Dazi Usa, in Puglia a rischio l’export di pasta, olio e divani. L’appello degli industriali: «L’Unione Europea ci difenda»

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di
Vito Fatiguso

I timori degli industriali pugliesi, che esportano negli Stati Uniti, dopo la mossa di Donald Trump. Divella: «C’è anche il problema del grano»

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I dazi di Donald Trump rischiano di far male. Soprattutto a quei settori produttivi che caratterizzano la Puglia e alimentano il trend crescente degli scambi commerciali con gli Stati Uniti: dall’agroalimentare al manifatturiero specializzato (come il comparto dei mobili). 

Ecco che le preoccupazioni delle imprese aumentano in relazione alle prime iniziative prese dal tycoon: dall’inizio di febbraio sono partiti i dazi del 25 per cento per Messico (congelati per un mese) e Canada e del 10 per cento per i prodotti cinesi. E il prossimo passo riguarda l’Europa con i Paesi che dovranno intraprendere mosse comuni




















































A rischio il settore della pasta

«Lavoriamo molto con l’estero – afferma Vincenzo Divella, patron dell’omonimo pastificio di Rutigliano – e la posizione degli Stati Uniti potrebbe creare problemi. Credo che l’Unione Europea dovrà rispondere e, in ogni caso, c’è il rischio che l’inflazione riparta sia in Italia sia negli Usa».

Divella, 370 milioni di fatturato e 320 addetti, vende in dollari quindi ci sono effetti contrapposti: la valuta statunitense si apprezza sull’euro, quindi aumenta il valore degli incassi, ma questa tendenza va contro i costi della materia prima (grano) e comunque non tiene conto del peso dei dazi. «Acquistiamo almeno 900 mila quintali di grano dall’estero – prosegue Divella – perché la produzione italiana, pari al 30 per cento del totale, non è sufficiente a soddisfare la richiesta. Negli Stati Uniti, invece, esportiamo pasta per un valore di 5,5 milioni di dollari. Non ci resta che attendere le mosse di Trump per valutare l’impatto dell’iniziativa e modulare le contromosse».

I riflessi sui divani del Barese

Altro comparto che vende in dollari è quello dei divani. Da Natuzzi a Soft Line il mercato a stelle e strisce c’è. «È vero la valuta americana si è apprezzata – spiega Modesto Scagliusi, patron della Soft Line di Modugno -, ma la politica dei dazi è un’incognita. Trump in campagna elettorale aveva annunciato la riforma, ma non sappiamo in che maniera sarà applicata. L’obiettivo per ogni azienda è consolidare il giro d’affari e il mercato Usa è per il nostro gruppo un punto di riferimento». Soft Line ha realizzato nel 2024, nel solo mercato statunitense, 60 milioni di dollari di fatturato grazie alla vendita di 165 mila sedute.

Problemi anche per l’olio

La paura che nella morsa delle iniziative di Trump finisca anche l’oro verde di Puglia è alto. Numerose aziende collocano olio sull’asse tra New York e Los Angeles. «Negli Stati Uniti vendiamo in euro – sostiene Savino Muraglia, proprietario ad Andria di un frantoio con azienda agricola in attività da cinque generazioni – e non abbiamo vantaggi dall’aumento del rapporto di cambio. Tuttavia, la composizione del fatturato aziendale rende evidente che l’internazionalizzazione rende la situazione sempre complessa visto che il 60 per cento delle vendite complessive arriva dall’estero. Con gli Usa? Realizziamo il 15 per cento del nostro giro d’affari quindi le conseguenze dell’introduzione dei dazi sarebbero pesanti. La speranza è che possa andare come nella prima presidenza Trump: all’epoca all’annuncio di tassazione non seguirono misure concrete». 

La filiera dell’export che vale 300 miliardi

Il settore primario, con la trasformazione dei prodotti, è nel mirino. «I timori sono per l’intera filiera dell’export del Mezzogiorno che vale 300 miliardi – conclude Muraglia – di cui 37 miliardi interessano il food. Le aziende del territorio, inoltre, hanno investito in relazioni commerciali anche nei Paesi confinanti con gli Usa come il Canada. Ora non ci resta che capire l’entità dei dazi». L’olio di oliva pugliese ha fatto registrare un balzo del 60% delle esportazioni nel mondo (dati Coldiretti Puglia, su base Istat Coeseb gennaio-settembre 2024). La priorità è difendere il valore.

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4 febbraio 2025 ( modifica il 4 febbraio 2025 | 08:23)

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