Bastia d’Albenga, a fuoco la tettoia con 200 q. di fieno, trattore e escavatore. Per il mitico pastore Aldo danni per 50 mila €

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Aldo Lomanto all’anagrafe del Comune di Albenga  trascritto per errore come Lo Manto. Venerdi, 7 febbraio 2025, il 62 enne pastore del gregge più numeroso della Liguria (1.100 pecore e capre) ha vissuto una mattinata infernale. A fuoco 200 q. di fieno, oltre 1 trattore, 1 scavatore, 50 conigli e l’intera tettoia. Almeno 50 mila € di danni.

Aldo Lo Manto, ottobre 2014, intervistato a Striscia la Notizia nella trasmissione Paesi e paesaggi (quella sera quasiu 8 milioni di telespettatori)

“Un incendio fortuito, forse innescato da un motore o batteria – ipotizza Aldo-. Mi ero appena seduto a tavola per pranzare, un conoscente ha telefonato “esce del fumo…”. Sono corso fuori, impressionante, le fiamme stavano divorando decine di balle di fieno che erano state scaricate poche ore prima, costo 25 € a quintale. La manichetta dell’acqua non era certo in grado di fermare il rogo. Sono arrivati i vigili del fuoco, ma ohimè la distruzione ha avuto il sopravvento. Una desolazione. Con mio figlio Vincenzo, 20 anni, ci siamo fatti coraggio. Ho già vissuto nel lavoro tante infelici esperienze, diciamo che sono rodato, anche se mi rendo conto che è sempre più difficile resistere ed affrontare una difficoltà dietro l’altra. Non ci sono feste, né ferie, guai ad ammalarsi, non si trovano garzoni, quando vengono resistono poco. Non sempre chi compra formaggi non ‘elaborati’, naturali come i nostri, si rende conto della differenza qualitativa e salutare rispetto alle produzioni industriali, dei caseifici che ne sfornano quintali e hanno prezzi imbattibili soprattutto nei supermercati. Noi ci ‘salviamo’ con la bancarella in occasione delle fiere più affollate in Liguria e nel Basso Piemonte”.

Il mitico Aldo (chi non lo conosce!), popolare e simpaticone, di compagnia quando c’è da sedersi a tavola e si può cantare, rodato alle fatiche e alle sorprese, convivente e mai sposato, il nostro dialetto come seconda lingua, confida a Trucioli.it: “Tiro avanti perché un figlio ha lasciato gli studi per seguire le mie orme. Io avevo fatto lo stesso con mio papà, quando siamo arrivati dalla Sicilia, ad Albenga, con il gregge al seguito: ero un ragazzotto. Abbiamo attraversato la città tra la curiosità dei passanti e degli automobilisti. Allora non immaginavo però di seguire la tradizione dei genitori. Sono pentito? Con il senno del poi direi di sì, non ci si può accontentare solo della popolarità, delle riprese televisive e dei servizi giornalistici in occasione dell’annuale transumanza, dei risicati margini di guadagno. Credo che non ci sia un altro lavoro che comporta così tanti sacrifici, tra vento, sole, acqua, ma anche incognite. Ora dobbiamo guardarci anche dai lupi…e come sempre dalla sconsolante moltiplicazione di incombenze burocratiche e controlli, ma questi ultimi ben vengano anche a tutela dei consumatori, dei nostri clienti.”

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Una curiosità? L’incendio alla proprietà di un pastore (categoria a rischio estinzione anche in Liguria) per 50 mila euro di danno, altri 20 mila per rifare tettoia, non parliamo del costo di scavatore e trattore, pare non faccia notizia. Per contro si legge sui social del gatto soccorso dai pompieri. Solo SavonaNews ha scritto dell’accaduto a Aldo, alle ore 14, con l’aggiornamento alle 16,30. Aldo che conosce ogni angolo, anfratto delle Alpi Liguri come le sue tasche. “Quando i gitanti mi incontrano al pascolo fotografano, c’è chi ha la cinepresa”. Divide il gregge tra pecore e capre, pascola tra Colle Garlenda, Fronté e Le Navette.

Si legge sul sito ufficiale della Regione Liguria- Bastia d’Albenga, terra sospesa tra i monti e il mare. È qui che ha sede l’azienda “I Formaggi del Boschetto” con il suo gregge di pecore, il più numeroso di tutta la Liguria e dove avviene la caseificazione del latte delle rare pecore Brigasche e che porta con sé tutto il profumo e il sapore della terra ingauna. La pecora brigasca deriva il suo nome dal paese di La Brigue, in Val Roja, un tempo il più importante centro pastorale dell’area al confine tra Liguria, Piemonte e Provenza. È un animale rustico, adattato al pascolo in zone impervie come l’entroterra ligure. Con la sua azienda agricola il titolare Aldo Lomanto si fa portatore di una professione antica e difficile, il pastore, perpetuando l’eredità del padre arrivato dalla Sicilia alla fine degli anni sessanta. L’allevamento prevede un periodo di tre o quattro mesi in alpeggio sul monte Saccarello e di circa quattro mesi nella zona costiera dell’albenganese, con un pascolo all’aperto anche nei quartieri invernali. Con il latte della pecora brigasca si produce la “Toma di Pecora Brigasca” presidio Slow Food ma anche ricotte, caciotte e infine il Brus; un prodotto ricavato dalla fermentazione della ricotta di pecora Brigasca, dal gusto piccante ma abbastanza morbido da gustare in purezza su una fetta di pane e aggiunto al minestrone oppure per condire la pasta fatta in casa come la tipica “streppa e caccia là” dell’alta valle Arroscia. ( iformaggidelboschetto@email.it)



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