Il trumpismo di Matteo Salvini

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Dalle proposte sull’alleggerimento della pressione fiscale, con la rottamazione delle cartelle fiscali, alla chiara richiesta al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca (FdI) di tener conto delle proposte della Lega, per chiudere con le pagine della passata “politica fallimentare del centrosinistra”, fino al pieno rientro sulla scena internazionale a Madrid con il lancio del manifesto “trumpista” dei Patrioti Europei, come lo definisce l’agenzia di stampa Dire, e alla visita martedì prossimo in Israele.

Dalle questioni nazionali alla scena mondiale, Matteo Salvini rilancia il suo ruolo nel centrodestra, rivendicando di fatto il suo “trumpismo” doc, il primato di essere stato l’unico leader della coalizione di maggioranza ad aver apertamente scommesso sulla vittoria di Trump. Un copyright rimasto inevitabilmente, oggettivamente oscurato dal ruolo del premier Giorgia Meloni unico capo di governo europeo invitato al suo insediamento dal presidente Usa. Ma se Meloni, che con Trump ha stabilito un rapporto preferenziale e a differenza degli altri leader Ue non ha sottoscritto il documento contro le sanzioni alla Corte penale internazionale di Trump, è impegnata per il suo ruolo a ricoprire il compito di fare da ponte tra Usa e Europa, il leader della Lega, vicepremier e ministro di Infrastrutture eTrasporti, è più libero di ricoprire quel ruolo da trumpista della prima ora, volto a catalizzare fasce di elettorato più nettamente sovraniste dei Conservatori dove si colloca FdI.

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E così Salvini non ha remore nel dire, sulla scia di Trump e delle sue “scelte di politica di buon senso”, ad esempio, che bisogna uscire da “carrozzoni” internazionali come l’Organizzazione mondiale della sanità e destinarne le ingenti risorse altrove. Salvini, da Madrid, sfida il Ppe e di conseguenza Forza Italia, che ne è la diretta rappresentante in Italia, ad abbandonare ogni alleanza con il Pse, a scegliere “tra il futuro di Musk e Soros”, e punta apertamente l’indice contro la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

FI, con il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, citando De Gasperi e Adenauer, gli replica seccamente di avere “tradizioni politiche e culturali più solide di quelle di Soros e Musk”, il cui invito a fare grande di nuovo l’Europa sulla falsariga dello slogan riferito all’America, a Madrid è il titolo della kermesse di Vox “Mega – Make Europe Great Again”.

Salvini, applauditissimo da Santiago Abascal, Marine Le Pen, Viktor Orban, Geert Wilders e tutti gli altri rappresentanti dei Patrioti, ringrazia “per l’appoggio durante i tre anni in cui sono stato accusato di sequestro di persona per aver bloccato gli sbarchi di migranti clandestini in Italia”. Il primo attacco è alle Ong e alla sinistra: “A dicembre sono stato assolto, ha vinto il diritto a difendere le frontiere dall’invasione: abbiamo vinto noi, hanno perso Pedro Sanchez e le ong di sinistra, a cui mandiamo un caro saluto. Bye bye Pedro, bye bye Open Arms, viva la libertà”.

Annunciato sul palco come “figura chiave della politica europea e difensore del patriottismo”, il leader della Lega mette subito in chiaro di essere a Madrid “per ragionare di futuro, di libertà, di sicurezza, di valori cristiani e di cambiamento”, in veste di “cittadino italiano che crede fermamente in un’Europa diversa, un’Europa dei popoli, delle nazioni e delle identità”. In questo senso va interpretato lo slogan “Meno Europa, più libertà”.

Salvini attacca von der Leyen: l’Europa, “vittima dell’incompetenza di chi l’ha governata negli ultimi anni, si trova oggi in estrema difficoltà, eppure, invece di agire concretamente, le istituzioni europee e, in primis, la commissione guidata da Ursula von der Leyen, continuano a fare errori senza ammettere le proprie colpe, a dire che ‘ci vuole più Europa’ e che non abbiamo ceduto abbastanza sovranità”. Per Salvini “è giunto il momento di dire basta a chi vuole toglierci la libertà di decidere cosa mangiare, che auto guidare, cosa fare in casa nostra. È giunto il momento di poter esprimere liberamente le nostre opinioni”.

La direzione da imboccare, per il vicepremier italiano, è quella intrapresa da Donald Trump: “È ora di smettere di finanziare organismi sovranazionali, come l’Organizzazione mondiale della Sanità, che difendono gli interessi delle multinazionali e non dei cittadini. È ora di mettere in discussione realtà come la Corte Penale Internazionale che mettono sullo stesso piano i terroristi islamici di Hamas e un premier democraticamente eletto come Bibi Netanyahu”. Poi, il leader leghista e vicepremier rivendica il lungo percorso dei Patrioti, un progetto nato nel 2014 “grazie a pochi visionari”. E ancora: “Negli anni ci hanno dato dei fascisti, dei nazisti, dei razzisti, hanno cambiato le regole del gioco per cancellarci, ma siamo ancora qua più forti che mai. E sapete perché? Perché non abbiamo mai mollato. Perché siamo rimasti saldi nei nostri principi, saldi nelle nostre convinzioni, uniti di fronte a qualsiasi avversità, avevamo ragione su tutto, hanno dovuto darci ragione su tutto: sull’immigrazione, sulla sicurezza, sulla libertà di parola, sul green deal, sulla propaganda woke. Siamo stati i primi e spesso gli unici a difesa dei cittadini”.

Per Salvini, infatti, “non è l’Unione europea che legittima gli Stati, ma sono gli Stati che legittimano l’Unione europea, che altrimenti non esisterebbe. L’Europa non è la gabbia che hanno costruito a Bruxelles. L’Europa è libertà”. E ancora: “Il burqa non è Europa. Il gender non è Europa. Il terrore e la violenza islamica non sono Europa“. Le prime sfide ‘patriottiche’ sono già alle porte: “Questo 2025 sarà un anno cruciale per il nostro futuro”, ha sottolineato il vicepremier, facendo un ‘in bocca al lupo’ agli austriaci Herbert Kickl e Harald Vilimski, “gli unici che possono guidare il popolo austriaco verso un futuro di prosperità e di vita sicura”, e ricordando le scadenze elettorali in Germania, Romania e Repubblica Ceca, “con vista al 2027 dove aspettiamo Marine Le Pen alla guida della Francia”.

Per Salvini “siamo destinati a governare, siamo destinati a essere protagonisti della rinascita di questo continente: dobbiamo unire le forze senza pregiudizi, senza divisioni inutili. I Patrioti europei hanno il dovere di presentarsi compatti con un progetto chiaro e condiviso. Meno Europa, più libertà”.

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Poi l’invito a scegliere ai Popolari europei: “Vi chiediamo la visione e il coraggio di smettere di collaborare con i socialisti e con la sinistra a Bruxelles e in troppi Paesi europei. In Spagna, in Austria, in Germania e in altri Paesi i popolari devono scegliere fra un passato disastroso e un futuro di cambiamento”.

Salvini declina in modo netto, in questo senso da “trumpista” doc, i temi sull’agenda italiana e europea con l’evidente obiettivo di occupare uno spazio rimasto scoperto tra il ruolo da ponte tra UE e Usa cui è chiamata Meloni e la rete di alleanze europee del Ppe, che in Italia è Forza Italia, impegnata a sua volta a catalizzare consensi in uscita a sinistra, dei riformisti delusi.



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