“Augmented Intelligence”: l’arte generata dall’AI all’asta da Christie’s tra innovazione, mercato e controversie. Il parere degli esperti (pt 1)

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Dal 20 febbraio al 5 marzo 2025, Christie’s ospiterà “Augmented Intelligence”, la prima asta (tutta online) dedicata esclusivamente ad opere d’arte realizzate con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. L’evento, che verra accompagnato da una mostra “fisica” al Rockefeller Center di New York, presenterà oltre 20 opere di artisti pionieri dell’IA come Harold Cohen e figure contemporanee come Refik Anadol, Claire Silver, Holly Herndon & Mat Dryhurst, Pindar Van Arman e Alexander Reben.

Le opere in vendita spaziano dalle prime sperimentazioni degli anni ’60 fino alle creazioni più recenti, includendo robotica, GAN, esperienze interattive, dipinti, sculture, stampe e opere digitali. Tuttavia, l’asta ha generato non poche controversie: più di 3.000 artisti hanno firmato una petizione per chiedere l’annullamento dell’evento, denunciando l’uso non autorizzato di opere protette da copyright per l’addestramento dei modelli di IA. Christie’s ha risposto sostenendo che gran parte delle opere in asta sono state create con input diretti dagli stessi artisti e che non c’è nessuna violazione. L’artista Refik Anadol, pionere dell’AI Art ha commentato come questa petizione sia frutto di una “pigrizia critica e di una isteria da giorno-del-giudizio”.

Per capire meglio l’importanza (e la controversia) di questo evento, abbiamo voluto sentire il parere di professionisti, artisti ed esperti del settore e di alcuni artisti digitali, i quali ci hanno fornito interessanti osservazioni non solo sull’asta ma anche sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in ambito artistico/creativo.

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Refik Anadols Machine Hallucinations ISS Dreams is an AI driven data painting made using custom softwareImage credit Refik Anadol AI

Chiara Canali, “l’impegno dell’artista nel plasmare sia esteticamente che concettualmente il processo di creazione è fondamentale”

Chiara Canali, critica ed esperta di Arte Digitale e Intelligenza artificiale, considera l’asta un passo cruciale verso l’istituzionalizzazione dell’AI Art, pur riconoscendo le controversie che l’accompagnano. Canali richiama l’attenzione sulla petizione di migliaia di artisti che definiscono l’IA un “furto di massa”, sollevando questioni legate alla proprietà intellettuale, ai diritti d’autore e al “ruolo dell’intelligenza artificiale nella creatività umana”. Tuttavia, sottolinea la necessità di definire un approccio “critico e speculativo” di utilizzare l’AI, ribadendo: “L’IA non sostituisce l’artista, ma amplifica le sue capacità creative”. Questo punto di vista è condiviso anche dal teorico di cultura digitale Lev Manovich, che ha evidenziato come “l’uso dell’IA per creare arte non è molto diverso dal modo in cui gli artisti nel corso della storia si sono ispirati e hanno citato opere d’arte antiche. Secondo lui, l’IA può essere vista come uno strumento che permette agli artisti di esplorare nuove possibilità creative, proprio come gli artisti del passato hanno fatto con le tecniche e gli stili dei loro predecessori”.

Sales Giles, direttore del dipartimento di Digital Art di Christie’s, sostiene che “si tratta di utilizzare la tecnologia per spingere ciò che è possibile, esplorando ciò che è realizzabile al di fuori, ma non separatamente, dall’azione umana”, e anche Sebastian Sanchez, Christie’s Manager della sezione Digital Art di Christie’s, ribadisce che ci sono sempre “mani coinvolte”, se non necessariamente nel senso tradizionale come nella pittura o nel disegno, perché questi artisti fanno uso di programmi o algoritmi personalizzati oppure di collaborazioni che non implicano la semplice generazione di immagini. Rimane, dunque, fondamentale “l’impegno dell’artista nel plasmare sia esteticamente che concettualmente il processo di creazione e nel dare un senso e una direzione stilistica e speculativa alla propria ricerca espressiva.”

Alexander Reben Image Christies

Francesco D’Isa, “una tecnologia che si afferma sul mercato generale non può che approdare anche in quello artistico”

Di simile parere anche Francesco D’Isa, artista e docente esperto di AI Art, il quale ribadisce come l’asta “chiude (forse in via definitiva) il dibattito sull’ingresso dell’AI nel mondo dell’arte” e come “resta l’artista a guidare il processo, a impostare le regole, a dare senso e direzione all’opera. Le macchine forniscono spunti, ma la vera mente creativa resta umana – qualcosa che ho sempre sostenuto”. D’Isa osserva inoltre che “il mercato dell’arte funziona in base a flussi economici: una tecnologia che si afferma sul mercato generale non può che approdare anche in quello artistico. È inoltre fisiologico che, una volta che molti professionisti e appassionati trovano nell’AI uno strumento utile e interessante, diventi parte integrante della ricerca espressiva e della produzione artistica. E dunque, poco dopo, nel mercato”. Lo stesso è successo con la fotografia: “Man Ray o Diane Arbus sono ormai unanimemente considerati artisti, e persino la vendita all’asta di fotografie, inizialmente oggetto di discussioni, è diventata prassi. Lo schema si ripete: allora si promosse una petizione contro la fotografia, oggi si fa lo stesso contro quest’asta. Ma, come insegna la storia, ciò che conta è la creatività di chi usa il nuovo strumento, non lo strumento in sé. L’uso di Ai in ambito artistico era la parte più facile del dibattito: con buona pace di chi ancora scrive che si può fare solo cose ‘pseudo-artistiche’ possiamo metterci una pietra sopra e affrontare i temi più complessi, dunque anche più urgenti e interessanti”

Rebecca Pedrazzi, “gli artisti stanno esplorando nuove estetiche e affrontando tematiche di grande attualità”

Per Rebecca Pedrazzi, critica e curatrice, l’AI art ha già attirato l’interesse di mercato, collezionisti, ma anche dei musei: “i collezionisti hanno dimostrato nelle scorse aste la loro attenzione per gli AI Artists, premiando artisti che hanno ben sperimentato l’impiego di algoritmi e dataset nella produzione delle loro opere: da Vera Molnar, pioniera della Generative Art, a Refik Anadol, che – ricordiamolo – nel maggio 2022 ha visto la sua Living Architecture: Casa Batlló battuta da Christie’s per ben 1.380.000 dollari

Pedrazzi apprezza particolarmente il nome “Augmented Intelligence”, che si riferisce ad opere sia fisiche che digitali. “Una visione – quella di Christie’s –  che condivido pienamente: l’IA è un amplificatore di possibilità creative, uno strumento che ha aperto nuove opportunità di sperimentare nel campo artistico. Gli artisti stanno esplorando nuove estetiche e affrontando tematiche di grande attualità, dimostrando come la tecnologia possa essere un’opportunità e non un limite. E hanno l’attenzione dei collezionisti.”

Holly Herndon and Mat Dryhurst’s Embedding Study 1 and Embedding Study 2
Courtesy of Christie’s New York

Valentina Tanni, “un’asta con artisti che possono vantare un percorso di ricerca molto solido”

Anche Valentina Tanni, storica dell’arte, curatrice e docente, ci tiene a sottolineare come non sia “la prima volta che l’arte fatta con programmi di intelligenza artificiale arriva in asta, né è la prima volta che Christie’s decide di cavalcare l’onda dell’hype tecnologico (pensate alla vendita del famoso NFT di Beeple nel 2021). L’unica differenza che vedo, in questo caso, è che nella lista degli artisti coinvolti ci sono personalità che possono vantare un percorso di ricerca molto solido (come Holly Herndon & Mat Dryhurst ad esempio) e persino figure storiche ‘recuperate’ per l’occasione, come Harold Cohen, pioniere assoluto dell’uso dell’AI nell’arte. In queste scelte è facile leggere il tentativo di dare legittimità e “autorità” all’operazione. Va notata però anche la partnership con NVIDIA, leader mondiale nella produzione di componenti per l’AI. Un colpo alla storia dell’arte, insomma, e uno al marketing della tecnologia”





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