Bilancio Francia, governo Bayrou in bilico

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Questa sarà una settimana decisiva per la Francia, dove l’Assemblea Nazionale discuterà sull’approvazione del nuovo bilancio per il 2025. E il governo di François Bayrou, quarto premier nominato dal presidente Emmanuel Macron in meno di un anno, rischia la sfiducia e di durare ancora meno del predecessore Michel Barnier. Il budget è stato presentato ieri e prevede 50 miliardi tra tagli alla spesa e aumento delle entrate. La bozza iniziale partiva da 60 miliardi, ma il governo ha dovuto concedere alle opposizioni qualcosa per non incorrere nella bocciatura. Tra le novità, la parziale revisione della riforma delle pensioni approvata nel 2023 dopo 30 anni di tentativi falliti.

E sono stati cancellati anche i tagli ai 4.000 posti di lavoro nella scuola inizialmente previsti.

Sul bilancio in Francia guerra a sinistra

Sul nuovo bilancio per la Francia i socialisti si mostrano soddisfatti a metà. Non è quello che avrebbero voluto, ma possono vendere al loro elettorato alcune concessioni per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Tuttavia, a sinistra è scoppiata la guerra. France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon voterà contro insieme a Verdi e comunisti. Tra gli stessi socialisti è polemica per lo spostamento a destra di Bayrou, il quale ha riconosciuto che “orde di migranti illegali” sono entrati negli ultimi anni nel Paese. Toni simili a quelli del Rassemblement National, eccepiscono alcuni di loro.

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Governo vuole evitare voto dei deputati

E arriviamo proprio al partito di Marine Le Pen, che non ha ancora fatto sapere se voterà a favore del nuovo bilancio. Ha mostrato sin qui responsabilità nel rigettare la mozione di sfiducia preventivamente presentata da Mélenchon.

D’altra parte, non vuole sobbarcarsi il peso della responsabilità per misure di austerità che non condivide. E va detto che lo stesso dilemma esiste tra i socialisti, tant’è che l’ex primo ministro Alain Jospin (1997-2002) ha invitato alla responsabilità per non lasciare la Francia priva di bilancio.

La scorsa settimana c’era stata l’approvazione al Senato, dove destra lepenista e ultra-sinistra sono marginali. Per evitare la bocciatura in Assemblea Nazionale, Bayrou si è detto pronto ad avvalersi dell’art.49.3 della Costituzione, che gli consente di far passare il bilancio in Francia senza il voto dei deputati. Ma ciò probabilmente segnerebbe la fine del suo esecutivo, perché a quel punto Le Pen avrebbe tutto il vantaggio politico di approvare la mozione di censura della gauche, che otterrebbe la maggioranza come due mesi fa e anche senza il necessario sostegno dei socialisti.

Deficit alto, elezioni anticipate impossibili ora

Il bilancio in Francia per il 2025 prevede che il deficit scenda dal 6% del 2024 al 5,4%. Sarebbe lontanissimo dalla soglia massima del 3% fissata dal Patto di stabilità. Parigi è sotto procedura d’inflazione come Roma, ma presenta un disavanzo nettamente superiore. In Italia dovrebbe essersi chiuso sotto il 4% del Pil l’anno scorso e quest’anno si avvicinerebbe al 3%, scendendo sotto tale soglia nel 2026, stando alle previsioni del governo Meloni.

I rendimenti dei bond francesi non stanno prezzando il rischio politico, anzi nella seduta di ieri lo spread con la Germania si è mantenuto in area 73 punti.

Lo spread BTp-Oat è salito ai massimi da diverse settimane, sfiorando i 40 punti base. Sembra che il mercato stia sottostimando la gravità del caos a Parigi. Se Bayrou fosse costretto alle dimissioni, necessariamente ci sarebbe un ennesimo governo di corto respiro, in quanto elezioni anticipate prima di fine giugno prossimo saranno impossibili per divieto costituzionale. E questo implicherebbe altri mesi di incertezza per la seconda economia dell’Eurozona.

Bilancio Francia, Bayrou rischia crisi di governo

Priva di un nuovo bilancio, la Francia ha smesso di crescere nel quarto trimestre del 2024, sebbene nell’intero anno abbia messo a segno un +1,1% per il Pil, in linea con le stime. La credibilità della classe politica transalpina all’estero è ai minimi da decenni. Il presidente Macron evita di farsi vedere in giro per non rendere più travagliata la vita al governo, consapevole di essere un ostacolo per le trattative con le opposizioni. Se Bayrous cadesse, non si vedrebbe alcuna figura capace di trovare una mediazione. Il livello dello scontro politico rischia di salire a vette impensabili. Tutto questo mentre la stessa Germania è senza un governo nel pieno dei poteri e l’Unione Europea dovrebbe trattare con l’amministrazione Trump per evitare o almeno cercare di minimizzare l’impatto dei dazi sulle proprie esportazioni negli Stati Uniti.

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