«Mio fratello suicida per la truffa dei bitcoin, vi spiego come hanno fatto a imbrogliarlo». Ecco i messaggi sulle chat di Alessandro Argentini

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di
Floriana Rullo

Alessandro Argentini, 59 anni, di Chivasso, era un informatico in Naspi da un anno. Sulla sua tragica morte ora indagano i carabinieri e la Procura di Ivreaha aperto un fascicolo

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«Voglio giustizia. Nessuno deve fare la fine che ha fatto mio fratello». Antonella Argentini è ormai certa che suo fratello Alessandro sia rimasto vittima di finti broker di trading online e per quello si sia tolto la vita. Persone senza scrupolo che lo invitavano ad acquistare criptovalute senza mai rimborsargli la cifra investita. «Ho trovato le chat sul suo cellulare – racconta la donna -. Ho già denunciato tutto ai carabinieri. Per almeno quattro mesi è stato convinto di investire in Bitcoin. Non era così. Ha perso quasi 200 mila euro e ha lasciato debiti». 

L’inchiesta della Procura

Se quello di Alessandro Argentini, 59 anni, di Chivasso, informatico in Naspi da un anno, è stato un suicidio dettato dalla disperazione per aver subito una maxi-truffa ora lo dovranno provare carabinieri e Procura di Ivrea ma intanto la sorella ha portato alla luce un giro di messaggi e chat che potrebbero davvero essere d’aiuto per capire come funzionava la truffa. 




















































I primi messaggi

«I messaggi partono da ottobre – dice Antonella -. Alla vigilia di Natale Alessandro riceve all’ennesima richiesta di un bonifico da 1.200 euro per “poter chiudere un investimento a titolo di commissioni”». Il messaggio che Argentini invia in risposta dice: «Comincio ad aver bisogno di quei soldi. Sai l’assicurazione, l’auto e poi devo mangiare». L’interlocutore insiste: «Fai un bonifico da 3200 per chiudere trade». Argentini replica quasi disperato: «Non hai capito, sono al lumicino. Ho bisogno dei miei soldi?».

Il finto broker

Nelle chat di whastspp c’è anche quella con la persona che si finge il suo broker, Lorenzo: «Da oggi mi occupo io di te. Sono a tua disposizione. Parola d’ordine: Francoforte» gli scrive così da instaurare un rapporto di fiducia. E Alessandro si fida. Di nuovo. Ma presto ha bisogno di quel denaro. «Ma i miei soldi quando me li date?» chiede. «Fine settimana arriva bonifico». Ma le richieste di integrare somme su somme non si fermano. Lui versa, gli altri prendono tempo: «Il valore oggi è sceso, il cambio conviene farlo dopodomani».

Le richieste di denaro

«Ci sono i documenti della Commissione europea e della Banca d’Italia – continua Antonella -. Tutti falsi, immagino». L’ultimo, quello ricevuto pochi giorni prima della morte del 56enne dice: «Gentile signor Argentini, per procedere con lo sblocco dei fondi è necessario versare anticipatamente il 7% di 27 mila euro a titolo di tassa di ingresso. Solo a quel punto i 120 mila euro saranno sbloccati e versati sul suo conto numero “XXXXX”». E lui paga ancora: «Ma assicurati – scrive al broker – che siano l’ultimo bonifico perché sto finendo i soldi».

«Voglio giustizia»

Eppure «Alessandro era davvero convinto di fare degli investimenti – dice amareggiata la sorella-. Mi diceva che le cose sarebbero migliorate, voleva pensare al sua famiglia. Solo ora mi immagino con che ansia potesse vivere: le mensilità di affitto da pagare, un finanziamento appena aperto e forse non aveva nemmeno più i soldi per mangiare. Ora ci troviamo a pagare i suoi debiti, ma non abbiamo soldi. Per questo abbiamo aperto una raccolta fondi. Per questo, per quello che gli hanno fatto, voglio giustizia. Nessuno deve poi vivere ciò che ha passato lui e soprattutto morire perché vittima di una truffa».


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