Crescono le preoccupazioni dei lavoratori e delle lavoratrici delle cooperative cremonesi chiamati a decidere in tempi brevissimi se accettare l’assunzione nella nuova cooperativa che ha vinto l’appalto del Comune di Cremona per i servizi SAAP, la ProgettoA di Bergamo. Un folto gruppo di loro, un’ottantina di persone, ha condiviso un documento che raccoglie le riflessioni che stanno circolando da una settimana tra i protagonisti involontari di questa vicenda e spiega come mai la garanzia offerta dalla legge dell’assunzione presso un nuovo datore di lavoro non sia di per sè sufficiente a tutelarli, mettendoli in una condizione molto difficile.
“Come educatrici ed educatori del servizio, protagonisti e vittime di quello che sta succedendo in merito al nostro immediato futuro, riteniamo doverose alcune chiarificazioni in merito”, si legge nella lettera.
La tutela del minore, che sarebbe garantita dal passaggio degli operatotri a Progetto A – affermano in sostanza – risulta inconciliabile con la tutela degli operatori e “si scarica sul lavoratore tutto il peso dell’eventuale interruzione del servizio e delle conseguenti problematiche per utenti e famiglie”.
“PROGETTO A – continua la lettera, ipotizzando quella che potrebbe essere la reazione all’esterno – garantisce l’assunzione di tutti gli educatori ed educatrici… E se questi ultimi non accettano? Ecco allora che il messaggio che verrebbe veicolato sarebbe: sono loro che abbandonano i bambini e le scuole”.
“Ma non è mai tutto così semplice e come spesso capita manca proprio la voce di chi è in prima linea ogni giorno sui servizi. Nessuno ha chiesto alcun parere a chi si spende da anni in prima persona, a chi da tempo vive la complessità delle situazioni individuali e familiari con estrema professionalità.
Ad oggi siamo solo numeri! Spostati e rispostati ogni qualvolta l’amministrazione lo ritenga opportuno.
“Siamo consapevoli della legittimità di ciò che PROGETTO A sta facendo. Siamo consapevoli della libertà di partecipazione a qualsiasi bando disponibile e non si tratta certo di non saper accettare una sconfitta, non siamo certo noi una parte del gioco competitivo tra aziende.
Riteniamo però scorretto e quanto meno poco coerente con i nostri valori educativi, portati avanti da anni, l’atteggiamento ‘da benefattori’ della cooperativa vincente la quale garantisce la continuità di un servizio, “assumendo (gli operatori) senza alcuna interruzione di rapporto”, ma parallelamente non tiene conto di ciò che questo significhi realmente.
“Per i professionisti coinvolti nell’immediato futuro – continuano gli operatori – si dovrà passare semplicemente da un datore di lavoro ad un altro o addirittura avere aperte ben due posizioni contrattuali? Ricordiamo infatti che molti degli educatori ed educatrici cremonesi lavorano anche su altri servizi in cui vi è la medesima preoccupazione di interruzione della continuità progettuale. Creare un ulteriore frammentazione nel lavoro può essere economicamente insostenibile! Avere due contratti può voler dire ad esempio per educatori e educatrici spendere tempo ed energia per capire in tempi brevissimi, date le tempistiche di questo bando, la modalità per non incorrere in tasse altissime da pagare in sede di 730 alla presentazione di due CU.
“Si aggiungono ulteriori perplessità a questa proposta : alla fine dell’anno scolastico, le cooperative del territorio hanno sempre garantito il lavoro per tutti i mesi estivi agli educatori Saap, e ora cosa succederà con una nuova cooperativa che non ha alcuna conoscenza o certezza sul territorio?
“Tenendo conto – conclude la lettera – del forte impatto emotivo e psicologico che sta avendo questa situazione su professionisti che comunque stanno continuando nonostante tutto a lavorare, c’è la percezione che le persone siano trattate come semplici pedine da sostituire secondo le necessità in un mercato al ribasso dove conta di più il risparmio economico che il capitale umano e professionale che si è creato in anni di co-progettazione e collaborazione.
“Lavoratori e lavoratrici – è l’amara conclusione – cittadini e cittadine che non sono stati tutelati da un amministrazione che credevano solidale, con un cambio di scenario a tre mesi dal termine dell’anno scolastico”.
Giuliana Biagi
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