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C’è una parola che forse più di ogni altra mette i brividi solo a pronunciarla: pignoramento! Una situazione drammatica in cui nessuno mai vorrebbe trovarsi ma, purtroppo, più comune di quello che si tende ad immaginare. Sono state introdotte importanti novità in materia. Vediamo per bene che cosa cambia da quest’anno.
La parola pignoramento fa tremare solo a pensarla. Ci porta a visualizzare immagini tremende: case con i sigilli, conti correnti bloccati e persone che non riescono a prelevare, automobili sequestrate e famiglie in ginocchio. Eppure queste situazioni da incubo non sono così rare come si potrebbe immaginare.
Non è infrequente la situazione di persone oneste che accumulano debiti per l’impossibilità di pagare con regolarità tutto quello che c’è da pagare. Inflazione, carovita, potere d’acquisto crollato e aziende che, talvolta, sostituiscono i dipendenti con algoritmi o con robot.
Si possono fare debiti con il Fisco qualora non si riescano a pagare le tasse dovute nei tempi prestabiliti ma si possono fare debiti anche con la banca se non si riescono più a pagare le rate del mutuo o, ancora, si possono fare debiti con società private. Qualunque sia il creditore, il capolinea dei debiti si chiama “pignoramento”. Sono state introdotte importanti novità in materia: nel prossimo paragrafo vediamo cosa è cambiato.
Pignoramenti: ecco cosa cambia da quest’anno
Anno nuovo e pioggia di novità un po’ su tutti i fronti, anche – e soprattutto – in materia Fiscale. Le modifiche al taglio del cuneo fiscale con ulteriori vantaggi per le fasce reddituali più deboli sono state accolte con grande entusiasmo così come la riconferma del sistema a tre aliquote Irpef. Vediamo ora che cosa è cambiato in fatto di pignoramenti.
In primis cambiano le percentuali di pignoramento. Fino ad oggi, infatti, era possibile pignorare 1/5 dello stipendio o della pensione. Da quest’anno sono state introdotte delle distinzioni in base al reddito. Pertanto potrà essere pignorato solo:
- 1/10 per i redditi che non superano i 2500 euro al mese;
- 1/7 per i redditi compresi tra 2500 e 5000 euro al mese;
- 1/5 per i redditi oltre i 5000 euro al mese.
Dopo una buona notizia a favore dei contribuenti, passiamo a una decisamente meno buona: la seconda novità è che da quest’anno, per alcune imposte non pagate, non sarà più necessario l’invio preventivo della cartella esattoriale per avviare un pignoramento, ma basterà soltanto l’accertamento esecutivo emesso dall’Agenzia delle Entrate.
Terza novità: approvato il “discarico”. Che cosa significa? Passati 5 anni – a partire dall’1 gennaio 2025 – i debiti non recuperati dall’Agenzia delle Entrate non potranno più comportare ulteriori pignoramenti. In pratica le cartelle esattoriali dovranno essere stralciate e restituite all’ente titolare del credito che, comunque, potrà provvedere a recuperare quanto gli spetta in altri modi.
Leggi anche: Agenzia delle Entrate, la novità: paghi a rate fino a 10 anni, ma solo in questi casi
Pignoramenti: attenzione se non paghi la Tari
Importanti novità in materia di pignoramenti. Nel paragrafo precedente abbiamo visto 3 cambiamenti in partenza da gennaio 2025 ma non è ancora finita: guai grossi per chi non è in regola con le imposte comunali.
Dal gennaio pignoramenti “sprint” per chi non è in regola con la Tari – la tassa sui rifiuti – o con l’Imu. Qualora il contribuente non fosse in regola con le due imposte comunali, il pignoramento potrà scattare dopo appena 60 giorni contro gli attuali 180 giorni. E potranno essere pignorati sia beni mobili che immobili.
Infine, dopo una carrellata di notizie non proprio confortanti, passiamo ad una novità positiva per coloro che, purtroppo, hanno fatto debiti: il Fisco ha deciso di agevolare chi ha la volontà di mettere a posto la propria situazione e, per questo motivo, da quest’anno sarà possibile rateizzare il pagamento di un debito fino a 10 anni e ogni rata potrà essere anche di solo 50 euro.
Leggi anche: TARI, milioni di cittadini hanno diritto al rimborso ma non lo sanno: ecco come fare richiesta
Basterà pagare la prima rata per bloccare la procedura di pignoramento. Naturalmente, però, sarà necessario proseguire con il pagamento di tutte le rate concordate altrimenti il debitore perderà la possibilità di rateizzare e riprenderà la procedura di pignoramento.
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