Disabilità intellettiva e disturbi dello spettro autistico: quale ruolo per la genetica medica?

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Intervista alla Prof.ssa Fiorella Gurrieri, Ordinario di Genetica Medica presso l’Università Campus Biomedico di Roma

La genetica è correlata fin da sempre alla diagnosi, prognosi e in alcuni casi anche alla terapia di questa condizione clinica che definiamo come “disabilità intellettiva”. Si tratta di una condizione molto eterogenea sia dal punto di vista clinico che dal punto di vista genetico. “Per occuparsi correttamente delle condizioni di disabilità intellettiva e di disturbi dello spettro autistico sono necessarie due competenze fondamentali – spiega la Prof.ssa Fiorella Gurrieri, Ordinario di Genetica Medica presso l’Università Campus Biomedico di Roma – quella del medico genetista, che ha il compito di inquadrare la diagnosi, e quella dello specialista di laboratorio che, in stretto contatto con il genetista clinico, valuta tutte le varianti genetiche che oggi siamo in grado di studiare con relativa facilità, per correlare il fenotipo clinico al genotipo. Oggi più che mai sappiamo che la genetica può dare delle risposte diagnostiche importanti e, in alcuni casi, anche delle risposte terapeutiche.”

LA RICERCA DELLE CAUSE GENETICHE

“Una parte importante del mio lavoro, sia in ambito clinico che di ricerca, è dedicata alla ricerca delle cause genetiche della disabilità intellettiva e dei disturbi dello spettro autistico. La genetica svolge un ruolo fondamentale nell’eziologia (ricerca delle cause) di queste condizioni. Tuttavia – prosegue Gurreri – non siamo ancora arrivati a rispondere a tutte le domande. Anche mettendo insieme tutte le tecniche che conosciamo, quantitative e qualitative, non siamo ancora riusciti ad arrivare a una definizione diagnostica nel 100% dei casi. Questo perché a volte la genetica è determinante, mentre a volte il suo ruolo è difficile da definire. Quello che è fondamentale ricordare è la domanda diagnostica, che arriva dalle famiglie.  L’inquadramento diagnostico è sempre il primo passo verso la definizione di una prognosi, ma c’è di più.”

Offrire l’inquadramento diagnostico a una famiglia in cui uno o più soggetti presentino disabilità intellettiva è fondamentale per definire il rischio di ricorrenza per eventuali figli futuri. Inoltre – spiega ancora l’esperta – è tempo di inquadrare queste condizioni a scopo terapeutico, perché anche in questo ambito è iniziato lo sviluppo dei primi trials clinici. Per ora si sta più che altro lavorando per comprendere l’effetto di determinate molecole (già approvate all’immissione in commercio) sui pazienti che presentano determinate condizioni, ma sono in corso molti studi preclinici (in vitro) che stanno tentando di ripristinare le funzioni di alcuni geni. Anche se al momento non ci sono concrete applicazioni dal punto di vista terapeutico le famiglie che seguiamo presso il nostro centro sono sempre favorevoli a collaborare alla ricerca, proprio perché hanno ben chiaro che senza ricerca non ci sarà mai una cura.”

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IL RUOLO DELLE NUOVE TECNOLOGIE: GENOMICA ED EPIGENETICA

“Le nuove tecniche genomiche (il sequenziamento dell’esoma e del genoma) – spiega Gurreri, che ha presentato una relazione su questo tema proprio durante l’ultimo congresso SIGU, Società Italiana di Genetica Umana, svoltosi a Padova alla fine del 2024 – sono estremamente utili nella valutazione delle alterazioni genetiche della regione dei geni codificanti, cioè che contengono le istruzioni per produrre determinate proteine. Ma grazie all’epigenetica abbiamo compreso che c’è anche molto altro. Esistono infatti tutta una serie di variazioni genetiche che sono determinate in altro modo. Abbiamo scoperto che esistono delle vie che indirettamente ‘accendono’ o ‘spengono’ uno o più geni, determinando una sintomatologia specifica. Valutando il profilo di metilazione (una tecnica che consente di riconoscere eventuali alterazioni molecolari del DNA, che non ha nulla a che fare con i geni malattia) possiamo formulare delle diagnosi, anche in assenza di specifici geni malattia.”

L’analisi genomica è fondamentale, ma ancora più fondamentale, per poter fornire delle risposte diagnostiche, è la capacità di interpretare i dati genetici con quelli epigenetici. “Per questo motivo è sempre importante che in condizioni di disabilità intellettiva e disturbi ascrivibili allo spettro autistico i pazienti siano riferiti anche al genetista clinico – conclude Gurreri – che può fornire risposte diagnostiche, prognostiche e soprattutto prendere in carico l’intera famiglia.”



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