Il sindaco Stefano Lo Russo ha incontrato oggi pomeriggio la Conferenza dei capigruppo e la commissione Legalità. Un incontro, coordinato dalla presidente della Sala Rossa Maria Grazia Grippo, per fare il punto sul tema della sicurezza urbana, in particolare alla luce del varo delle quattro “zone rosse” da parte del prefetto Donato Cafagna.
Aree della città che più precisamente vanno definite come “zone a vigilanza rafforzata”, dalle quali la forza pubblica, a partire dal 27 gennaio scorso, può disporre l’allontanamento di persone che siano già segnalate all’autorità giudiziaria per reati quali traffico di stupefacenti, rapine violenze, furti.
Le quattro zone sono quelle di Porta Nuova e San Salvario; Lungo Dora, ponti Mosca e Carpanini; Barriera di Milano, tra i corsi Giulio Cesare e Palermo con i “larghi omonimi”; via Matteo Pescatore e piazza Vittorio Veneto, luoghi di “movida”. Lo Russo ha inteso chiarire come siano state individuate dalla Prefettura e non da Palazzo Civico, che da parte sua ne avrebbe inserita almeno un’altra, quella di piazza Bengasi. Si tratterà di un periodo sperimentale di 90 giorni, ha precisato il primo cittadino, nel corso del quale la Polizia Locale svolgerà in misura intensificata i controlli abituali, compresi quelli di polizia amministrativa, senza assumersi compiti di tutela dell’ordine pubblico, che d’altronde la legge non le assegna.
Nel dibattito seguito all’introduzione da parte del sindaco, sono intervenuti vari consiglieri e consigliere. Per Lucio Firrao (TO Bellissima) si è interrogato sui motivi dell’esclusione dalla sperimentazione delle piazze Santa Giulia e Bengasi, mentre Federica Scanderebech (FI) ha proposto incontri mensili sul tema, con la presenza del sindaco. Entrambi hanno posto anche la questione delle competenze della Polizia Locale torinese. Scettica sull’utilità del provvedimento prefettizio si è detta Valentina Sganga (M5S), che ha ricordato le criticità esistenti in Borgo Aurora, mentre Claudio Cerrato (PD) ha definito la sperimentazione utile per contrastare il radicamento dell’illegalità in alcune zone ma non risolutiva del problema, ribadendo anche come la Polizia Locale debba limitarsi a compiti che sono già ben definiti e diversi da quelli delle Forze dell’Ordine. Enzo Liardo (Fd’I) ha invece ipotizzato una scarsa convinzione da parte del sindaco rispetto a quest’iniziativa prefettizia, che l’amministrazione comunale sembrerebbe subire più che condividere.
In una prima replica, Stefano Lo Russo ha sottolineato come sia prematuro un bilancio dell’iniziativa, confermando inoltre che la Polizia Locale dovrà attenersi ai propri compiti specifici. Difficile dire se imporre ad alcune persone di spostarsi di qualche isolato possa essere o no risolutivo in termini di ordine pubblico, ha aggiunto, specificando che la presenza di presìdi dell’Esercito in alcune zone di Barriera, tanto invocata da alcuni, ha solo ottenuto lo spostamento dello spaccio di droga in aree limitrofe. Per questo, ha ribadito il primo cittadino, occorre un modello integrato di presidio del territorio, nell’ambito del quale Forze dell’Ordine, Magistratura, Comune e Regione (quest’ultima soprattutto sotto l’aspetto sanitario) coordinino i loro rispettivi compiti.
Il sindaco ha anche voluto precisare che il “daspo urbano” da taluni auspicato come atto fondamentale per la sicurezza, consisterebbe di fatto nel semplice allontanamento da determinati luoghi le persone senza fissa dimora, che non violano il codice penale per il solo essere tali e per le quali servono assistenti sociali e non misure repressive. Lo Russo ha anche ribadito la massima attenzione da parte della Città e dei suoi organi di controllo, su tutto il territorio urbano, nei confronti della vendita di alcool a minorenni o al di fuori delle fasce orare stabilite.
Una successiva tornata di dibattito ha visto gli interventi di altri componenti della Sala Rossa. Per Simone Fissolo (Moderati), l’istituzione delle quattro “zone rosse”, sulle quali ha espresso qualche dubbio, indica che in città ci sono situazioni di insicurezza che richiedono la pacificazione sociale e la collaborazione di tutte le istituzioni, mentre Silvio Viale (Radicali +Europa) ha pronosticato il fallimento delle “zone rosse” dopo quello dei presìdi delle Forze Armate, chiedendosi quanti nuovi agenti saranno assegnati al controllo delle quattro zone e quali aree resteranno quindi sguarnite. Domenico Garcea (FI) ha da parte sua ricordato la criticità della situazione in Barriera Di Milano, tra clochard, delinquenza e commercio abusivo (suk), auspicando un’azione più efficace da parte del sindaco. Andra Russi (M5S) ha respinto l’idea del “daspo urbano”, ricordando come la Polizia Locale abbia ruolo ausiliario nella gestione dell’ordine pubblico, auspicando maggiori investimenti in campo sociale da parte di Comune e Governo, invitando il sindaco a richiedere più forze dell’ordine per Torino.
Ivana Garione (Moderati), dopo aver rimarcato come l’amministrazione comunale dovrebbe comunicare meglio i propri successi , ha ricordato come in primo luogo la Polizia Locale sia connotata dalla prossimità al cittadino, proponendo di riconsiderare la figura del “vigile di quartiere”. Emanuele Busconi (Sinistra Ecologista) ha ricordato come le sole misure repressive non portino a soluzioni ed evidenziando come il sindaco stesso abbia più volte sottolineato che la sicurezza dipenda da servizi efficienti, cultura, iniziative sociali, il che deve vedere la Città intervenire a più livelli.
In conclusione, il sindaco – che ha ricordato di non essere uno sceriffo – ha suggerito al governo nazionale di prendere in considerazione alcuni provvedimenti concreti ed essenziali per garantire la sicurezza delle nostre comunità, come stanziare per i comuni maggiori risorse per la rigenerazione e riqualificazione delle aree urbane o, al di là del garantire organici adeguati per le forze dell’ordine, intervenire sulla situazione delle carceri, divenute ormai un ambiente criminogeno e non funzionale alla reintegrazione sociale. Infine, delegare ai Comuni funzioni oggi gestite a livello ministeriale, a partire dal rinnovo dei permessi di soggiorno per gli stranieri. Il tutto, ha concluso Lo Russo, in un’ottica non conflittuale ma di maggior collaborazione tra le istituzioni.
(Claudio Raffaelli)
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