L’intelligenza artificiale, secondo JD Vance: libera da regole e pregiudizi, americana

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“Sono qui per parlare di opportunità, non di sicurezza”. JD Vance fa il suo esordio in Europa al Summit di Parigi sull’intelligenza artificiale, prende la parola ed esorta gli “amici europei” a guardare “con ottimismo e non con trepidazione” alla rivoluzione digitale, contesta l’eccesso di regole imposte dall’Ue, mette in guardia da partenariati con regimi autoritari. Soprattutto gli Stati Uniti, al pari del Regno unito, non firmano la dichiarazione conclusiva del summit di Parigi. 

Meno regole. Il vicepresidente degli Stati Uniti segnala che non è un caso che il settore dell’intelligenza artificiale abbia avuto un forte sviluppo degli Stati Uniti, anziché in Europa, perché “l’eccessiva regolamentazione può uccidere un’industria in pieno sviluppo”. Serve “un regime normativo che promuova la creazione di intelligenza artificiale, non che la strangoli”. L’esempio che fa è la normativa sul Gdpr (sulla protezione dei dati) in Europa, che “comporta costi legali infiniti per le aziende più piccole”. Perché “una cosa è impedire a un predatore di approfittarsi di un bambino, una cosa è impedire a un adulto di condividere informazioni che il suo governo reputa disinformazione”.

Americana. La Casa Bianca farà “tutto il possibile per incoraggiare politiche a favore della crescita nel campo dell’intelligenza artificiale”, ha detto ancora Vance… “Noi abbiamo incoraggiato gli innovatori americani a sperimentare e ora abbiamo tutte le componenti della filiera, assicureremo che i più potenti sistemi di Intelligenza Artificiale restino negli Usa, con semiconduttori prodotti negli Usa”… Gli Stati Uniti “vogliono stringere partnership con tutti voi. Vogliamo portarvi in questa rivoluzione dell’intelligenza artificiale con uno spirito di apertura e collaborazione, Tuttavia, per questa fiducia, abbiamo bisogno di regimi normativi che incoraggino la creazione di tecnologia piuttosto che di regimi che la impediscano. Siamo preoccupati che alcuni governi stiano pensando di prendere misure severe contro le aziende americane nei loro paesi. Gli Stati Uniti non possono accettarlo e non lo accetteranno”.

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Il vicepresidente degli Usa mette in guardia dai partenariati sull’intelligenza artificiale con “regimi autoritari”. Nel mirino c’è la Cina. Questi accordi, ha spiegato, “non sono mai vantaggiosi  a lungo termine”, citando le esportazioni cinesi di tecnologia 5G “pesantemente sovvenzionate”. “Associarsi a loro equivale a incatenare la propria nazione a un padrone autoritario che cerca di infiltrarsi, insediarsi e impossessarsi della vostra infrastruttura informatica”.

Meno pregiudizi. I sistemi di intelligenza artificiale sviluppati negli Stati Uniti saranno “liberi da pregiudizi ideologici e non restringeranno mai la libertà di parola” ha proseguito nel suo intervento al summit di Parigi. “Abbiamo fiducia nelle persone perchè consumino informazioni e condividano le loro idee nel grande mercato delle idee”. La rivoluzione “non può partire senza l’infrastruttura energetica che la sostenga” e, anzi, rischia di essere “stroncata sul nascere senza di essa” ha detto poi il vicepresidente degli Stati Uniti che, in un apparente riferimento alle politiche energetiche di alcuni Paesi europei, ha criticato quelle nazioni che, in nome della sostenibilità ambientale, “danneggiano la loro industria e, allo stesso tempo, comprano energia dall’estero”.

Al servizio dell’uomo. “L’intelligenza artificiale non sostituirà mai gli esseri umani ma li renderà più produttivi” ha dichiarato Vance, che ha menzionato quattro pilastri della politica statunitense sull’Intelligenza Artificiale. Per prima cosa, l’America intende restare “lo standard di eccellenza e il partner favorito”. In secondo luogo, ha avvertito Vance, va incoraggiata la libertà di sperimentazione, in quanto “un eccesso di regolamentazione potrebbe uccidere questa nascente industria trasformativa”. L’IA deve essere poi “libera da pregiudizi ideologici e non deve sposare “logiche autoritarie”. Il quarto pilastro è, appunto, la necessità che l’IA “sia a favore dei lavoratori” e vada in una direzione che consenta la “creazione di posti di lavoro”. Secondo Vance l’IA “non sostituirà mai gli esseri umani, li agevolerà e renderà noi tutti più produttivi, prosperi e liberi”. L’IA deve quindi, ha concluso Vance, restare “ancorata all’economia reale” e continuare a dipendere da “chi vi lavora”, in modo da “raccoglierne i frutti con stipendi più elevati”.



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