GERUSALEMME — Guerra ai libri da colorare. Guerra agli autori arabi che scrivono di antisemitismo, agli israeliani che invocano la pace con titoli scabrosi come “Shalom inshallah”, proprio così: pace, in ebraico, unita alla più nota delle espressioni in arabo, “Se dio vuole”.
Non si spiega altrimenti il raid che domenica pomeriggio ha indignato tutta Gerusalemme quando uno stuolo di poliziotti israeliani, apparentemente senza mandato di un magistrato, ha fatto irruzione alla Educational Bookshop, la libreria più famosa della zona est: una vera istituzione culturale della città santa, roccaforte di dialogo da tre generazioni, dove è facile imbattersi in testi in arabo e in inglese sul conflitto mediorientale, ma anche in autori israeliani e volumi di storia ebraica. Gli agenti hanno rovesciato a terra quel che c’era sugli scaffali, setacciando i libri alla ricerca di «simboli e bandiere palestinesi», hanno raccontato i testimoni, e arrestando i proprietari, Mahmoud Muna e suo nipote Ahmed. «I poliziotti non sapevano cosa significassero i titoli, hanno usato Google Translate per tradurli prima di portarli via in sacchetti di plastica», ha raccontato la moglie di Mahmoud, Muna. Il fratello, Mourad, ha aggiunto un particolare: «Hanno trovato una copia del giornale Haaretz con una foto degli ostaggi e hanno chiesto cosa fosse, dicendo che anche quella era istigazione».
La polizia ha poi pubblicato sui social la foto del corpo del reato: un libro da colorare per bambini con il titolo “From the river to the sea”, dal fiume al mare, ovvero dal Giordano al Mediterraneo, lo slogan usato dai movimenti pro-Palestina e dai miliziani di Hamas che non riconoscono lo Stato di Israele, ma anche dal premier Netanyahu che ha più volte ribadito che Israele deve mantenere un controllo indefinito su tutto il territorio a ovest del Giordano. La polizia ha sequestrato un centinaio di libri, e altri sono “sotto esame” come “Wall and Piece” di Banksy, “Gaza in Crisis” di Noam Chomsky e Ilan Pappé. I Muna sono finiti direttamente in tribunale con l’accusa di «incitamento alla violenza e sostegno al terrorismo» e il giudice non ha voluto sentire ragioni: rimarranno in custodia per almeno un’altra notte finché proseguono gli “accertamenti”. In Aula c’erano diversi diplomatici occidentali di casa alla Educational Bookshop a difendere l’importanza di quello spazio.
«Come molti mi diverto a curiosare tra i libri all’Educational Bookshop — ha scritto l’ambasciatore tedesco in Israele, Steffen Seibert — So che i suoi proprietari, la famiglia Muna, sono orgogliosi palestinesi di Gerusalemme, amanti della pace, aperti alla discussione e allo scambio intellettuale. Sono preoccupato per il raid e la loro detenzione in prigione». L’ambasciata francese a Gerusalemme ha definito l’operazione «una flagrante violazione della libertà di espressione e dei valori democratici fondamentali». Decine di persone si sono riversate alla libreria, ieri pomeriggio, per acquistare i libri e così proteggerla, mentre oltre mille intellettuali israeliani, da David Grossman a Fania Oz, hanno firmato una petizione per la liberazione immediata dei proprietari.
L’Educational Bookshop ha tre sedi, due su via Salah Eddin e una all’interno del famoso albergo American Colony, storicamente una zona franca di Gerusalemme est, dove si incontravano leader arabi e israeliani e si negoziavano accordi di pace. È frequentata da locali, palestinesi e israeliani, da diplomatici, giornalisti, operatori umanitari, accademici. Mahmoud è il più giovane di sette figli ha preso in gestione la libreria dal padre Ahmed che l’aveva fondata nel 1984: di mattina insegnava in un campo profughi gestito dalle Nazioni Unite e di pomeriggio animava questo spazio di ritrovo per la comunità.
«La scuola, la casa e la libreria erano praticamente una cosa sola», ha ricordato di recente Mahmoud Muna durante la presentazione di un libro. L’uomo ha fatto suo l’insegnamento del padre: l’istruzione come forza di cambiamento, la reti sociali come spazio in cui far camminare la conoscenza. La Educational partecipa all’organizzazione di diversi eventi a Gerusalemme, come il Kalimat Literature Festival. La scorsa settimana la polizia aveva fatto irruzione anche in un’altra libreria di proprietà palestinese nella città vecchia a Gerusalemme est, segno di una tensione che cresce e divora un ogni giorno un pezzo di pace, e di convivenza.
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