La lezione di Michelangelo: la disabilità plasma l’arte ​grazie agli scarti di marmo

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di
Marco Gasperetti

L’opera di Filippo Tincolini con Anffas Massa Carrara e i cocci del marmo delle Apuane.L’idea dello scultore: «Realizziamo figure non togliendo ma riassemblando materia»

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Nel ventre delle Apuane, le montagne di Michelangelo, uno scultore insegna l’arte a un gruppo di ragazzini. Camminano insieme ricurvi raccogliendo sassi bianchi e sembrano usciti dalla favola di Pollicino. Ma nessuno di loro si è smarrito e sta cercando la via per tornare a casa. Eppure una strada maestra esiste davvero e deve essere scovata: è nascosta in quelle pietre di marmo bianco di Carrara, scarti della lavorazione dei blocchi, sparse ovunque. «Ragazzi, lì dentro c’è la creazione. Li ci sono le nostre statue», grida con un sorriso Filippo, lo scultore.

Cittadino del mondo

E non è una chimera perché tra poco quella raccolta sarà la genesi della nascita del Satiro dei Sassi e della Venere dei Sassi, due statue realizzate con gli scarti della lavorazione del marmo raccolti nella cava Michelangelo dai ragazzi di Anffas Onlus Massa Carrara (Associazione di famiglie e persone con disabilità) guidati dall’artista Filippo Tincolini, 48 anni, nato a Pontedera ma cittadino del mondo, studi all’Accademia delle Belle Arti, uno degli scultori italiani più interessanti e atipici. Nel suo studio, che si trova abbarbicato sul bacino marmifero di Fantiscritti, Alpi Apuane, convivono arte, manualità e tecnologia. Le statue nascono anche con l’ausilio di un braccio robotico che Filippo utilizza a volte per le sue creazioni e che non annulla la creatività ma l’aiuta a riprodursi meglio e in questo caso con il riciclo di materiali di scarto, senza deturpare la natura.




















































La storia di Filippo è piena di buone notizie. E non solo perché il maestro aiuta alcuni ragazzi fragili a scoprire le loro potenzialità. Il suo modo di creare e lavorare con le tecnologie è stato apprezzato da grandi nomi dell’arte contemporanea. Hanno collaborato con lui Maurizio Cattelan, Jeff Koons, Francesco Verzoli, Barry Xball e le sue opere stanno facendo il giro del mondo.
L’idea di realizzare statue dagli scarti della lavorazione è stata una «folgorazione empirist». «Vivendo da sempre nelle cave di marmo di Carrara – racconta – guardavo i muretti a secco realizzati con gli scarti della lavorazione. Dunque, ecco l’idea: perché, invece di estrarlo dal ventre della montagna, non creare un blocco di marmo dai sassi del ravaneto? L’ho fatto e in quel blocco ci ho davvero visto una figura, la creazione, proprio come ci ha insegnato Michelangelo». 

Un’impresa. Difficile e faticosa, a volte più dello scolpire nella nuda pietra. Il risultato è eccellente. Ma Filippo aveva anche un’altra idea. E cioè che un’opera d’arte poteva essere condivisa, nascere «a più mani», con più anime, con emozioni plurime.
Così è nato l’esperimento con i ragazzi. «Un’esperienza straordinaria, bellissima, entusiasmante. Ho letto nei loro occhi – confida lo scultore – felicità e orgoglio. Li ho sentiti urlare di gioia mentre, dopo aver raccolto gli scarti del marmo, averli trattati con le mestole nel cemento, hanno iniziato a vedere la nascita delle figure. «Le abbiamo fatte noi, sono nostre», continuavano a ripetere. Ma c’è qualcosa di più, in questa storia.

Dal 15 febbraio infatti le statue saranno esposte assieme a un’altra quarantina di lavori di Filippo nella mostra «Human Connection» allestita nel centro storico di Pietrasanta. Sì, proprio in quella cittadina ribattezzata la Piccola Atene dove hanno lavorato e vissuto (le loro opere sono esposte ovunque) Botero, Cascella, Mitoraj. Spiegano i critici d’arte che a livello estetico le opere rappresentano un connubio tra l’arte classica e le tecniche moderne, creando un cortocircuito ottico. «Invece di rimuovere materiale, l’approccio è stato quello di aggiungere, ricreando i blocchi di partenza delle sculture in modo inverso. E dunque l’estetica richiama quella dei muretti a secco utilizzati dai cavatori per arroccarsi sulle cave di marmo, celebrando il territorio e la propria storia», conferma Tincolini. Quei ragazzi, seguendo un maestro che sembrava improbabile, hanno raccolto i sassi e ritrovato la strada maestra.

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9 febbraio 2025 ( modifica il 9 febbraio 2025 | 18:46)

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