30 anni di Movida Genovese, luci e ombre – Primocanale.it

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Persone in una piazzaLa movida genovese nei vicoli della città

Ciclicamente il tema “Movida” nel Centro storico torna alla ribalta evidenziando problematiche connesse all’uso della parte antica della città da parte dei giovani e il rapporto problematico con la popolazione residente. Il termine ormai entrato nella lingua italiana, si ispira alla movida di Barcellona, città che fin dai primi anni Novanta si caratterizza per una scena urbana notturna vivace, per molti anni “mecca” della generazione Erasmus. Oggi, a Genova, il termine movida viene spesso usato con accezione negativa: spesso diventa “mala movida”, raccontata tramite le proteste degli abitanti e gli interventi delle forze dell’ordine.

Pochi ricordano come nacque a Genova il fenomeno che, per la metà degli anni Novanta, era nuovo, inaspettato e lascia increduli i primi commentatori: improvvisamente “i vicoli” si stavano trasformando da luogo da evitare (dove non andare se si usciva di sera) a luogo di moda. Nella primavera 1994 una nuova tendenza, che fino a qualche anno fa sarebbe stato utopistico prevedere, inizia a conquistare i giovani genovesi. Soprattutto il venerdì (e in misura minore negli altri giorni), centinaia di giovani iniziano a radunarsi in ben precisi locali e piazze dei “caruggi”, soprattutto in piazza delle Erbe e in piazza San Bernardo. I giovani hanno un’età compresa fra I 20 e I 30 anni e risiedono in altre zone della città, La maggior parte si raduna in piazza delle Erbe in prima serata per poi distribuirsi in alcuni locali come il bar Le Corbusier in via San Donato, l’enoteca Moretti in piazza San Bernardo, il bar Tre Merli in vico dietro il Coro della Maddalena, il bar Berto in piazza delle Erbe (questi locali sono spesso gestiti da giovani che hanno avuto il coraggio o l’astuzia di scommettere su un rilancio della città antica) o in discoteche del centro (Nessundorma di via degli Archi, Cisterne di Palazzo Ducale).

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Queste tendenze erano allo stato latente fin dall’estate 1991 quando un bar di piazza delle Erbe installa una prima pedana di settanta metri quadrati con sedie e tavolini organizzando spettacoli musicali. Fattore trainante è stata l’apertura della facoltà di Architettura con molti studenti che risiedendo nelle vicinanze della sede e iniziano a ritrovarsi nei bar della zona. Un ruolo “strategico” è giocato dalla posizione centrale della piazza situata nelle immediate vicinanze di piazza De Ferrari, piazza Matteotti e piazza Dante dove nelle ore più tarde sussistono discrete possibilità di parcheggio per coloro che provengono da altre zone della città

Fin dall’inizio, del fenomeno “Movida” iniziano ad interessarsi anche i quotidiani e le emittenti televisive locali per documentare le numerose lamentele che si levano da parte degli abitanti tradizionali infastiditi dal vociare e dagli schiamazzi. E’ però a tutti evidente, anche agli abitanti, che l’apertura nel 1990 della nuova Facoltà di Architettura in stradone Sant’Agostino sta generando nella zona una serie innumerevole di ripercussioni positive. Innanzitutto l’aumento di domanda di abitazioni prevalentemente destinata a studenti innesca processi di miglioramento e restauro di edifici. L’apertura di nuovi locali e servizi (copisterie, bar, librerie, cartolerie) e il riadattamento di altri (trattorie, botteghe artigiane, negozi di antiquariato). Ai piani di Sant’Andrea il “Caffè Barbarossa” è considerato un simbolo della rinascita dei vicoli, la “svolta” avviene anche grazie all’abbattimento della “ex caserma dei pompieri” avvenuta per l’Expo del 1992 (inizio di importanti flussi turistici). E’ l’inizio di quella che oggi viene chiamata “gentrification” che, nel centro storico di Genova, frequentazioni serali, nuovi residenti, turisti, profonda modificazione del tessuto commerciale. Luci e ombre, ma le città sono “organismi viventi” che evolvono.

*Francesco Gastaldi, genovese, è Professore associato di Urbanistica, Università IUAV di Venezia

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