Terna e il Lazio che chiede “troppe rinnovabili”, la Regione rimedia

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L’annuncio era stato dato a maggio 2024 ed in perfetta chiave green: la Regione Lazio e Terna avevano stipulato un protocollo d’intesa sulle energie rinnovabili. Cosa prevedeva quell’accordo tra il super gestore e la Pisana? Lo scopo era “definire le modalità operative di una collaborazione finalizzata a migliorare programmazione e localizzazione di nuove infrastrutture elettriche nel territorio”. L’equazione era ed è rimasta questa: quella della transizione energetica è ormai una realtà fattuale a cui corrisponde una precisa serie di normati Ue ribaditi proprio in queste ore anche da Ursula von der Leyen che ha dato le indicazioni programmatiche.

Lo ha fatto (anche) seguendo le indicazioni dei report stilati da Mario Draghi ed Enrico Letta. Perciò e soprattutto nel corso degli ultimi 20 mesi le aziende che avevano chiesto un allaccio a Terna in ordine a soluzioni produttive alimentate da energie rinnovabile erano aumentate in maniera esponenziale.

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Il piano di sviluppo

Ursula von der Leyen

Questo perché il Green ormai è legge e quasi non più opzione, e perché la transizione si avvale proprio di una serie di step il primo dei quali è interagire con le società che offrano le soluzioni più adeguate. Regione Lazio e Terna avevano dunque pianificato “in maniera coordinata lo sviluppo delle opere necessarie al raggiungimento degli obiettivi ambientali ed energetici indicati nel Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR).

Un dialogo dunque, non privo di necessità operative che erano state colte da Elena Palazzo, Assessore all’Ambiente, Transizione Energetica, Sostenibilità, Cambiamenti Climatici, Turismo e Sport.

Che aveva spiegato: “Con la sottoscrizione del Protocollo di intesa con Terna aggiungiamo un tassello importante per lo sviluppo equilibrato delle FER su tutto il territorio regionale. Un obiettivo al quale punto fin dal mio insediamento. Grazie alla collaborazione con Terna, che ringrazio per il costante supporto nel percorso di redazione del documento che abbiamo sottoscritto, la Regione potrà contare su un utile strumento operativo per la condivisione reciproca delle informazioni e dei dati”.

La piattaforma della Palazzo

Elena Palazzo

Il principio era stato quello della condivisione e la messa a punto di una “nuova piattaforma digitale”. Per consentire una “razionalizzazione delle reti elettriche esistenti e la corretta pianificazione regionale volta al delicato equilibrio tra la necessità di sviluppo delle FER e il giusto principio del contenimento del consumo di suolo”. Ecco, la parola chiave che oggi rischia di farsi boomerang è proprio quella: “razionalizzazione”.

Perché? Perché ce n’è un gran bisogno, a leggere i dati che Terna sta diffondendo in queste ore, dati che indicano come di richieste ne siano arrivare troppe e troppo disorganiche. E soprattutto come nel novero delle regioni con il numero più alto e frattale di richieste di allaccio ci sia proprio il Lazio.

E con esso Puglia, Sicilia, Sardegna e Basilicata. Solo per citare un esempio, non in ordine alla caoticità delle richieste ma al loro volume sul Lazio.

Il Lazio e le altre: troppe richieste

Raffaele Trequattrini

Pochi mesi fa e grazie a Roma & Pontos Consulting (RPC), società incaricata di trovare la quadra dal Consorzio Industriale guidato da Raffaele Trequattrini, la chiave delle Comunità energetiche rinnovabili aveva incluso le aree di Pontinia, Castel Romano e Cisterna di Latina. Insomma, le aziende della regione che puntavano e puntano ad un allaccio settoriale sono tante, forse troppe, spiega Terna.

Tante al punto che da sole tutte esse rappresentano un potenziale di 348 gigawatt. Il Sole 24 Ore spiega che “basti pensare che il target del Pniec nazionale è istallare circa 70 nuovi gigawatt entro il 2030; dunque la richiesta è superiore di 5 volte ai target. Ma il core del problema sarebbe un altro: “Questa quantità indistinta di richieste di allaccio alla rete di Terna – la gran parte non arriverà mai a buon fine – di fatto finisce con il saturare virtualmente la rete.

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Perciò si starebbe creando un effetto paradossale: quello per cui i progetti si maggior pregio e fattibilità pagano pegno a quelli che invece sono stati presentati “solo” sulla scorta di un mero, tempestivo ed a volte non proprio organizzato adeguamento alla transizione energetica green.

Il rischio: saturare la rete

E lo scenario a livello nazionale è serio. Lo è perché “la congestione virtuale della rete di trasmissione dell’energia elettrica rappresenta uno degli ostacoli allo sviluppo di impianti rinnovabili nel paese. Quei 348 gigawatt fanno riferimento, come potenziale di richiesta, alla fine del 2024.

Foto Tama66 / Peter H / Pixabay

Si tratta di “oltre 6 mila pratiche, di cui 152 gigawatt per impianti fotovoltaico (per 3.881 pratiche), il resto impianti eolici on e off shore”. Tante carne a cuocere che non fa bene alla qualità dell’arrosto dunque? Non solo, perché a questo punto il problema è trovare un “fuoco” che alimenti tutta quella “carne”. Ecco perché ministero per l’Ambiente, Arera e Terna “stanno lavorando di pari passo per introdurre un sistema di filtraggio, che possa valere anche per le domande già presentate”.

Lo scopo è selezionare, scremare le richieste e soprattutto seguire una sorta di “mappa” che faccia incontrare il più possibile le aziende richiedenti con la capillarizzazione della rete distributiva. Ad esempio: se pendono cinque richieste e bisognerà metterne due o tre in stand-by in quella casella di “congelamento” ci finiranno le aziende che hanno presentato progetti non contigui ai punti allaccio della rete.

La soluzione possibile: selezionare

Gilberto Pichetto Fratin (Foto: Leonardo Puccini © Imagoeconomica)

Questo perché nel progetto dovranno poi essere aggiunti i costi, gli oneri ed il timing per potare fisicamente la rete agli spot produttivi. Dove invece progetto, sede di attuazione e snodo energetico saranno in areale si potrà procedere con la valutazione di merito. Dal canto suo il ministro per l’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato “una proposta normativa per la risoluzione delle criticità legate alla congestione virtuale della rete che sarà presentata nelle prossime settimane”. In essa dovrebbero essere contenuti i parametri per i costi di allaccio ed un “giro di vite”.

Nel senso che “il pagamento non sia collegamento, come previsto ora, solo alla capacità che si punta a istallare, ma anche al periodo di tempo impiegato per arrivarci. Quindi: più tempo ci vorrà a arrivare a mettere in contatto azienda e rete e più si dovrà pagare, pena decadimento della richiesta. Anche perché allo stato dell’arte, e il Lazio è regione totem di questo mood un po’ caotico, “la richiesta di allaccio diviene meramente indicativa e può essere confermata al momento del rilascio della autorizzazione”.

Terna ed il portale “Terra”

Foto: Erik Schepers © Erikschepers.com

E Terna? Ha messo a punto un portale apposito, “Terra”, in cui “è stato fatto confluire un enorme patrimonio informativo sullo stato delle richieste di connessione (circa 6.600 tra impianti rinnovabili, sistemi di accumulo e utenti di consumo con soluzione di connessione accettata dai proponenti), e sulla localizzazione geografica di circa 40 impianti in esercizio”.

Microcredito

per le aziende

 

Ci si potrà navigare con l’utilizzo di mappe multilayer navigabili e capire, in base a tempi di sviluppo, panificazione ed info tecniche, se e quando converrà chiedere l’allaccio. Il tutto con “nuovi criteri per la pianificazione efficiente del territorio nel nuovo piano di sviluppo che sarà presentato a marzo”.

Perché il green è una sfida, ma non è più solo concettuale da tempo. E adesso è tempo di pianificare per evitare cortocircuiti.



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