi e analisi per ribadire un messaggio molto semplice: il modo in cui si tassano le grandi imprese multinazionali e gli individui con patrimoni miliardari non funziona, perché ha portato a un madornale squilibrio tra il contributo fiscale richiesto a chi ha meno (classi medie comprese) e a chi ha di più. Al punto che oggi, secondo i calcoli di Gabriel Zucman, docente francese di economia all’Università di Berkeley e direttore dello Europe Tax Observatory, le persone con patrimoni superiori al miliardo di dollari pagano tasse sul reddito inferiori allo 0,5% delle proprie ricchezze, mentre le grandi multinazionali riescono a spostare oltre mille miliardi di dollari all’anno (circa il 35% dei loro profitti) verso i paradisi fiscali. Zucman è uno dei fondatori e membri di questo gruppo, riunito dal 2015 nella Commissione Indipendente per la Riforma della Tassazione Internazionale delle Imprese (Icrict), una realtà nata con ha il supporto di dodici associazioni e ong, come Oxfam e Actionaid, e il sostegno economico di sei fondazioni, comprese Open Society Foundations e Friedrich Ebert Stiftung.
Le aspirazioni dell’Icrict in molti punti coincidono con quelle della Chiesa. La tassazione, ha detto papa Francesco ricevendo una delegazione dell’Agenzia delle Entrate nel gennaio del 2022, «deve favorire la redistribuzione delle ricchezze, tutelando la dignità dei poveri e degli ultimi, che rischiano sempre di finire schiacciati dai potenti». La comunanza di vedute è confermata dal fatto che alcuni due membri della Commissione sono accademici della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (Pass): uno è Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia nel 2001, l’altro è Martín Guzmán, ministro dell’Economia dell’Argentina dal 2019 al 2022. E per oggi alla Casina Pio IV, in Vaticano, Pass e Icrict hanno organizzato l’evento “Giustizia fiscale e solidarietà: verso una casa comune inclusiva e sostenibile”. Papa Francesco pronuncerà il discorso di apertura, mentre interverranno a distanza il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e Pedro Sánchez, primo ministro della Spagna. Diversi partecipanti arrivano dall’Africa (compreso l’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki) mentre da Bruxelles ci sarà Benjamin Angel, direttore generale della fiscalità presso La direzione generale fiscalità ed unione doganale.
![Casina Pio IV in Vaticano, sede della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Casina Pio IV in Vaticano, sede della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali](https://www.avvenire.it/c//2025/PublishingImages/ffa5507be6bb497e936ba6448cd45e72/1824132.jpg?dt=1739391020882)
Casina Pio IV in Vaticano, sede della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali – adam eastland / Alamy Stock Photo
Lula è tra i pochi leader che, con l’appoggio tecnico di Zucman, si è impegnato al suo turno di presidenza del G20 per fare approvare una prima dichiarazione a favore di un miglior sistema delle multinazionali. Gli Stati Uniti hanno fatto resistenza dall’inizio e adesso che alla Casa Bianca c’è Donald Trump a Washington non c’è nessun interesse ad alzare le tasse sulle grandi imprese. Icrict non demorde. «Nonostante le recenti interruzioni del multilateralismo e la crescente influenza di nuovi oligarchi che minacciano la stabilità globale, una finestra di opportunità per la giustizia fiscale rimane aperta – spiega Stiglitz –. Il dialogo del Vaticano sulla giustizia fiscale sottolineerà l’importanza di non arrendersi. Siamo a un bivio: dobbiamo raddoppiare il multilateralismo e la cooperazione internazionale per creare una società in cui le multinazionali e i super-ricchi paghino la loro giusta quota. Non pensiamo che arrendersi sia un’opzione». La speranza, in particolare, è per l’inizio della discussione alle Nazioni Unite sul tema di una convenzione fiscale globale per un fisco più giusto. Il Sudafrica, che ha ereditato dal Brasile la guida del G20, spinge in questa direzione. «Per troppo tempo l’evasione fiscale è stata accettata come una parte inevitabile della natura umana, un inevitabile sottoprodotto della globalizzazione – ricordano dall’Icrict –. Ma l’evasione fiscale e, più in generale, l’elusione fiscale, non sono inevitabili; sono il risultato di scelte politiche o dell’incapacità di fare scelte politiche che agiscano per fermarla».
![Gabriel Zucman, economista francese dell'Icrict Gabriel Zucman, economista francese dell'Icrict](https://www.avvenire.it/c//2025/PublishingImages/ffa5507be6bb497e936ba6448cd45e72/2WN5HCW.jpg?dt=1739391034695)
Gabriel Zucman, economista francese dell’Icrict – Arena LTDA / Alamy Stock Photo
Guzmán è anche più diretto: «Esiste un movimento internazionale per promuovere attivamente l’elusione fiscale da parte delle grandi multinazionali, comprese quelle che hanno beneficiato di innovazioni finanziate dallo Stato, come Musk con Tesla. A questa mossa, Trump sta dando più slancio, contraddicendo le decisioni prese durante la sua prima presidenza. Nel nostro Paese, Milei si dedica a cantare il ritornello dei ritornelli scritti da altri con un vero potere internazionale – accusa –. La questione del sistema fiscale internazionale tocca il cuore della capacità delle società di sviluppare istruzione, salute, scienza e infrastrutture. Lo sviluppo di una vera libertà e di una vera meritocrazia. Invece di puntare a più Paesi come la Svezia, che è tra le società più sviluppate al mondo, questi gruppi stanno lavorando per società più diseguali, con più potere per coloro che sono già potenti e un’ulteriore privazione di potere delle persone. Noi lavoriamo contro questo e per lo sviluppo delle persone». Per questo occorre collaborare tra chi condivide una visione diverse dell’economia e della società, conclude Zucman: «Mentre i super ricchi accumulano a livello globale potere e ricchezze a livelli che non hanno precedenti, è giunto il momento di unirci per riformare i nostri sistemi fiscali e proteggere la democrazia, la giustizia e l’uguaglianza».
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