Chi fa figli rischia la povertà, il lavoro è povero e precario e non basta più per uscirne. Cosa dice il Rapporto 2025

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Sono 57mila le famiglie toscane sotto la soglia di povertà assoluta. Il dato emerge dall’ottavo rapporto su ‘Povertà e inclusione sociale in Toscana’, curato dall’Osservatorio sociale regionale e si riferisce al 2023. Si registra un lieve miglioramento: rispetto al 2022, infatti, la povertà assoluta è calata dello 0,4% passando dal 3,9 al 3,5% della popolazione (era al 5,3% nel 2019).

Nonostante il calo, resta una situazione preoccupante, tra continui tagli ai servizi pubblici come la sanità, con tantissimi cittadini che rinunciano alle cure per gli alti costi del privato. Il rapporto inoltre “conferma una situazione di estrema difficoltà in cui si trovano tantissime famiglie toscane”, visto che la percentuale di coloro che sono a rischio povertà o esclusione sociale sale al 13,2%.

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Il miglioramento sulla povertà assoluta sarebbe dovuto “al ritorno del Pil ai livelli pre-pandemici, al miglioramento del mercato del lavoro, e alla conferma, per il 2023, di alcune forme di aiuto economico come il reddito di cittadinanza”, che negli anni del Covid è stato un’ancora di salvezza per moltissimi cittadini. In questo senso la Regione segnala che proprio il passaggio dal reddito di cittadinanza, non più in vigore dal primo gennaio 2024 per volontà del governo Meloni, all’assegno di inclusione, “potrebbe avere conseguenze su questo trend”. Secondo le cifre più aggiornate, riferite ai primi dieci mesi del 2024, le famiglie beneficiarie dell’assegno di inclusione “sono 14.806, con una diminuzione del 51,4% rispetto a quanti ricevevano il reddito di cittadinanza”. Mentre le persone sono 26.680 (-48,3%).

Avere figli porta alla povertà

Il rapporto indaga anche le famiglie con figli minori, da cui arriva un altro campanello di allarme: delle 350.000 complessive, 19.000 sono in condizione di povertà assoluta. E qui l’indagine evidenzia come l’incidenza della povertà sia per queste famiglie superiore di 2 punti rispetto alle famiglie senza minorenni: dal 3,5% si passa al 5,5%.

In questo caso il rapporto sottolinea l’importanza delle misure di sostegno (dal bonus nido, ai nidi gratis, dall’assegno unico e universale al reddito di cittadinanza): “Se non ci fossero, la povertà delle famiglie con minorenni sarebbe molto più elevata” e raggiungerebbe il 9,9%. Altro indicatore di povertà riguarda la quota di famiglie con un Isee sotto i 6.000 euro, che in Toscana è pari al 6,4%. Sul fronte degli aiuti alimentari, il rapporto mette in fila una serie di dati quantitativi. Così nel 2024 gli ‘Empori della solidarietà’ hanno distribuito 824 tonnellate di generi alimentari per un valore intorno ai 2,1 milioni, rispondendo ai bisogni di 6.000 famiglie con quasi 52.000 ore di volontariato. Per quel che riguarda il Banco alimentare nel 2023 si superano le 8.000 tonnellate di prodotti alimentari distribuiti alle strutture convenzionate.

La Regione, infine, mette in fila le risposte e le attività a cui sta lavorando. E, uno dei principali progetti, riguarda la costruzione della comunità di pratica (CdP) per l’inclusione sociale in Toscana. In questo senso l’Atto di programmazione regionale per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà 2021-2023, cosiddetto Piano regionale povertà (approvato nel 2022 e ancora vigente) vede tra gli obiettivi organizzativi principali quello della costituzione di micro-equipe tra servizio sociale e centro per l’impiego. Ma anche una strutturazione organizzata e permanente delle equipe multidisciplinari e multiprofessionali per la presa in carico dei casi complessi, in particolare favorendo la partecipazione dei servizi sociosanitari e degli uffici per le politiche abitative.

Difficoltà a scaldare casa e mangiare carne o pesce

Emerge anche come il 15% delle famiglie toscane abbia difficoltà a riscaldare l’abitazione o a mangiare carne o pesce almeno una volta ogni due giorni. Il dato è inserito nel rapporto e si rifà a un’indagine dell’Irpet condotta nel 2024 (tra maggio e giugno 2024 su un campione di 1.650 residenti). L’analisi, spiega la Regione, “conferma i lievi miglioramenti” del quadro con la percentuale dei toscani che considera la propria famiglia povera o molto povera in calo di 5 punti: l’11% rispetto al 16% del 2023.

In diminuzione, dal 20% al 18%, anche la quota di quanti affermano che la propria famiglia arriva con difficoltà o grande difficoltà alla fine del mese. A livello territoriale, poi, la Toscana del sud si distingue per una percentuale più elevata di famiglie che si percepiscono povere o molto povere (19%) e che dichiarano di avere difficoltà ad arrivare a fine mese (28%). Nonostante i miglioramenti, però, una quota non trascurabile di famiglie ha difficoltà nel fronteggiare le spese quotidiane. Così come per il riscaldamento, o il consumo di carne o pesce, il 15% ha difficoltà a pagare prodotti per bambini, come l’abbigliamento, i giocattoli, gli alimenti per l’infanzia.

Il 13% il materiale scolastico, mentre ancora maggiore è la percentuale delle famiglie con difficoltà a coprire le spese sanitarie (31%) e quelle per il trasporto, come treni, autobus, carburante (18%). Il 20% non può permettersi di andare al cinema o a teatro e il 28% di fare una vacanza. Oltre la metà delle famiglie (il 52%), infine, non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 5.000 euro e, poco più di un quarto (il 28%), nemmeno di 2.000 euro. Il 12% dichiara che non potrebbe gestire un esborso non previsto di 800 euro e il 6% di essere in arretrato con il rimborso dei prestiti.

Lavoro povero, non fa uscire dalle difficoltà

“Un rapporto che evidenzia alcune criticità significative. Vediamo, per esempio, che le famiglie più in difficoltà sono quelle con minori. È un dato preoccupante, perché i bambini dovrebbero rappresentare uno sguardo verso il futuro e non essere un indice di impoverimento. Notiamo inoltre che il lavoro, anche quando c’è, non garantisce l’uscita dall’area della vulnerabilità, perché è spesso povero, precario”, “.sottolinea l’assessora regionale alle politiche sociali Serena Spinelli.

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Allo stesso modo, continua Spinelli, “il rapporto ci mostra che gli strumenti universalistici e ben strutturati adottati sin qui hanno un effetto nel fronteggiare la povertà molto più forte delle misure parziali, come i bonus, o quelle che restringono troppo la platea dei beneficiari. Mi chiedo quali saranno i dati del prossimo rapporto, quando vedremo gli effetti del passaggio da una misura universalistica come il reddito di cittadinanza a una categoria come l’assegno di inclusione. Come Regione siamo convinti che la nostra scelta di affrontare questo tema con un approccio multidisciplinare, integrata, con un forte collegamento con i territori, sia giusta: esistono infatti tante forme di povertà e ognuna incide in maniera diversa, è quindi necessario mirare le azioni verso le esigenze peculiari di ogni famiglia”.

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