di Laura Sestini
La Toscana, senz’altro tra le regioni più ricche di beni artistici della penisola italiana, vuole sensibilizzare sulla questione del sovraffollamento turistico – overtourism – e, con il recente Testo Unico regionale sul Turismo (Legge regionale 31 dicembre 2024 n. 61), funge da apripista per indicare un percorso ragionato da intraprendere se non vogliamo che le nostre città, i piccoli centri e i famosi borghi spopolati, non vengano definitivamente (s)travolti dal turismo di massa “mordi e fuggi”.
Tra i primi interventi per arginare i flussi turistici, e per non spopolarsi dei suoi abitanti, Venezia aveva deciso di applicare una tassa di soggiorno di cinque euro ai turisti giornalieri, con l’intento di “proteggere” i suoi residenti, sebbene questi non siano d’accordo sulla misura adottata. La tassa, che pare un espediente poco credibile per far desistere chi già ha speso migliaia di dollari, yen, rubli o euro per arrivare dagli Usa, Giappone, Sudamerica o Europa, ha comunque permesso all’amministrazione comunale di incassare decine di milioni di euro. Ed infatti, a parte il risvolto economico, milioni di turisti annui continuano a visitare la Serenissima.
Secondo le analisi sui trend del turismo mondiale, dopo il periodo della pandemia i flussi sono tornati repentinamente ai numeri alti, ed anzi hanno trovato l’Italia impreparata dal punto di vista ricettivo. Eppure i flussi asiatici verso l’Europa non hanno ancora ripreso con lo stesso interesse avuto fino al 2019. La crisi sanitaria, che aveva reso evidenti i molti ostacoli alla libertà di viaggiare verso paesi esteri, ha fatto sì che molti Stati abbiano trovato l’opportunità per ampliare i propri flussi turistici interni.
I turisti post-Covid, almeno in parte, hanno cambiato visione sul modo di fare esperienza di viaggio o di vacanza. Se il mare italiano attira ogni anno milioni di turisti esteri e interni, per un turismo di entertainment, è altrettanto vero che molti altri cercano di vivere la vacanza in modo più profondo, più capace di trasformare la propria esistenza, ricercando esperienze sociali più appaganti. Un nuovo fenomeno turistico che chiama a raccolta non solo le imprese ricettive, non solo chi offre servizi turistici, ma anche le comunità locali.
Nei prossimi 10 anni, la capacità di movimento delle persone nel mondo raddoppierà, complice anche la sempre maggiore digitalizzazione del settore, e con il fenomeno turistico cresceranno sempre di più nuove domande, a cui i territori devono saper rispondere. Giungeranno nuove tipologie di turisti che ancora non sappiamo cosa chiederanno, ma ci sarà l’obbligo di doversi confrontare con le minacce che il fenomeno turistico genera per il suo impatto sociale e di sostenibilità ecologica in loco. Il turismo se non viene controllato diventa nocivo: il carico ambientale senza controllo può costituire il vero problema.
La misura della sostenibilità dei flussi e delle capacità di controllo di questo fronte hanno bisogno di contromisure, non sono solo ambientali ma anche sociali, perchè riescano a restituire un’esperienza autentica a chi la ricerca. Questo è uno degli interrogativi odierni più grandi in ambito turistico.
In Toscana, il tema degli affitti brevi ha conquistato per molto tempo l’interesse dell’opinione pubblica, un grave problema per i residenti che hanno poche chance di trovare appartamenti disponibili tutto l’anno a prezzi abbordabili. Ciò va di pari passo con le esperienze turistiche autentiche in che molti ricercano attraverso il contatto con le comunità locali. Quindi le amministrazioni locali avranno il compito, se finora hanno agito “a braccio”, senza comprendere realmente l’impatto sui residenti che ha il turismo di massa, di mantenere il territorio e la sua socialità integri, luminosi delle proprie peculiarità culturali, non luoghi sopraffatti letteralmente da invasioni barbariche o da una tipologia di turisti standardizzati, globalizzati.
“Se di questo noi non ce ne cureremo, rischiamo di restituire un messaggio addirittura opposto a chi si è immaginato quell’esperienza di contatto sociale ma non riesce a percepirla, restituendo un’immagine molto negativa, della quale dobbiamo preoccuparci”– sottolineava l’Assessore regionale al Turismo, Leonardo Marras, durante un evento a tema turistico ospitato sulla Costa etrusca. Più minaccioso ancora risulterebbe lasciar andare le cose e raccogliere solo la massimizzazione del profitto nel presente.
In Toscana, il turismo è diventato una componente dell’economia sempre più forte, stabile, che in questi anni ha garantito il mantenimento della ricchezza prodotta, tamponando le flessioni di altri comparti, come la manifattura, soprattutto quella legata alle filiere della moda. Questa capacità compensativa ha sicuramente rappresentato un elemento di positività nella Regione, anche se questa componente economica è ancora fatta di troppo lavoro povero, necessariamente stagionale, o di lavoro saltuario, un settore da rendere più stabile, con impegno lavorativo più duraturo, un ulteriore obiettivo da raggiungere.
Se la Toscana vuole mantenere alta la sua immagine ricettiva e vuole consolidare la capacità di essere ancora attrattiva dal punto di vista turistico, è necessario che non perda di vista gli obiettivi principali di autenticità sociale e di sostenibilità dell’impatto ambientale, nonché le motivazioni che hanno indotto una nuova legislazione su questo tema, e soprattutto di un patto tra pubblico e privato che vada nella stessa direzione di qualità.
La questione degli affitti brevi, la gentrificazione e il conseguente spopolamento dei centri città, o dei piccoli borghi dai suoi residenti autoctoni, è un problema comune a tutte le località italiane dove fluisce il turista medio, nazionale o straniero; un fenomeno che rischia di restituire un messaggio addirittura opposto dal percepire un’esperienza turistica autentica, dal momento che in maggoranza si incontreranno altri turisti che cercheranno il genius loci della località prescelta, ma che essa mancherà proprio dell’essenza peculiare del luogo, divenuto, mentre i flussi turistici si ingrossano, uno spazio standard, sprovvisto di una precisa identità.
Il Testo Unico sul Turismo, emanato dalla Regione Toscana, introduce il concetto di turismo sostenibile e lo fa anche dal punto di vista sociale quando introduce l’articolo sui diritti del turista, che deve essere tutelato nelle sue esperienze ma, a nostro avviso, anche indirizzato, forse educato, al rispetto degli altri turisti, nonché dei residenti. L’art. 4 del testo, è dedicato al Turismo sostenibile. Il punto 2 cita letteralmente: “la Regione tutela il principio di biodiversità, promuovendo un sistema turistico orientato alla trasformazione verde e alla piena
sostenibilità di processi e prodotti e, nel rispetto del piano paesaggistico regionale, promuove la tutela e la valorizzazione del paesaggio, integrando la fruizione turistica con la salvaguardia delle risorse territoriali, ambientali e culturali, in funzione di un modello di turismo lento e legato al territorio”.
A seguito di quanto promette il nuovo regolamento del turismo in Toscana, è legittima aprire una parentesi sui criteri di ammissione dei piccoli centri abitati all’Associazione (privata) I borghi più belli d’Italia, organizzazione partorita dalla Consulta del Turismo dell’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani – con l’intento di contribuire a salvaguardare, conservare e rivitalizzare piccoli nuclei e comuni in base ad attrazioni artistiche o storiche. Per fregiarsi del distintivo dell’Associazione sono contemplati per i Comuni dei criteri di ammissione, che rispondono ai seguenti requisiti: integrità del tessuto urbano, armonia architettonica, vivibilità del borgo, qualità artistico-storica del patrimonio edilizio pubblico e privato, servizi al cittadino nonché il pagamento di una quota associativa annuale di qualche migliaio di euro.
La questione che vorremmo disquisire, e che si ricollega al contenimento dell’overtourism, attiene al requisito di “vivibilità del borgo”, espressione che appare come troppo generica per afferrarne il significato nel dettaglio. Da quale punto di vista viene valutata la vivibilità del borgo? Dal punto di vista del turista, della popolazione residente o di entrambe? Se pare sottinteso che il residente, nel luogo dove ha scelto di vivere, si comporti decorosamente, chi osserva, invece, perché il turista faccia altrettanto? Per vivibilità si intende anche la percentuale massima ammessa tra numero di turisti e autoctoni in un certo arco di tempo? Le risposte, benché ampiamente ricercate, non le abbiamo trovate, e forse quel “rivitalizzare” i piccoli nuclei e comuni significa riempirli di turisti mordi e fuggi e far scappare i residenti, insomma uno scambio, non preventivato, di differenti tipologie di esseri viventi, che nel contesto hanno interessi e obiettivi molto differenti.
Ecco che il Testo Unico del Turismo della Regione Toscana apre altri orizzonti, migliori negli intenti, che auspuchiamo diventino realtà.
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Sabato, 8 febbraio 2025 – Anno V – n° 6/2025
In copertina: il piazzale degli Uffizi durante la stagione turistica – CC BY 4.0
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