Milano, un giorno in aula all’Istituto Zaccagnini, la scuola per ottici più grande d’Italia: «Insegniamo il topografo aberrometro, il 98% trova lavoro in 6 mesi»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


di
Alessio Di Sauro

Una giornata tra i 200 allievi specializzandi: «Studiamo la retina, diritto commerciale e tecniche di negoziazione: siamo attratti dai compensi futuri ma anche dalla possibilità di aiutare le persone»

Conto e carta

difficile da pignorare

 

C’è un posto dove si insegna «contattologia» e non si trova a Hogwarts ma in via Crespi a Milano. Si sussurra che qualcuno tra gli addetti agli orientamenti scolastici dotato di senso dell’umorismo lo abbia definito «la migliore garanzia per vederci chiaro» ma l’enfasi è scongiurata: è qui, all’istituto Zaccagnini, che si formano gli ottici del futuro. Chi passeggia per i corridoi indossa il camice bianco; chi tiene in mano una lente, chi ripassa la morfologia della retina, chi studia come nasce un occhiale. 

A istruirli è la costola milanese dello storico istituto, nato a Bologna nel 1977, la più grande scuola di ottica e optometria d’Italia – più di seimila diplomati in 45 anni – e fucina di nuovi professionisti in un settore che, va da sé, non conosce crisi: sarà che finanche Seneca nel primo secolo dopo Cristo aveva individuato nelle sfere di vetro uno strumento per ingrandire le immagini utile a chi soffrisse di disturbi visivi, sarà che – dati alla mano – entro il 2050 la popolazione di over 65 è destinata a raddoppiare dall’11 al 22 per cento, qui chi accede ai corsi abilitanti alla professione è a prova di disoccupazione e al di fuori del vortice delle partite Iva: «Il 98 per cento dei nostri studenti trova impiego entro sei mesi – sentenzia Lucrezia Gilardoni, direttrice della sede meneghina inaugurata nel 2018, 200 studenti e più di 50 docenti -. E si tratta di contratti a tempo indeterminato». 




















































La maggior parte degli studenti sono freschi di maturità, ma non mancano ottici già abilitati che desiderano ritornare sui banchi per prendere la successiva specializzazione annuale in optometria, che abilita anche all’analisi visiva e alla prescrizione di lenti. E ancora: laureati in ottica che limitandosi al percorso accademico sarebbero confinati al solo perimetro della ricerca. «Il corso di laurea in Ottica è afferente ai dipartimenti di Fisica – commenta la professoressa Claudia Colandrea, docente, tra gli altri, di Anomalie e psicofisica della visione binoculare -, consente di accedere all’esame di Stato, ma per forza di cose non offre la specializzazione degli Istituti post-media superiore, come il nostro, o dei quinquenni di scuola di secondo grado. Spesso conducono a una strada chiusa». 

Al netto di una certa e comune propensione per le materie scientifiche, il background tra i banchi è variegato: Mario Lusardi, 20 anni di Legnano, iscritto al primo anno, è reduce dal liceo linguistico ma ha poi deciso di seguire le orme paterne: «Sono cresciuto nel negozio di mio papà – racconta, ho capito che la professione non mi dispiaceva e che amavo stare a contatto con la gente. E saper parlare più lingue allarga il bacino di utenza». Già perché, al netto del numero chiuso, per accedere non è necessario avere completato necessariamente un liceo scientifico: «La nostra realtà è talmente specifica che non servono competenze pregresse – prosegue la direttrice -, non facciamo nemmeno un test di ingresso, apriamo le iscrizioni un anno prima e le chiudiamo a esaurimento posti»

La giornata si compone in egual misura di teoria e pratica, i ragazzi si dividono tra i laboratori dove si tagliano le lenti e confezionano gli occhiali e le aule delle canoniche lezioni frontali. A metà pomeriggio il professor Riccardo Bazzotti si destreggia tra le proprietà della «tonaca vascolare» dell’occhio: la lezione è quella di «Anatomia e fisiopatologia oculare», dalla cattedra si tengono tutti gli studenti sulla corda: niente interrogazioni vere e proprie (l’apprendimento si verifica solo alla fine dei moduli didattici), ma una sarabanda di domande per tenere il polso della situazione e verificare lacune e progressi. Bazzotti, spalle alla lavagna multimediale con le slide, è microfonato e ripreso in video. «Registriamo tutte le lezioni, in modo che possano essere consultate nuovamente anche da casa – sottolinea –. Questo naturalmente non significa che gli studenti siano esentati dal presentarsi fisicamente, ma consente loro di tornare su un argomento sul quale si sono resi conto di essersi distratti. E poi registrare è di importanza vitale per gli alunni con Dsa». 

Gli insegnamenti non sono circoscritti al perimetro anatomico-scientifico, ma esplorano le tecniche comunicative e di contrattazione («D’altro canto uno degli sbocchi professionali più comuni è quello in un negozio»), al pari di marketing di impresa e diritto commerciale, con annesse normative di indirizzo. Con l’entrata in vigore nel 2021 del decreto legge 92/2018 il nuovo ottico è tenuto infatti a «segnalare al medico eventuali situazioni di allerta», fungendo così da prima barriera di controllo e difesa della visione e della salute oculistica. «Lavoriamo in sinergia con i medici, l’ottico è innanzitutto un presidio territoriale – puntualizza Gilardoni -. Un buon professionista, ad esempio, deve essere in grado di consigliare il paziente circa la necessità o meno di dotarsi di una lente multifocale prima di un intervento alla cataratta, anche perché queste costano non meno di 150 euro». 

Anche la valutazione del profilo del cliente ha una sua importanza: «Prendiamo il caso di una persona che veda male sia da vicino che da lontano: normalmente la lenta va messa a fuoco in basso per la correzione da vicino, perché generalmente il problema si manifesterà leggendo, e al centro per la messa a fuoco da lontano. Ma se quella persona di mestiere fa lo scalatore, avrà bisogno di una messa a fuoco da vicino in alto e da lontano in basso, altrimenti si ammazza. Insegniamo tutto questo agli studenti». 

Già, gli studenti: la retta del biennio è di 12 mila euro, ma, al netto delle agevolazioni previste per gli Isee più deficitari, in classe più d’uno fa notare che  non si tratti di strada senza ritorno (economico) per nessuno:  «Il materiale scolastico è tutto incluso, non bisogna pagare per extra – osserva la 21enne Federica Iacoboni, alle prese con le rilevazioni di un “topografo aberrometro” -, in ogni caso io ho scelto questo percorso soprattutto in considerazione del tenore di vita che può assicurarmi: non si scende mai sotto retribuzioni annue di 25 mila euro per i neoassunti, con le dovute specializzazioni i compensi possono decollare: questo mestiere ha marginalità molto alte, una lente dal costo netto di poche decine di euro sul mercato ne può valere centinaia. Senza parlare delle montature degli occhiali». 

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Pecunia non olet, e però c’è chi annusa anche dell’altro. «La cosa che dopo il tirocinio ho imparato ad amare di questo lavoro è la possibilità di aiutare le persone – solennizza Tommaso Riva, 21 anni -, ci vogliono passione e delicatezza, come nel caso di pazienti ipovedenti. Il nostro è un servizio pubblico, né più né meno». Pronipoti di sua maestà il denaro, ma nondimeno figli delle stelle.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

2 febbraio 2025 ( modifica il 3 febbraio 2025 | 18:40)

Conto e carta

difficile da pignorare

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Dilazione debiti

Saldo e stralcio