In Vaticano il Summit sui diritti dei bambini: sono sacri, investire di più e subito

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Rappresentanti istituzionali, leader politici e di organizzazioni umanitarie hanno condiviso nel palazzo apostolico linee programmatiche, impegni e auspici per un’azione urgente e sinergica a tutela dell’infanzia, “disumanizzata” soprattutto nei contesti di guerra. Tra le speranze sul tavolo, l’approvazione dello “ius scholae” e la conversione delle spese militari in progetti per i minori a rischio. E la FIFA promette la presenza di stelle del calcio alla prossima Giornata mondiale dei Bambini

Lorena Leonardi e Antonella Palermo – Città del Vaticano

I bambini nel mondo sono “testimoni di orrori che vengono offuscati dai nostri schermi per proteggerci: la loro realtà vissuta è ritenuta troppo violenta per essere guardata dagli adulti. Così, le vittime più giovani della guerra vengono private del loro diritto più fondamentale, il diritto all’infanzia”. È stata la regina Rania Al Abdullah di Giordania ad aprire, oggi, 3 febbraio, il primo panel al Summit mondiale sui diritti dei bambini Amiamoli e proteggiamoli, che si è svolto nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.

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Rania di Giordania: in atto una disumanizzazione dei bambini

“Se un diritto può essere deliberatamente negato, allora non è mai stato un diritto ma un privilegio riservato a pochi fortunati”, ha proseguito la donna riportando i dati di un “inquietante studio” sullo stato psicologico dei bambini di Gaza: “Il 96% ha riferito di sentire la morte come imminente, quasi la metà ha detto di voler morire. Non vogliono diventare astronauti o pompieri, come gli altri bambini, ma vorrebbero essere morti”. Oggi, ha aggiunto, “un bambino su 6 vive in un’area di conflitto”, immerso in “incubi in pieno giorno”, eppure ogni bambino ha lo stesso diritto alla nostra protezione e alle nostre cure “senza eccezioni, esclusioni e precondizioni”, “sia che abbia perso due denti davanti o che gli manchi un arto a causa delle ferite di guerra”. Ha citato Palestina, Sudan, Yemen, Myanmar e quella che ha definito la “disumanizzazione dei bambini” che “scava abissi nella nostra compassione e soffocante l’urgenza a favore dell’autocompiacimento”. 

Tajani: in arrivo in Italia trenta bambini palestinesi malati 

Di “bambini vittime innocenti dei grandi” ha parlato anche Antonio Tajani, vice premier e ministro degli Esteri del Governo italiano, annunciando che verranno portati in Italia 30 bambini palestinesi malati di tumore segnalati dal cardinale Pierbattista Pizzaballa e dal Centro Papa Giovanni XXIII. Ha poi ricordato i piccoli israeliani aggrediti e uccisi durante l’assalto di Hamas del 7 ottobre del 2023 e quelli che sono ancora in ostaggio nella Striscia di Gaza. Quindi ha fatto riferimento all’importanza di favorire la natalità e le donne lavoratrici, nonché di promuovere le vaccinazioni in Africa e contrastare il turismo sessuale in Asia. Infine, l’auspicio che il Mare nostrum diventi mare di pace, “non un cimitero di innocenti” e il rinnovo dell’impegno per l’approvazione dello ius scholae .

Mario Draghi

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Umanità, uguaglianza e giustizia

Mamadou Tangara, ministro degli esteri del Gambia, ha esaltato “le potenzialità dell’incontro: più parliamo, più ci capiamo e mettiamo l’accento sulle cose che ci uniscono maggiormente”. Sui diritti dei bambini è intervenuta anche Megawati Sukarnoputri, quinto presidente della Repubblica di Indonesia, che ha istituito un’apposita Commissione per la protezione dell’infanzia: “L’adempimento dei diritti dei bambini non è facile, è una responsabilità degli adulti che risente di crisi climatiche, disastri ecologici e digital divide, tutti fattori che incidono sull’accesso a istruzione, salute e cibo”. Sukarnoputri ha fatto cenno alla filosofia indonesiana della Pancasila: “Umanità, uguaglianza e giustizia permettono ai bambini di sognare senza limiti. Il presidente Sukarno – ha detto facendo riferimento al primo presidente del Paese del Sudest asiatico – suggeriva ai giovani: ‘Appendete i vostri sogni in alto come il cielo, se cadrete, cadrete tra le stelle”.

Segre: i bambini sono una cosa sacra 

Ha chiuso la prima discussione la senatrice a vita Liliana Segre, condividendo la propria esperienza di bambina deportata e sopravvissuta alla Shoah: “I bambini, tutti, sono una cosa sacra e non vanno toccati per nessun motivo”, ha scandito. Dopo aver accennato “ai milioni di minori sfruttati, che vivono in condizioni di estrema povertà, sotto le bombe di troppe guerre”, Segre ha raccontato come in tutta la vita ha rinunciato alla vendetta e al rancore, scegliendo la testimonianza “per ricordare di quanti violenza è capace l’umanità”. Dalla senatrice, la donna più anziana d’Europa ad avere una scorta per le continue minacce e manifestazioni di odio che subisce, l’auspicio che delle storie di dolore e ingiustizia dei bambini nel mondo si conservi “il loro significato di evento universale” senza parteggiamenti.

Liliana Segre

Liliana Segre

Draghi: includere i bambini in un orizzonte di bene

Primo relatore del secondo panel del Summit – sul diritto dei bambini alle risorse – è stato poi Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale europea, il quale ha caldeggiato la costruzione di percorsi educativi che diano “autenticità” alla partecipazione dei più piccoli e permettono di “liberarne le potenzialità, senza anticipare il loro essere adulti. Proteggere i bambini – ha detto – significa essere pronti a cambiare i nostri atteggiamenti” e “i criteri delle scelte collettive”. L’inclusione dei bambini nei processi decisionali secondo Draghi è “un compito complesso” che richiede non solo “sapienza e passione educativa” ma anche un orizzonte di “bene” come obiettivo.

Di investimento sui bambini come “investimento sul futuro” ha parlato anche Paolo Gentiloni, presidente della task force Onu sulla crisi del debito, denunciando che nel mondo 300 milioni di bimbi vivono con meno di 2,15 dollari al giorno e in Europa sfiora la povertà 1 bambino su 5. “I Paesi più esposti – ha ammonito – sono quelli dove la sostenibilità del debito è più a rischio, e impatta su 400 milioni di bambini”. Investire sui bambini non è solo un “imperativo” dettato da “amore, compassione e speranza” ma anche una “opportunità economica e sociale”. L’Unicef, ad esempio, ha riferito Gentiloni, “propone di rimettere il debito a chi destina le risorse risparmiate all’istruzione, alla salute e ai servizi sociali per l’infanzia”: queste, ha concluso, sono “proposte da prendere in considerazione per inserire i diritti dei bambini nel capitolo delle risorse e dello sviluppo sostenibile”.

Al G20 attenzione alla vulnerabilità del Sud del mondo

La parola è poi passata a Nokuzola Tolashe, ministro dello Sviluppo sociale del Sudafrica, che ha annunciato la condivisione dei contenuti della dichiarazione del Summit al prossimo vertice G20. Ha inoltre reso noto di accogliere “con favore il lancio della campagna per la riduzione del debito in 160 Paesi come parte del Giubileo 2025. La presidenza sudafricana del G20 – ha continuato – nell’ambito del tema solidarietà, uguaglianza e sostenibilità, mira a far sentire la voce delle persone più vulnerabili della società del Sud globale, la maggior parte delle quali sono bambini”. Sull’urgenza di “porre fine ai conflitti”, “investire su donne e bambini e sulle infrastrutture locali”, ha insistito Arif Husain, capo economista del World Food Program: “Ogni giorno 700 milioni di persone vanno a letto senza mangiare; 150 milioni di bambini sono troppo bassi per la loro età e 50 milioni sono malnutriti. 120 milioni di persone vengono cacciate con la forza dalle loro case: in maggioranza sono donne e bambini. Ricordiamo che la disuguaglianza di reddito equivale a disuguaglianza di opportunità”.

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Gianni Infantino

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La FIFA promette stelle del calcio alla Giornata dei Bambini 

Poggia un pallone sul grande tavolo dei relatori Gianni Infantino , presidente della FIFA, per aprire il confronto sul diritto all’istruzione, e tutti sorridono. “Lo fanno anche i bambini, ogni volta che vedono un pallone”, ha spiegato, introducendo Football for school, un programma già attuato in 123 Paesi che sfrutta il calcio come “gancio” per parlare ai bambini di temi sensibili come la violenza e la discriminazione sulle donne. Infantino, dichiarandosi a disposizione “per fare squadra e vincere la coppa del mondo del sorriso”, ha promesso la presenza di grandi calciatori alla seconda Giornata Mondiale dei bambini, in programma il 27 e 28 settembre 2026. Ha invece scandito l’esigenza di una scuola che “resiste alla colonizzazione algoritmica” il filosofo e psicoanalista Miguel Benasayag. Se, dopo la parola e la scrittura, quella “algoritmica” è la terza “rivoluzione antropologica” cui assistiamo, Benasayag si è detto preoccupato per le modificazioni cui va incontro il cervello umano a fronte dell’utilizzo della tecnologia e ha auspicato uno sforzo per stabilendo la nostra “alterità” rispetto alle macchine.

Impagliazzo: la comunità internazionale ritrovi unità

Un appello alla comunità internazionale, perché ritrovi la “tensione unita” atta a garantire a tutti l’istruzione, “diritto che cambia il mondo”, è stato lanciato da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. “Bisogna spezzare il circolo vizioso dell’analfabetismo e dell’abbandono scolastico”, ha esortato, “non solo nelle periferie del pianeta” ma pure nei Paesi avanzati, dove i giovani, più fragili e ansiosi che in passato, sono alle prese con le “passioni tristi” e “hanno bisogno di quel respiro largo che solo la memoria e gli ideali del patrimonio culturale possono dar loro: tra i banchi palpita un germe di futuro”. Il rabbino David Rosen ha inoltre ricordato l’importanza dell’istruzione nella tradizione ebraica fin dalle origini, quando le scuole garantivano l’educazione a tutti, secondo i valori cardini della legge ebraica che chiede il rispetto dell’infanzia. In particolare, è stato rimarcato un aspetto che attraversa tutta la Bibbia ebraica: l’obbligo di garantirla soprattutto all’orfano e ai poveri, opportunità di far emergere talenti che altrimenti difficilmente affiorerebbero.

La regina Rania di Giordania

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Convertire le spese militari in progetti per l’infanzia

Alla dimensione esperienziale nell’ambito del diritto al cibo e alla salute è stata dedicata la seconda parte del summit. Paradossalmente, non occuparsi delle necessità dei bambini “diventa più costoso” rispetto al fatto di averne cura, ha precisato Riccardo Paternò di Montecupo , gran cancelliere dell’Ordine di Malta, realtà umanitaria impegnata da sempre a favore dell’infanzia. Numerosi gli esempi citati: dall’ospedale della Sacra Famiglia a Betlemme, che ha superato i centomila bambini curati, alle strutture sanitarie nate in Africa e in Ucraina, all’opera unica svolta a Gaza City dove – in collaborazione con Caritas e Patriarcato latino – dall’inizio della guerra sono state distribuite dallo stato 300 tonnellate di viveri, anche freschi. In un’epoca in cui “il diritto internazionale è messo sotto i piedi da tutti – ha affermato – bisogna intensificare senza esitazioni la lotta comune per difendere questi valori a tutela dei più piccoli”. L’appello è a unirsi “implementando la cultura della vita e della famiglia”. Alle “belle anime che crescono senza casa, senza gioco” anche dall’Egitto sono arrivate eco di quanto il governo, attraverso il suo portavoce vice primo ministro per lo sviluppo umano e ministro della salute e della popolazione, Khaled Abdel Ghaffar , sta facendo soprattutto per i bambini feriti e mutilati in fuga da Gaza. “Il mondo deve agire ora”, ha scandito e sulla stessa linea si è posto il tunisino Kamel Ghribi , presidente del gruppo GKSD, che ha esortato ad andare al di là delle facili promesse. Forte di oltre 160 ospedali fondati nel mondo, che offrono cure e formazione gratuite, ha auspicato che i Paesi ricchi diminuiscano le spese militari per dirottarle negli interventi di aiuto alla crescita sana e sicura dei bambini.

I bambini invisibili

Bambini che spesso, in alcune regioni del mondo, restano invisibili. Accade per esempio in Mozambico, come ha sottolineato Noorjehan Abdul Majid , donna medico che qui coordina il progetto Dream , della Comunità di Sant’Egidio. Il 50 percento dei bimbi sotto i 5 anni non è registrato: senza una identità legale non riesce ad accedere ai servizi essenziali ed è esposto a ogni tipo di sfruttamento. “Siamo riusciti a registrare più di 5 milioni di bambini in tutta l’Africa restituendo dignità a migliaia di loro e alle loro famiglie. Tuttavia resta una grande sfida”. Da uno dei dieci Paesi più poveri al mondo, dove l’anemia arriva a colpire oltre il 60 percento dei bambini, e dove tanta strada è stata fatta per rispondere al grido di chi risultava sieropositivo alla nascita – “una strage silenziosa” -, anche lei ha puntato sullo sforzo congiunto per continuare a offrire un futuro più accettabile.

È partito poi da un ricordo personale Magnus MacFarlane-Barrow, CEO dell’organizzazione Mary’s Meals : quello che lo ha riportato all’incontro con Edward, 14 anni, in un villaggio nel Malawi accanto alla madre Emma che stava morendo per malnutrizione. “Chiesi quali ambizioni aveva per la sua vita: vorrei avere abbastanza cibo, andare a scuola un giorno, rispose. Questo ha dato vita alla Mary’s Meals”, attualmente presente in 16 Paesi con programmi di approvvigionamento di pasti per i piccoli e di istruzione. “Ci piace descriverci come servitori della speranza. In media le iscrizioni alle scuole aumentano del 25 percento dopo l’introduzione dei pasti”, ha sottolineato, ricordando anche la drammatica crisi in corso nel Tigray Situazioni evocate per muovere le istituzioni a mettere in pratica subito programmi ad hoc tenendo conto che, come ha detto Máximo Torero della FAO, i bambini portano il fardello più pesante dello sfruttamento nei luoghi di guerra.

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Gli ospiti riuniti nella Sala Clementina, in Vaticano

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Urgente una grande alleanza intergenerazionale

Con un focus sul ruolo primario della famiglia si è conclusa la mattina. Mariella Enoc, del Consiglio dei patroni degli ospedali pediatrici, ha evidenziato quella che ha definito una grande contraddizione: da un lato si parla di bambini senza famiglia, dall’altro di famiglie che non vogliono mettere al mondo bambini, condizionati da una cultura e da una politica che non fa che esaltare l’egoismo. “Il grande compito è allora educare gli adulti – ha suggerito – e fare una grande alleanza, straordinaria, intergenerazionale”. Perché il pericolo è l’individualismo e l’isolamento, come ha chiarito Hans Michael Jebsen , del Forum filantropico Cina-Italia. In tempi in cui i bambini sono costretti a crescere troppo in fretta, riscoprire i valori della pancasila , il pensiero filosofico su cui si fonda lo stato indonesiano già richiamato in apertura, può essere una via maestra, ha invitato Arsjad Rasjid, cofondatore del movimento 5P , per prevenire lo sfruttamento dei bambini così tragicamente diffuso, nelle aree di conflitto. L’ultima nota è quella che si rifà ancora alla nutrizione per tutti: l’ha proposta Federico Vecchioni, CEO della più grande società agricola in Italia, la BF, la quale sta investendo un milione e mezzo di euro in aziende dove al centro sono le popolazioni locali, perché “produrre cibo è la base per una sana infanzia”.



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