«Vergogna». «Bugie». «Delirio». Tutti alla fiera della delegittimazione

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Roberto Gressi

L’unità tra i partiti, da destra a sinistra, è solo nei toni altissimi sul caso Almasri

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Delegittimazione. Sottrazione di autorità o di potere, anche di fatto, ovvero privazione di credibilità. Quella che sta andando in scena, in questi giorni furiosi che accompagnano la vicenda Almasri, è la fiera della delegittimazione. Dei magistrati, accusati dal centrodestra, Meloni in testa, di fare politica, di vendicarsi contro la riforma della Giustizia, quando non di un aereo Falcon negato. Del governo, tacciato di aver liberato un criminale con un trucco e di considerarsi legibus solutus. Delle opposizioni, che lamentano di essere arrogantemente private di un confronto in Parlamento. Tutti segnali di una china pericolosa, dove il frastuono copre il merito delle cose e schiaccia il Paese in un’eterna campagna elettorale.

L’apriticielo comincia con la richiesta della Corte penale internazionale di arrestare il militare libico, prosegue con la sua espulsione in Libia a bordo di un volo di Stato, quindi con la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti e infine con «l’avviso di avvenuta iscrizione» nel registro degli indagati notificato dal procuratore Francesco Lo Voi a Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano. E lo scontro prosegue, dopo l’ennesimo no dei giudici al governo e alla sua volontà di caricare i migranti sulle navi, direzione Albania. E allora via, ancora una volta, con le accuse a chi «rema contro il Paese» e le contraccuse a chi, con autocrazia e populismo, nega le ragioni del diritto.




















































Giorgia Meloni: «L’avviso ha fatto un danno alla Nazione. Se i giudici vogliono governare si candidino». Lo Voi: «Si è trattato di un atto dovuto». Meloni: «Non è un atto dovuto, ma un atto voluto». Il segretario dell’Anm, Salvatore Casciaro: «Mi preoccupano i toni violenti, i magistrati non fanno politica, sarebbe auspicabile che i politici non provassero a sostituirsi ai magistrati». Meloni: «L’unica cosa che non si può fare è che loro governano e io vado alle elezioni». Elly Schlein: «Meloni alza i toni contro i giudici per non parlare della scelta politica di riportare a casa un torturatore libico». Matteo Salvini: «Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della Giustizia, subito!». Matteo Renzi: «Gravissimo che il governo cancelli l’informativa di Piantedosi, c’entra l’Eni?». Emanuele Loperfido: «Dubbi sull’imparzialità di Lo Voi, coinvolto sull’uso personale di voli di Stato». Nicola Fratoianni parla dell’avviso in Aula tra le proteste del centrodestra e riceve minacce di morte sui social. 

Lo difende Galeazzo Bignami: «No all’odio e alla violenza». Pier Luigi Bersani: «Meloni si crea nemici fantoccio, usa smaccate bugie e rivolge l’occhio torvo alla telecamera: come Trump». Antonio Tajani: «Schlein fa propaganda, la sinistra si riprese Ocalan». Il Pd: «Ai tempi del caso Ocalan Schlein aveva 13 anni». Francesco Boccia: «Meloni venga in Parlamento invece si andare in tv». Riccardo Magi: «Dalla premier un delirio di onnipotenza». Tajani: «Giustizia ad orologeria. Non vorrei che ci fosse un attacco politico anche con il sostegno di qualcun altro, all’estero». Angelo Bonelli: «Il comportamento di Meloni una vergogna per l’Italia». Maurizio Gasparri: «Lo Voi ha danneggiato l’immagine del Paese, lasci la magistratura». Giuseppe Conte: «Il danno d’immagine è aver fatto la scelta politica di sfregiare la legalità internazionale imbarcando su un volo di Stato, a nostre spese, un criminale con accuse anche per stupri a bambini di 5 anni». Carlo Calenda: «La Corte penale internazionale ha fatto una stupidaggine, il governo ha fatto una stupidaggine la magistratura ha fatto una stupidaggine. Chiudiamola qua». E poi ancora Meloni: «Gli elettori sono con noi, non mollo», compresa la tentazione della piazza contro le toghe. La Ue che avverte: «La Cpi è imparziale, gli Stati collaborino». FdI che prepara dossier per dimostrare che la Cpi non è imparziale per niente. E ancora. E ancora.

Insomma, scontro istituzionale e battaglia politica, addirittura con lo spettro delle elezioni anticipate che torna a fare capolino. Non è un bello spettacolo, ma si continua a duellare a colpi di sondaggi, per dimostrare chi sia il più forte. Che importa poi se i sondaggi tutti sono concordi nel dire che quasi il cinquanta per cento degli elettori non sa se ha voglia di andare a votare.

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