Il Veneto ai Veneti, azione di marketing allo scopo di trattenere la candidatura della Presidenza della Regione alla Lega
Autonomia Differenziata, tre partite perse da Luca Zaia e Lega. Tempo ed ora che si dedichi ad altro, egli è un politico professionista temprato da valorizzare altrove
Andrea Martella, senatore e segretario regionale del Partito Democratico, proceda con il rinnovo degli organi statutari partendo dalla base. Primarie di coalizione nei collegi elettorali regionali, ossia i sette territori provinciali serbatoi di idee, programmi e candidature a consigliere
Luca Zaia in circa vent’anni da inquilino di Palazzo Balbi-Venezia, di cui cinque da Vice-Presidente di Giancarlo Galan e quindici da Presidente del Veneto, nulla ha “portato a casa” in termini di Indipendenza e Sovranità prima e poi, Autonomia Differenziata per il Veneto.
La petizione per il terzo mandato di Luca Zaia, in realtà il quarto, partita nell’ultimo week-end di gennaio, è l’ennesimo bluff della Lega per auto-assegnarsi un peso maggiore nella trattativa in atto nella destra-centro in vista delle prossime elezioni regionali. Oltre alla sottoscrizione pro-Zaia, il cittadino può rispondere, suggerire e firmare anche un altro volantino riguardante il tema : “Il Veneto ai Veneti”. Affermazione efficace, molto somigliante al quesito referendario tenutosi nel 2017, che più o meno così suonava: “ Vuoi tu più Autonomia per il Veneto ?” Il referendum farlocco del 22 ottobre di quell’anno, benché preceduto, accompagnato e seguito da una moltitudine di operatori dei mass-media tutti replicanti il verbo leghista, al fact checking si è rivelato mera pubblicità ingannevole. Infatti, delle 23 materie strombettate e propagandate da Luca Zaia e soci minori, non una è arrivata ad “irrobustire “la Regione del Veneto. Le “nuove competenze” sono ancora in lista d’attesa, la pausa dura oramai da quasi sette anni, ohibò !
Tuttavia, e dati i precedenti, è sempre spassoso leggere i quotidiani che descrivono ciò che succede nel teatrino di periferia guidato dalla coalizione della destra-centro regionale. In sintesi, nell’ultimo fine settimana, tanto spazio mediatico, è stato dedicato al calcio d’inizio della raccolta firme a favore di Luca Zaia candidato alla Presidenza per i prossimi cinque anni.
L’operazione è denominata “ Il Veneto ai Veneti”, così da far apparire il territorio disteso tra terra, mare e cielo affidatosi – da un quarto di secolo- ad un movimento via via denominatosi Liga Veneta, poi Lega di Bossi, poi -la peggiore- Lega per Salvini. La vera storia dell’Autonomia Differenziata è stata qui narrata, per atti e fatti inconcludenti voluti dagli esecutivi regionali e nazionali a trazione prima berlusconiana, ora meloniana. Infatti, dal 2001 ad oggi, la Lega e restanti partner collegati, non hanno appagato le promesse fatte ai Veneti. In particolare, lo slogan da campagna elettorale permanente “meno tasse da versare a Roma, più poteri in Veneto, paroni a casa nostra ”, non si è concretizzato. Il trascorrere dei decenni, ha dimostrato che l’azione politico-amministrativa di Luca Zaia è stata un fallimento grandioso, un susseguirsi di tonfi clamorosi. Agli atti, l’ente regione ha le medesime attribuzione del secolo scorso. Ah, però!
Il corrente e tartufesco espediente leghista, punta a far combaciare l’icona “Luca Zaia” indentificandola con il “Veneto” che, viceversa, è di tutti coloro che abitano in questa parte di territorio italiano, che qui lavorano e figliano, a prescindere da chi e cosa votano. L’iniziativa in attuazione è un tentativo pubblicitario, di poca fantasia, volto a sfruttare l’immagine geo-storica-culturale-sociale del “Veneto”, piegandola a finalità di minuta propaganda partitica. Tuttavia, nemmeno in questo, i leghisti sono stati originali. Un impresario di Arcore (Mi), più di trent’anni fa, ebbe un’idea innovativa e geniale per quell’epoca. La sua discesa nell’agorà (spazio pubblico) della politica, fu anticipata dalla creazione di un partito personale denominato “Forza Italia”, combinazione suggestiva tra Italia e Nazionale di calcio, incitata a vincere da cori di italiani urlanti “Forza Italia”, riferendosi i tifosi al Paese che tutti amiamo! Entrambi i sostantivi, Italia e Veneto a scala differente, evocano facili emozioni, entusiasmi e interessi capaci di conquistare pancia e cuore, meno la testa, di potenziali elettori/trinci. Il sig. b., è comunque riuscito nel suo intento, questi followers indigeni sono molto al di sotto del minimo sindacale necessario per questo genere di finalità. Vabbè !
A fine settimana del mese scorso, comunque, chi voleva aderire alla campagna promozionale made in Veneto, poteva dare il proprio assenso in uno dei 200 gazebo, secondo taluni fonti giornalistiche e secondo altre 220. Alla variabilità del numero dei chioschi, ha corrisposto altrettanta mutevolezza della quantità di sottoscrizioni raccolte: 10 mila o viceversa 12mila secondo altre voci. Nel secondo week end programmato, il segretario regionale della Lega ha comunicato alla stampa che le firme sono state 55.704, il triplo della volta prima. Degna di nota, è l’affermazione del dirigente riguardante il fatto che il “Veneto ai Veneti”, è frutto di una decisione autonoma, per niente sollecitata né tantomeno concordata con l’utilizzatore finale , Luca Zaia, ça va sans dire.
Se, come oramai appare chiaro e probabile, Luca Zaia non sarà più in lizza per il posto più altisonante, ciò non significa l’ estromissione della Lega dalla posizione di vertice. Piuttosto, la partita è tuttora in corso e si vedrà solamente al termine del negoziato, a chi spetterà la candidatura alla Presidenza del Veneto. L’occasione si presenta propizia per un suggerimento non richiesto. Nel 2024 rispetto al 2019 i voti persi dalla Lega in Veneto sono stati più di un milione e duecentomila, chissà se sbianchettando il cognome “Salvini” dal simbolo, la lista potrà ottenere qualche votante in più. Non resta che provare.
Tornando alle 55.704 sottoscrizioni finora accertate e depositate, l’incremento registrato è stato notevole, il che fa ben sperare; tant’è che progredendo di questo passo -facilmente- gli organizzatori dell’evento potranno raccogliere 183-200mila adesioni. Davvero non poco, è il 10.0/10.9% dei 1.833.960 votanti Luca Zaia nel 2020, solamente 71.142 elettori in meno di ciò che la Lega ebbe nel 2024 ovvero 271.142 suffragi, mentre Fratelli (Sorelle) d’Italia furono scelti da 774.260 corregionali.
In politica, si sa, due più due non fa mai quattro -come insegnano alle elementari- dipende da chi la racconta e da come si contano le firme. La rappresentazione più confacente è quella dell’opera teatrale verdiana, Rigoletto, quando il tenore canta la celebre aria “ la donna è mobile qual piuma al vento, muta d’accento e di pensier”. Oggigiorno, i politici devono apparire più che essere , quindi diventare bravi teatranti e la politica è “muta d’accento e di pensier (soprattutto)”. Chi fa politica deve, bucare il video, parlare per spot e produrre video-show , altro né aiuta né men che meno serve.
È risaputo che tra alleati esiste schietta cordialità, sincera stima e onesto apprezzamento reciproco, Si avverte il lettore che più il risultato finale sarà lontano dalle cifre ipotizzate, più “i Fratelli d’Italia” si sentiranno autorizzati a porre la candidatura a Palazzo Balbi di Luca De Carlo. Di conseguenza, l’iniziativa apparirà -definitivamente- per quello che è (è stata), offrire uno scivolo in uscita ad uno “scomodo” Luca Zaia. E la fiction potrà concludersi con un “noi, destra-cento, alla fin fine siamo sempre uniti e coesi”.
Verissimo! Diceva un politico nazionale del XX secolo “ Il potere logora chi non ce l’ha”. Freddura appropriata per il Centrosinistra Veneto diminuito dal 33% del 1995, primi 15 anni di Galan, al 16% , secondi 15 anni di Zaia. Perché i “sapientini” del Csx accordata nel 2007 la fiducia al giovane Vice-Presidente L. Zaia per le 14 materie dell’A.D. votate all’unanimità, dieci anni dopo -nel 2017- non si sono accorti che nulla era stato fatto ? Scrive Cicerone “Cuiusvis hominis est errare: nullius nisi insipientis”, traducibile in “è cosa comune l’errare; è solo dell’ignorante perseverare nell’errore” Già, proprio così abbiamo contribuito ad eleggere consiglieri regionali ottusi ed ignoranti . Chissà, forse il Csx non aveva annotato in agenda che quattro ministri leghisti, Bossi, Maroni, Calderoli e Zaia del Governo Berlusconi quater, 2008-2011 non si erano degnati di considerare la richiesta del Veneto. Del topo di gamma leghista, allo stato, uno è defunto, il fondatore vota Forza Italia, i due leader leghisti superstiti, in materia di A.D. hanno persino peggiorato le loro performance.
Il Ministro R. Calderoli ha dato il proprio nome ad una legge, la nr. 86/2024, un bidone tossico-nocivo reso potabile dopo la sentenza della Consulta, ma pur sempre rimasto bidone-vuoto. I contenuti della norma sono da ri-scrivere per realizzare il “regionalismo ordinario”, quello di serie B) adatto per il Veneto. Si sa, le regioni di serie A),quelle a statuto speciale godono di risorse economiche-tributarie-infrastrutturali adeguate fin dal 1948, tipo il Trentino-Alto Adige a noi limitrofo. Il secondo leghista doc, Luca Zaia, nel frattempo sta consumando il terzo mandato con “zero tituli”, insomma, egli è stato del tutto ininfluente. Vicenda, triste, penosa ed insoddisfacente. Infatti, reggente il Governo Giallo-Verde, Conte I 2018/2019, ritenuto il più adatto per trattare le 23 materie domandate da 2.273 mila veneti , gli altri 1.800mila non si sono accodati ed avendo la Lega, oltre al mitico Vice-Premier M.S., il Ministero degli Affari Regionali affidato all’avvocato di Vicenza Erika Stefani e dall’altra parte del tavolo il Presidente Luca Zaia, cos’hanno combinato i due leghisti e veneti doc ? Assolutamente nulla! Ancor oggi a febbraio 2025, siamo e restiamo in attesa di buone novelle. Il calendario solare avverte che dal 2001, termine iniziale per chiedere l’A.D. pro Veneto, sono trascorsi nove anni della Presidenza G. Galan e tre mandati presidenziali di Luca Zaia. Già, come passa il tempo!
L’opposizione di Csx, in ritardo di anni, sfogliando -casualmente- l’almanacco di Barbanera, s’è accorta della bufala sull’Autonomia Differenziata rifilata da un quarto di secolo ai Veneti da Luca Zaia e soci di destra centro. Meglio tardi, che mai!
Avvinandosi l’imminente scadenza elettorale, è bene che il Segretario Regionale del PD-Senatore Andrea Martella, invece che andare a farfalle invocando le “primarie delle idee”, punti al rinnovo delle cariche sociali, a partire dalla sua già scaduta. Il processo democratico di rivitalizzazione del P.D., affinché non si riconfermi un Partito Dormiente, deve chiamare ad esprimersi ciascun territorio provinciale in termini di programmi, priorità e candidature tramite le “primarie di coalizione” aperte a chi vuol stare nel campo alternativo alla destra-centro. Per casuale fatalità, la circoscrizione amministrativa di ciascuna Provincia coincide con il collegio elettorale regionale.
Restiamo, ancora, in tema di selezione della classe dirigente. All’invettiva del Presidente uscente scagliatosi contro i parlamentari di lungo corso della Destra-Centro, ” sfamati da 30 anni”, ironicamente Maurizio Gasparri, Capogruppo di F.I, ha risposto: «Troveremo un modo per sfamare Zaia, che ha fatto l’amministratore locale, il ministro. Lo sfameremo». In effetti, sommando i dieci anni tra Assessore e Presidente della Provincia di Treviso, a seguire i vent’anni trascorsi in Regione, Luca Zaia è da trent’anni presente nella “situation room” (centro di gestione del potere, termine coniato da J. F. Kennedy), tuttavia meritevole di essere valorizzato con qualche scranno governativo di rango ministeriale o di ente nazionale. Il Governatore uscente non è da “sfamare”, bensì da tener presente da parte dei maggiorenti della coalizione che, ovviamente, non mancheranno di trovargli qualche dignitosa collocazione.
Venendo alla questione cruciale, ovvero quanti anni è ragionevole durare in una carica elettiva apicale, venne qui citato a luglio 2023, il primo Presidente degli Stati Uniti. La Storia, con la S maiuscola, ricorda che George Washington rinunciò al terzo mandato perché “era pericoloso accentrare il potere per troppo tempo nelle mani di un solo uomo”. I padri costituenti USA, tra questi A. Hamilton- Philadelphia 1787, stabilirono l’inopportunità di occupare la più alta posizione della federazione per non più di due mandati di anni quattro cadauno, svolti o uno di seguito all’altro, consecutivi, oppure, intercalati da eventuali pause temporali, in altre parole distanziati da 4/8/12 anni. Il concetto di fondo è quello di limitare l’esercizio delle potestà pubbliche da parte di un “sol uomo al comando”, garantendo la contendibilità della funzione per coloro che hanno passione politica, competenza e consenso. In questo modo, il ruolo veniva sottratto a rendite inappropriate, causate dall’occupazione prolungata da parte della medesima persona insediata al “vertice del potere”.
In Italia l’impianto costituzionale è del tutto differente. Il Presidente della Repubblica è eletto dai Parlamentari, a loro volta eletti dal popolo sovrano. Dal 1993 i Sindaci e dal 1995 i Presidenti di Regione, sono eletti direttamente e stanno in carica cinque anni più altri cinque, se rivotati dagli elettori. Epperò, può capitare che un Sindaco in carica per due volte consecutive, ritenendosi indispensabile per il bene della propria città possa venir nominato per un terzo mandato consecutivo ma, con la qualifica di Vice-Sindaco se gradito al suo successore. Trascorso, l’intervallo temporale da Vice, l’ex-sindaco potrà nuovamente ripresentarsi per la carica di primo cittadino. Tutto questo è già accaduto in Treviso con Giancarlo Gentilini. Di per sé la vigente disciplina regionale non lo vieta, tranne il bon ton istituzionale. Iter fattibile, quindi, anche per il Presidente in via di congedo, ad aprile 2024 abbiamo consigliato perfino un possibile papabile Governatore pro-tempore, di passaggio.
Ma a questo punto il lettore si chiederà, perché Luca Zaia in Veneto e Vincenzo De Luca in Campania, vogliono perdurare nello stesso incarico per così tanto tempo ?. La prima risposta è semplice. Entrambi si sentono amati, apprezzati e voluti dagli amministrati (in maggioranza) e ritengono un loro preciso dovere rispondere alla “chiamata di popolo”. Del resto, abbiamo a che fare con dei professionisti della politica, arte e tecnica di governo, cui hanno dedicato tanta parte delle loro vite .
Inoltre, trovandosi al vertice di un’istituzione importante, vale il motto: meglio primi in periferia che secondi a Roma, come scrisse Plutarco commentando la vita di Giulio Cesare. In secondo luogo, la ragione di fondo è presto detta. Essere a Roma uno dei 600 parlamentari, oppure a Bruxelles uno dei 726 eurodeputati, conta molto ma molto di meno, di essere il primo nel Veneto o in Campania. Il potere esercitato da un Governatore è mille volte superiore a qualsiasi deputato, senatore, eurodeputato. Per esemplificare, se la maggioranza dei consiglieri non “ascolta” Luca Zaia (Vicenzo De Luca) e il Presidente si dimette, egli va a casa ma con lui, vanno a casa anche tutti i consiglieri regionali, compresi quelli che sono all’opposizione. In Veneto, quindi, il Presidente vale tanto quanto l’insieme dei 51 consiglieri che seggono a Palazzo Ferro-Fini ed è così in tutte le regioni italiane. Questa ferrea legge ha permesso la durata quinquennale (stabilità) di ciascun esecutivo. Il criterio, così facile da capire , bon gré malgré, per amore o per forza, è il famoso “collante del potere”, non si vende nei supermarket ma nel mercato del consenso popolare.
Il Governatore, inoltre, è il vero dominus, soggetto dominante nei due organi composti da più persone: Giunta e Consiglio Regionale. Perché ? Il presidente esercita i poteri che la legge gli affida come organo monocratico, inoltre egli presiede la Giunta Regionale, scegliendo gli Assessori proposti dai partiti, se però costoro godono della sua “fiducia”. In assenza di questo rapporto speciale o sono rispediti al mittente (partito) o tornano al loro domicilio se già nominati. Un tempo, ri-tornavano nell’Assemblea di Palazzo Ferro Fini e lì restavano con relativo “stipendio”, oggi non più. Il Presidente, poi, è il leader della coalizione maggioritaria in Consiglio Regionale, di conseguenza una proposta di legge o di programma amministrativo a sua firma, mai sarà bocciato dal Consiglio; infatti, vale il criterio del bongré malgré, o per amore o per forza.
Non è finita qui.
Il dominus, in concreto Luca Zaia, propone, incide e decide sui vertici della burocrazia (dirigenti) di prima, seconda e terza fila, sui direttori generali delle Asl, sui Consigli e Direttori di tutte le istituzioni e delle società a maggioranza o minoranza di capitale facenti capo alla Regione, sulle designazioni spettanti all’ente negli organismi a livello locale, nazionale ed internazionale. L’autorità del Presidente, si esprime -infine- nel potere di: nomina, interdizione, interferenza, deterrenza, influenza, moral suasion verso tutte le entità pubbliche, private, sociali, profit e no-profit, con le quali la regione ha relazioni motivate da legge, consuetudini, usi. Non c’è da stupirsi se il ruolo di “Governatore”, da tempo, è paragonato a quello di un Ministro Nazionale, con una prerogativa in più, il vertice regionale -in verità – risponde solo a sé stesso e all’elettorato che lo ha eletto.
Il comune cittadino sovente sottovaluta, più o meno consapevolmente, la potenza, lo spessore, la profondità del potere di governo e di guida spettante al Capo della Regione. D’altra parte, il dominus, quando qualcosa va storto, si nasconde dietro la “famigerata burocrazia” i cui responsabili sono stati da lui scelti, oppure “altri livelli o persone”, quasi che costoro appartengano ad un pianeta extra a lui del tutto esterno, estraneo e/o ostile. Per far apparire ciò che non è al pubblico (i futuri elettori), poi, provvedono i barboncini al guinzaglio del cunductor che comanda, in altri termini i giornalisti che -solo a scuola- hanno afferrato il concetto di dover essere “cani da guardia del potere”, obbligo professionale da decenni dimenticato, andato in soffitta, desueto, poco praticato. Ahimè !
Tipico esempio è stato quello della c.d. Autonomia Differenziata, affossata una prima volta nel 2011 dal Centro Destra Nazionale, ri-bocciata dalla Lega nel Governo Giallo-Verde nel 2018/2019 dal binomio Ministro Stefani-Presidente Zaia che, nel 2016/18 invece di “portare a casa” qualche materia delle 14 in lista d’attesa dal 2007 preferì non negoziare con il Governo Gentiloni di Csx. Luca Zaia scelse la strada del referendum farlocco, 22 ottobre 2017 senza costrutto e nessun risultato.
Luca Zaia è un capitano che da 18 anni ha perso e nel campionato Veneto, indipendente e sovrano (sentenza nr.118/2015) e in quello più di basso rango, dell’ Autonomia Differenziata. Nelle tre partite in cui indossava la maglietta Veneto uber alles, due le ha perse in casa e la terza, giocata in trasferta, per suo abbondono del campo da gioco. Invece che negoziare, ha preferito farsi un giro inutile a bordo campo raccogliendo l’applauso dei tifosi per il 57% dei votanti il referendum farlocco 2017, con il restante 43% rimasti a casa o fuori dello stadio.
Luca Zaia, amministratore regionale modesto, ma onesto, ha avuto una grande fortuna, arrivare dopo GianCarlo Galan scampato alle patrie galere. Tutto qui. È tempo e ora che si riposi e si dedichi ad altro, egli è un politico professionista temprato da valorizzare altrove
08 febbraio 2025 Enzo De Biasi
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