Voli di Stato, ipocrisia di Stato

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Su Di Matteo, Gratteri e Lo Voi, per il sottosegretario Mantovano le questioni di sicurezza non contano

Le scorse settimane per cercare di distogliere l’attenzione sulla gravità del caso Almasri (liberato e riportato in Libia nonostante sulla sua persona pendesse un mandato di arresto della Corte penale internazionale in quanto autore di crimini di guerra, torture, sevizie e abusi) e giustificare l’ennesimo tracotante attacco contro la magistratura, si è voluto creare il “caso Lo Voi” sui Voli di Stato. Il Tg1, e a seguire tutti i giornali filo-governativi, ha voluto dare atto dello scambio di comunicazioni tra il Procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano, sull’uso dei voli di Stato per la tratta Roma-Palermo, utilizzati in precedenza dal magistrato. E’ stata ricostruita la vicenda, con tanto di documenti, fino ad arrivare al ricorso del magistrato al Consiglio di Stato a seguito del diniego espresso da Mantovano nel gennaio 2023. Il fatto viene usato per far apparire come una mera vendetta del magistrato la decisione di trasmettere al Tribunale dei Ministri l’esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti per i reati di favoreggiamento e peculato, proprio sulla vicenda Almasri. Sullo sfondo, però, alla luce di una serie di articoli comparsi sulla stampa, vi è anche altro: l’idea di far apparire anche i magistrati ritenuti più a rischio come una sorta di casta che vorrebbe godere di privilegi sulle spalle dei cittadini, comparando i costi complessivi “del volo di Stato senza scorta e quello del volo commerciale con scorta”. Tutto viene messo nero su bianco nello scambio avuto tra Lo Voi e Mantovano, con quest’ultimo che alla fine sentenzia: “Il costo per la finanza pubblica di un volo di Stato di andata e ritorno nella tratta Roma-Palermo è di almeno 13mila euro (a seconda del velivolo utilizzato), mentre il biglietto di andata e ritorno nella stessa tratta su un volo di linea varia dai 400 ai 700 euro per passeggero, il che rende il volo di Stato sempre e notevolmente più costoso della soluzione commerciale per la finanza pubblica“. Peccato, però, che l’utilizzo dei voli di Stato per i magistrati non ha nulla a che fare con l’economia o il privilegio. Esso infatti viene concesso per motivi di sicurezza in particolare a quelle figure particolarmente esposte, oggetto di pesanti minacce e che hanno un livello di protezione particolarmente alto. A individuare le persone che possono usufruire dei voli di Stato, anno per anno, è il ministro degli Interni in carica (oggi Matteo Piantedosi). Ed è qui che si crea il cortocircuito. Perché poi a predisporre il volo di Stato è la Presidenza del Consiglio dei ministri, in particolare il sottosegretario del Consiglio dei Ministri (oggi Alfredo Mantovano). In questi anni si sono succeduti vari governi, ma solo dopo l’insediamento dell’esecutivo attuale la “questione voli di Stato” è diventata un problema. E’ Mantovano che, come è emerso in questi giorni, ha fissato ulteriori parametri, di fatto vanificando le valutazioni del grave rischio operata dal Ministro dell’Interno. Il dato allarmante, emerso fino ad oggi solo parzialmente, è che oltre a Lo Voi, dall’avvento del governo Meloni, i voli di Stato sono stati di fatto sospesi anche a magistrati come Nino Di Matteo e Nicola Gratteri. Il primo oggetto di una vera e propria condanna a morte sancita dal capo dei capi Totò Riina e da Matteo Messina Denaro. Il secondo obiettivo della ‘Ndrangheta e dei Narcos. In entrambi i casi si è parlato di progetti di morte esecutivi, con l’uso di esplosivi ed il livello di scorta era giunto al massimo, con tanto di dotazione del “bomb jammer“, il disturbatore di frequenze utilizzato per impedire ai sistemi di comunicazione radio la ricezione o la trasmissione di segnale. Anche loro, dunque, si trovano a dover viaggiare su voli di linea assieme alle scorte, nonostante tutti i Ministri degli Interni degli ultimi governi, compreso Piantedosi, abbiano sempre valutato il rischio talmente grave da prevedere che gli spostamenti sul territorio nazionale avvenissero con l’utilizzo dei voli di Stato. Come ricordato la scorsa sera a Piazza Pulita dal collega Massimo Giannini è qui che si rende evidente l’ipocrisia di Stato nel momento in cui “Di Matteo, Gratteri, i grandi magistrati che lottano contro la mafia e rischiano la vita, prendono il volo di linea, perché a loro tutto sommato non serve, ma il volo di Stato viene dato ad Almasri“. Non solo. Si ha l’impressione di un Governo “double face” che, con le carte a posto, offre distinte valutazioni sui rischi corsi dai magistrati antimafia. A colpi di cavilli e burocrazie non si garantisce la piena sicurezza negli spostamenti e nei viaggi aerei. Dobbiamo dedurre che per il Governo i magistrati in prima linea nella lotta alla mafia non corrono più rischi? Se è così lo dicano chiaramente, assumendosene la responsabilità. Almeno i cittadini sapranno a chi chiedere conto.

Foto © Imagoeconomica

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