In totale nell’Unione europea ci sono 7,7 milioni di donne tra scienziati e ingegneri. Le percentuali più alte sono in Danimarca, Spagna e Bulgaria. L’Italia è in fondo alla classifica insieme a Ungheria e Finlandia
Scienziate e ingegnere rappresentano il 41% della forza lavoro tecnico-scientifica in Europa e sono in totale 7,7 milioni. Lo dicono i dati Eurostat basati sul 2023 e diffusi in occasione della Giornata internazionale delle donne nella scienza, secondo cui Danimarca e Spagna sono in cima ai Paesi Ue per donne stem, circa il 50%, mentre agli antipodi ci sono Ungheria, Finlandia e Italia con tassi vicini al 30%. Le istituzioni europee si stanno esponendo per colmare il divario e hanno lanciato un appello a dirigenti e imprenditori a partecipare a programmi di mentorship per le future leader.
Lo studio
La Danimarca è il Paese Ue con più donne stem, il 50,8% tra scienziati e ingegneri. Segue la Spagna con una media del 50% ma con picchi di «stemiste» del 59% in regioni come le Canarie. Anche la Bulgaria è sul podio, al terzo posto con il 49% di donne nei ruoli tecnico-scientifici. Al lato opposto della classifica si collocano l’Ungheria (30,7%) e la Finlandia (31,4%), ma nel podio degli sconfitti rientra anche l’Italia, terzultima dei Paesi Ue con il 34,1% di donne tra scienziati e ingegneri. Secondo l’Eurostat, nell’Unione la forza lavoro di scienziati e ingegneri trova lavoro in prevalenza nelle attività correlate ai servizi (45,6%) e nel settore manifatturiero (intorno al 22%).
Il quadro italiano
L’Italia registra la quota maggiore di donne stem nelle regioni centrali (37,9%) e un’elevata presenza femminile si riscontra nei ruoli tecnico-scientifici impiegati nel Nord-Est (35,6%). Inaspettatamente anche le isole sono molto competitive, con Sardegna e Sicilia che insieme contano il 35,5% delle lavoratrici tra scienziati e ingegneri (qui la mappa con i dettagli regione per regione). Deludente è il dato del Nord-Ovest. Le donne specializzate nelle cosiddette «Scienze dure» in Piemonte, Lombardia, Valle D’Aosta e Liguria si fermano al 31,5% e abbassa la media anche il Sud dello stivale, con la somma delle regioni meridionali che non supera il 30,6% di «stemiste» (qui la mappa interattiva).
L’appello
Il dibattito sul ruolo femminile è fortunatamente vivo, privati e istituzioni si stanno spendendo per lanciare programmi nazionali ed europei, come gli Stem days, che incoraggino i percorsi scientifici delle donne. L’Unione europea ha introdotto strumenti minimi di supporto alla ricerca scientifica, come il vincolo di un piano per la parità di genere per gli atenei che chiedono finanziamenti Horizon Europe, tra i più rilevanti per la ricerca scientifica, organizzazioni come la Nato hanno istituito premi specifici per le donne che presentano ricerche in tecnologie per la sicurezza e la difesa. Mancano però ancora degli strumenti che sostengano le donne nell’arrivare ai vertici.
Il programma
Nell’ambito del Women leadership programme, l’’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (Eit) e l’European Innovation Council (Eic) hanno lanciato un appello a dirigenti, investitori, innovatori senior per formare le competenze delle donne (ricercatrici e imprenditrici) nell’innovazione e nella tecnologia. «Siamo alla ricerca di imprenditrici, investitori, innovatori e dirigenti senior motivati ed esperti per partecipare al programma come mentori», si legge sul sito della Commissione europea. Le candidature sono aperte fino al 17 febbraio e l’appello è una vera e propria Call for mentorship per la carriera delle donne.
Il 78% delle aziende italiane non trova le competenze necessarie
Secondo il rapporto «Talent Shortage» di ManpowerGroup, multinazionale specializzata nelle innovative workforce solutions, che ha intervistato oltre 40 mila datori di lavoro in 42 paesi del mondo, in Italia il 78% delle aziende vorrebbe assumere nuove risorse ma non trova candidati con le necessarie competenze: è il dato più alto di sempre per il nostro Paese. La carenza è stata rilevata soprattutto nei settori «trasporti, logistica e automotive», «sanità e life sciences» e «industria e materiali» e dalle imprese di medio-grandi dimensioni. In particolare c’è una grande domanda per le competenze digitali. Nel confronto globale, il dato italiano appare superiore alla media, dove il 74% delle organizzazioni mondiali riferisce difficoltà a trovare personale. Restringendo l’analisi all’Europa, la condizione italiana risulta decisamente migliore di quella della Germania – dove il talent shortage raggiunge l’86%, valore più alto al mondo – e in linea con Paesi paragonabili come Francia e Regno Unito, entrambi al 76%. Nel continente spicca il dato della Polonia (59%), tra i Paesi al mondo con le minori difficoltà di reperimento.
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