Trump li impone a Cina, Canada e Messico e loro rispondono. Ora teme anche l’Europa

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Il presidente statunitense accusa i tre Paesi di favorire l’importazione di fentanyl, la droga che ha ucciso milioni di americani. Ma i governi colpiti non ci stanno e controbattono con altrettante tariffe che colpiranno le merci Usa

Trump ha firmato l’ordine esecutivo per imporre dazi del 25% contro Canada e Messico e del 10% contro la Cina. L’energia canadese sarà tassata del 10%. Lo riferisce la Casa Bianca. «Le misure di oggi sono necessarie per mettere Cina, Messico e Canada davanti alla loro responsabilità di non aver fermata l’ondata di farmaci velenosi negli Stati Uniti», afferma la Casa Bianca su X riferendosi al fentanyl, la droga più potente dell’eroina che ha ucciso milioni di persone negli Usa.

Fermare il fentanyl: dazi a Messico, Canada e Cina

In particolare, «una tariffa del 25% dovrà essere pagata dai produttori messicani finché il Messico non collaborerà con gli Stati Uniti nella lotta alla droga. I cartelli messicani sono i principali trafficanti di fentanyl, metanfetamine e altre droghe al mondo. Questi cartelli hanno un’alleanza con il governo del Messico e mettono a repentaglio la sicurezza nazionale e la salute pubblica degli Stati Uniti», viene rilevato dalla presidenza Usa.

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Trump poi «sta applicando una tariffa del 25% sui prodotti canadesi e una tariffa del 10% sulle risorse energetiche canadesi finché il Canada non collaborerà con gli Stati Uniti nella lotta al narcotraffico e sulla sicurezza delle frontiere. In Canada la produzione di fentanyl è in crescita e, nell’ultimo anno fiscale, al confine settentrionale ne è stata sequestrata una quantità sufficiente a uccidere 9,8 milioni di americani. Inoltre, gli attraversamenti illegali delle frontiere dal Canada hanno raggiunto nuovi massimi storici ogni anno negli ultimi quattro anni fiscali».

Tariffa del 10 percento alla «Cina finché non otterremo la piena cooperazione del governo cinese nella lotta contro il fentanyl. La Cina gioca un ruolo centrale nella crisi del fentanyl che sta distruggendo vite americane. Infatti, il Partito Comunista Cinese ha sovvenzionato le aziende chimiche cinesi per esportare il fentanyl. La Cina non solo non riesce a fermare la fonte di droghe illecite, ma aiuta attivamente questo business».

La risposta della Cina

La Cina «si oppone con fermezza» ai dazi al 10% decisi dal presidente americano Donald Trump all’import made in China e assicura l’adozione di «contromisure corrispondenti». Lo annuncia il ministero del Commercio di Pechino. Il governo parla di «pretesto» circa la questione del fentanyl.

La Cina «è uno dei Paesi più severi al mondo sulla lotta al narcotraffico, sia in termini di politica sia di attuazione», è la risposta di un portavoce del ministero degli Esteri alle accuse di Trump. «Il fentanyl è un problema per gli Usa: in spirito di umanità e buona volontà, la Cina ha dato sostegno alla risposta americana al problema».

Canada risponde con dazi agli Usa

Il Canada imporrà da martedì tariffe sulle merci Usa, come ritorsione per quelle annunciate da Donald Trump. Lo ha affermato il primo ministro Justin Trudeau. «Imporremo dazi doganali del 25% sui prodotti americani per un totale di 155 miliardi di dollari canadesi» (102 miliardi di euro), ha annunciato il capo del governo di Ottawa.

Il primo giro di tariffe colpirà beni Usa per un valore di 30 miliardi di dollari canadesi martedì, seguito da ulteriori dazi su prodotti per un valore di 125 miliardi in tre settimane. «Certamente non stiamo cercando l’escalation, ma difenderemo il Canada, i canadesi e i posti di lavoro canadesi», ha detto Trudeau. Le tariffe si applicheranno a beni di uso quotidiano come birra, vino, frutta, verdura, elettrodomestici, legname, plastica e «molto di più», ha affermato il premier canadese.

Trudeau ha quindi sottolineato che il conflitto commerciale avrà «conseguenze reali» per i canadesi ma anche per gli americani, tra cui perdita di posti di lavoro, costi più elevati per cibo e benzina, potenziali chiusure di stabilimenti di assemblaggio di automobili e accesso impedito a nichel, potassio, uranio, acciaio e alluminio canadesi.

Messico: «Accuse di Trump calunniose»

La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha denunciato come «calunniosa» l’accusa del suo omologo americano Donald Trump secondo cui il governo di Città del Messico avrebbe legami con il traffico di droga e ha annunciato l’imposizione di dazi sugli Stati Uniti come ritorsione a quelli annunciati in precedenza dal presidente Usa.
«Respingiamo categoricamente la calunnia della Casa Bianca che accusa il governo messicano di avere alleanze con organizzazioni criminali», ha scritto la Sheinbaum su X parlando di prossime «misure doganali» contro Washington.

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La presidente messicana ha accusato a sua volta i produttori di armi degli Stati Uniti di fare affare con «questi gruppi criminali» in Messico. La Sheinbaum ha sottolineato che il suo governo ha sequestrato in quattro mesi «40 tonnellate di droga, tra cui 20.000 dosi di fentanyl».
Ha sfidato quindi il governo e le agenzie ufficiali Usa a «combattere la vendita di stupefacenti nelle strade delle principali città, cosa che non stanno facendo, e il riciclaggio di denaro». La presidente del Messico ha tuttavia anche proposto a Trump di formare «una task force con i nostri migliori team di salute e sicurezza pubblica».

«Non è imponendo dazi doganali che troviamo soluzioni ai problemi, ma parlando e dialogando come abbiamo fatto in queste settimane con il suo Dipartimento di Stato per affrontare il fenomeno delle migrazioni; nel nostro caso, nel rispetto dei diritti umani», ha aggiunto la Sheinbaum.

I dazi Usa preoccupano anche l’Ue

La guerra dei dazi di Donald Trump è dunque iniziata: prima contro i vicini degli Stati Uniti e l’avversario cinese ma presto, stando alle minacce del presidente americano, potrebbe scagliarsi anche contro l’Unione europea che si dice pronta a «difendersi». Quella di Trump è una misura che «preoccupa», ammette anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che esorta l’Ue a «immaginare degli strumenti per difendere le produzioni in Europa e in Italia» che rischiano di essere «stritolate dalla concorrenza» asiatica e americana. Come, «per esempio, un uso più intelligente della tassazione ambientale che è stato un clamoroso autogol per tutta l’industria dell’automotive».



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