“Contrari alle carriere separate. Bene l’invito di Meloni ma lo sciopero resta”

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di Alessandra Ziniti

«Non ho ancora una data, spero di averla presto. Ho molto apprezzato la risposta così sollecita della presidente del Consiglio. Mi pare che stiamo partendo con il piede giusto, no?». A conclusione del weekend romano che, a sorpresa, lo ha incoronato presidente dell’Anm, Cesare Parodi è in attesa della convocazione a Palazzo Chigi.

Presidente, pensa che quella della premier sia un’apertura nei vostri confronti?
«Innegabilmente è un fatto positivo e non posso nascondere di esserne molto soddisfatto. Mantenere aperto un dialogo è fondamentale. Il che non vuoi dire che sono ottimista rispetto al fatto che le cose possano cambiare. E infatti lo sciopero del 27 resta confermato. A quella data arriveremo andando ogni giorno nelle aule di giustizia con la coccarda tricolore sulla toga e preparando le assemblee aperte ai cittadini che si terranno in ogni distretto la mattina della protesta».

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Tutti uniti, dunque? Perché sembrava che proprio dalla sua corrente arrivasse già qualche spinta a sospendere lo sciopero in vista dell’incontro con il governo.
«So che tanti sarebbero lieti se dicessi che Mi è pronta ad arretrare ma non è così. Abbiamo avuto un preciso mandato elettorale dall’assemblea e non ci tireremo indietro. E su questo siamo tutti assolutamente compatti. Lo sciopero, che non è contro il governo, ma uno strumento per portare le nostre istanze all’attenzione dell’opinione pubblica, sarà solo l’inizio del nostro impegno e neanche decisivo. Sappiamo già che alcuni non aderiranno e che questo ci verrà rinfacciato».

Cosa andrà a dire al tavolo con il governo?
«Questo lo decideremo insieme con la giunta, come qualsiasi altra mossa. Il mio mandato sarà tutto improntato all’insegna dell’unità delle correnti della magistratura, le mie idee personali non contano. Anzi chiedo scusa se, subito dopo la mia elezione, a caldo, ho annunciato l’intenzione di chiedere un incontro al governo senza essermi prima consultato con la giunta. Ma lo sentivo come una forte esigenza. Sicuramente spiegheremo le nostre ragioni a difesa di un modello che ha funzionato bene, che ha certamente delle criticità ma che possono essere risolte. Le scelte le fa il governo, noi chiediamo solo di essere ascoltati, come tutti i cittadini organizzati o no. Intanto vediamo cosa ci dirà il governo. In base alla risposta decideremo cosa fare».

Non sarà facile riprendere un’interlocuzione con il governo dopo gli attacchi al procuratore di Roma Francesco Lo Voi persino denunciato dai Servizi segreti. Cosa pensa del caso?
«Nel merito non posso esprimermi perché non conosco gli atti, ma l’Anm sarà al fianco del collega e se sarà necessario faremo le nostre valutazioni. Sicuramente è l’ennesimo episodio di incomprensione che si poteva risolvere altrimenti».

Tanti suoi colleghi la definiscono dialogante. È così?
«Ah, questo è sicuro. Dialogante lo sono sempre stato, sin da bambino, anzi forse persino un po’ logorroico. Ma dialogante non significa che sono disposto a fare un passo indietro. L’importante però è come presentare le nostre idee».

Ha già una proposta in merito? Diversi suoi colleghi hanno spinto sull’opportunità di affinare la vostra strategia di comunicazione. Ho sentito parlare di social media manager, di spin doctor.
«Questo lo vedremo. La cosa fondamentale è far passare il messaggio che il nostro fermo no alla riforma Nordio, alla separazione delle carriere è una difesa della giurisdizione, non di una corporazione, tantomeno dei privilegi di una casta come una certa narrazione vorrebbe».

Concetto non facile da far passare in un momento in cui la magistratura non gode di grande popolarità.
«E di questo siamo consapevoli. Per questo mi piace dire che non siamo la banda Bassotti e che non l’associazionismo, ma solo le sue degenerazioni, è da combattere. Per il resto credo fermamente che l’unico modo per essere credibili è parlare come i cittadini non come magistrati, cosa che ci fa percepire appunto come una casta che difende i suoi privilegi. Certo cittadini non qualsiasi, ma che rivendicano la competenza che ci è propria nel difendere la giurisdizione come bene comune».

Si racconti un po’ a chi non la conosce ancora. Come affronta questo nuovo incarico?
«Non nascondo di essere un po’ turbato ma ho una buona notizia da dare».

Ci dica.
«Sono procuratore aggiunto a Torino, mi occupo di reati contro i minori, la famiglia. Ho una moglie magistrata con cui mi piace dire di essere molto sposato (e che ora dovrà metabolizzare questo mio nuovo incarico) e due figli. Dunque, non sono un magistrato famoso e non ci tengo ad esserlo e spero che magistrati più giovani possano riconoscersi nella mia oscura laboriosità. Penso ai colleghi che non hanno votato: è da loro che dobbiamo cominciare. L’associazione deve aprirsi oggi più che mai in questo momento in cui le difficoltà sono soverchianti. L’Anm sarà al fianco di tutti i magistrati, anche e soprattutto di quelli che non sono iscritti».

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